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Cosa fare se ti tocca una medusa (anche killer): le specie che puoi incontrare in Sicilia

Dalle specie più comuni e quelle meno note e pericolose. Una piccola guida per riconoscere le meduse che potrete incontrare andando al mare quest'estate

Aurelio Sanguinetti
Esperto di scienze naturali
  • 22 giugno 2023

Presto la stagione balneare avrà inizio e saranno migliaia le persone che si dirigeranno verso le coste siciliane. Come ogni anno però ad attendere l’arrivo dei bagnanti a mare ci saranno le meduse, che minacceranno con le loro appendici urticanti le giornate di ferie di tantissimi siciliani e dei turisti non avvezzi ad affrontare queste spiacevoli creature.

Quali sono però le specie principali che è possibile incontrare nei mari che bagnano la Sicilia? Ed è vero che da alcuni anni è possibile incappare anche in delle meduse killer, vicino alla battigia delle nostre principali mete di vacanza?

Iniziando a scongiurare prima di tutto un’eventuale invasione di letali meduse aliene provenienti dall’Australia – le meduse aliene segnalate all’interno del nostro bacino provengono quasi tutte dall’Atlantico o dal Mar Rosso -.

Per rispondere a queste domande dobbiamo prima renderci conto di come il cambiamento climatico stia influenzando notevolmente il ciclo di sviluppo di questi invertebrati, che a seguito dell’aumento delle temperature e delle sostanze nutritive disciolte in mare stanno genericamente aumentando di quantità.
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Sono infatti ormai centinaia le ricerche che dimostrano come l’effetto combinato dei cambiamenti climatici abbia portato alcune specie a migrare verso nord e abbia indotto i polipi – le forme fisse sul fondale degli cnidari – a dividersi più frequentemente per produrre un maggior numero di meduse.

Le specie in ogni modo più presenti nel bacino del mediterraneo sono fortunatamente ancora oggi quelle che conosciamo meglio e che per secoli hanno affascinato diversi naturalisti ed esploratori.

La più nota è l’Aurelia aurita, una specie cosmopolita che già ai tempi degli antichi greci e romani era conosciuta come la più elegante tra le meduse, per via della perfezione della sua cupola e della struttura a forma di quadrifoglio (le gonadi) che vi è sopra impressa.

I suoi tentacoli non sono molto urticanti, rispetto altre specie che è possibile incontrare, ed è anche molto richiesta dagli acquari in quanto è tra le specie che possono sopravvivere in un grande range di temperature, dai 6 fino a 31 gradi Celsius e oltre.

In estate, di sera è possibile incontrare dei numerosi banchi di Aurelia aurita vicino la costa, poiché durante questa stagione avvengono i principali eventi di riproduzione ed è possibile per loro anche nutrirsi delle particelle di cibo che provengono dalla spiaggia.

La Pelagia noctiluca invece è tra le specie più urticanti che è possibile incontrare comunemente a mare, con il suo colore brunastro e i tentacoli mediamente lunghi.

Per quanto venga considerata una delle specie più temute dai bagnanti, insieme alle meduse del genere Chrysaora e Olindias, in verità il suo "morso" non è grave e non lascia segni permanenti sulla pelle, come sostenuto talvolta dai soccorritori della prima ora in spiaggia.

Per allievare il fastidio, basta infatti utilizzare dei prodotti specifici, come gel al cloruro di alluminio, che sono in grado di neutralizzare il dolore provocato dalle cnidocisti, che rappresentano l’arma urticante dei tentacoli delle meduse.

La pipì, indirettamente, funziona allo stesso modo, poiché contiene una quantità di ammoniaca sufficiente da rilassare le punte acuminate di queste cnidocisti, dentro la pelle della vittima, e farle scivolare via.

Ovviamente in alcuni casi i soggetti possono essere colpiti da shock anafilattico, di seguito al contatto con i tentacoli di una medusa. In questi casi conviene chiamare il 118 e usare del cortisone.

Altre meduse molto belle e poco urticanti che è possibile trovare nei nostri mari, tanto da divenire un’attrazione naturalistica, quando emergono la sera, sono le specie Rhizostoma pulmo, detta anche polmone del mare, e le specie del genere Phyllorhiza e Cassiopea.

Queste specie sono particolarmente note poiché possono raggiungere anche notevoli dimensioni, quando sono immerse nell’acqua, e perché con i loro colori blu argentei decorano il mare, facendolo sembrare un quadro in movimento.

Molto interessanti esteticamente, ma pericolosamente urticanti, sono invece le meduse Drymonema e Cothyloriza, che insieme alla Pelagia noctiluca e all’Aurelia aurita talvolta, quando non hanno ancora raggiunto notevoli dimensioni, finiscono all’interno dei retini da pesca dei bagnanti.

Proprio su questo punto vogliamo ricordare che secondo le direttive internazionali a tutela della fauna, gli scienziati sconsigliano di prelevare questi animali dal mare e di porli all’interno dei secchielli da spiaggia, con o senza acqua. Questo perché, oltre ad essere una forma di tortura nei confronti di questi esseri viventi, è controproducente.

La maggioranza di queste meduse infatti muore dopo pochi minuti in queste condizioni e se vogliamo arginare l’espansione delle specie esotiche – quelle che in breve ci fanno molto più paura, poiché portano a un numero maggiori di decessi e di shock anafilattici – dobbiamo mantenere sani le nostre popolazioni autoctone locali.

Per questo, ridursi ad eliminare fisicamente le varie Drymonema o le varie Pelagia noctiluca, in quanto urticanti, non ha senso, anche dal punto di vista della nostra salute.

Per quanto fastidio infatti possono portare con i loro tentacoli, queste specie non portano a danni gravosi all’ambiente e alla persona come altre specie che si stanno pericolosamente diffondendo nel mondo. Inoltre bisogna anche ricordare che queste meduse fanno parte della dieta di diverse specie marine.

Se noi li leviamo nei pressi della costa, perché ci danno fastidio, stiamo facendo un torto alle tartarughe marine o ad alcuni pesci, per esempio.

Rhopilema nomadica, medusa proveniente dal mar Rosso, è invece una medusa aliena che forma banchi di migliaia di esemplari e che nel complesso risulta molto urticante, dopo che ha smesso di maturare. Trovarsi in questo caso di fronte ad un muro di meduse è estremamente pericoloso.

La Velella velella e le specie del genere Porpita sono altre meduse di piccole dimensioni, che non sono urticanti e che è molto interessante osservare, mentre fluttuano vicino alla superficie delle onde.

Dobbiamo invece stare molto attenti quando andiamo ad incontrare degli organismi che ci possono riportare con la mente alle meduse, ma che risultano essere in verità solo delle loro parenti.

Tra queste abbiamo le specie appartenenti al gruppo dei sifonofori, come la caravella portoghese, nota alla scienza come Physalia physalis.

Essa si compone di una parte emersa, piena di gas, e da dei lunghi tentacoli molto più urticanti di una medusa normale, che possono superare anche i 20 metri. La caravella portoghese ha origini atlantiche ed è una specie molto pericolosa, perché il suo contatto può portare fino alla morte, per quanto sia difficile trovarla lungo la costa e il suo numero è in costante aumento.

Anche la Cubomedusa mediterranea, Carybdea marsupialis, è molto dolorosa e può portare ad ustioni molto gravi, che necessitano il trasporto in ospedale.

Ha una forma strettamente cubica, con 4 tentacoli molto lunghi, dal colore rossiccio, che sono fra le più urticanti del mondo.
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