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Demolizioni, bonifica e abbellimento, come sarà il "Parco del Fiume Oreto": tutti gli step

Il progetto per la rinaturalizzazione della foce del fiume di Palermo è stato approvato dalla giunta Orlando, 13 milioni di euro in arrivo per gli interventi: ecco cosa si farà

  • 5 agosto 2020

Il progetto del "Parco Fiume Oreto" per Palermo

"Dicono che prima di entrare in mare il fiume tremi di paura. A guardare indietro tutto il cammino che ha percorso”. Probabilmente le parole di “Il fiume e l’oceano”, di Kahil Gibran non valgono per il fiume Oreto di Palermo.

Perché se la poesia è una metafora che insegna a non aver paura del cambiamento, per quell’acqua partita da una sorgente tra Altofonte e Monreale, lo sbocco finale al mare è un gridare “finalmente”, dopo averne viste e assorbite di tutti i colori. Perché l’Oreto è un po’ la metafora di quella Palermo che, nonostante tutto, ancora non ha deciso di cambiare.

Con quello sbocco sul mare che è sempre stato osservato con sospetto dai palermitani, un po’ come una fogna a cielo aperto. Per non parlare delle tante leggende metropolitane intorno al letto di quel fiume. Il più macabro vuole che qui si scannavano abusivamente gli animali da destinare al macello della carne e si facevano definitivamente sparire le vittime mafiose di lupara bianca. Non un bel biglietto da visita.
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Una luce, però, sembra vedersi all’orizzonte. Fatta di un numero e un pacco di denaro: 13 milioni di euro. Tanti sono i soldi che saranno investiti per interventi di rinaturalizzazione della foce del fiume Oreto e della costa limitrofa. Il progetto è stato approvato dalla giunta Orlando, da realizzare con il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale 2013-2020.

In pratica sarà fatto un lavoro in più passaggi, che riguarderà il delta e l’area circostante. Anzitutto sarà liberata la foce e i suoi dintorni da quel che resta di oltre 60 anni di rifiuti. Poi ci saranno tutta una serie di interventi di abbellimento dell’area che va dal porticciolo di Sant’Erasmo allo stand Florio.

Step successivo l’eliminazione di una blocco di piccoli edifici che impediscono la vista del mare in quella zona. A completare il tutto uno studio di rigenerazione del suolo. Insomma, il ripristino della flora e della fauna. Una operazione più facile a dirsi che a farsi. Da almeno trent’anni si sente parlare di fare dell’Oreto un parco naturale. Idee che non hanno mai superato il tempo delle campagne elettorali di centrodestra e centrosinistra.

«Il progetto mi pare fantastico – dice il documentarista Igor D’India, che il fiume lo conosce bene, per averlo risalito dalla foce alla sorgente, raccontandolo nel suo “Oreto the urban adventure” – e spero che non venga bloccato dalla burocrazia. Il vero problema intorno alla foce è legato alle discariche. E io ne ho viste di legali, così come di abusive. Quel che si vede oggi è il risultato di anni e anni di incuria. Il fiume potrebbe essere un business per la città e dare lavoro a tante persone, dai biologi alle guide paesaggistiche».

Plaudono all’iniziativa anche le associazioni riunite intorno alla sigla “Salviamo l’Oreto, che in un loro post su Facebook scrivono: «Ovviamente la strada è ancora lunga e ricca di ostacoli, ma abbiamo imparato a sognare e a volte i sogni si avverano».

Insomma, indietro non si torna. E seguendo di nuovo le parole di Gibran: «Solo entrando nell’oceano la paura diminuirà,
perché solo allora il fiume saprà che non si tratta di scomparire nell’oceano ma di diventare oceano».
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