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Due bimbe e la "casa dei ricordi" in Sicilia: il sogno (realizzato) del duca di Castelmonte

Un sogno che diventa realtà anche per Clara e Giulia, le ultime arrivate di un'antica famiglia, finalmente riunita. La storia di un amore profondo per la propria terra

Jana Cardinale
Giornalista
  • 26 ottobre 2022

L'esterno delle casa dell'architetto Salvatore Oddo nel Trapanese

«Il sogno di mio nonno era quello di farci vivere tutti insieme. Di riunire la nostra grande famiglia nella sua tenuta. E così è stato. Il suo desiderio si è realizzato e oggi anche le prime nate della nuova generazione vivono e cresceranno insieme».

A dirlo è Silvia Stella, che abita una casa ricavata da una costola di un agriturismo, sorto dove prima, circa trecento anni fa, c’erano un oleificio, un grande appezzamento di terreno destinato alle coltivazioni e all’attività agricola, e uno spazio in cui si allevavano gli animali.

Una grande campagna, insomma, da cui, dopo la vendita dello stesso l’oleificio, dai granai, dalle stalle e dai magazzini, è sorto un agriturismo con annesso il ristorante che ha fatto dell’arte culinaria della Sicilia, e non solo, la sua attrattiva principale. «Lì vivevano i miei nonni – aggiunge – e oggi questa struttura è divisa in due e ha dato vita ad altrettanti appartamenti per me e mio fratello Salvatore, che siamo genitori di due bimbe, Clara e Giulia, coetanee e dirimpettaie».
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Silvia e Salvatore gestiscono l’agriturismo, che in verità viene curato storicamente dalla madre e dai suoi fratelli. Le bambine, cui le nuove abitazioni sono state intitolate – “Casa Clara” e “Casa Giulia” - sono le prima della terza generazione della nobile famiglia Curatolo.

«Mio nonno, e mio zio – aggiunge ancora Silvia – sono noti come duchi di Castelmonte». Silvia Stella racconta di essersi sposata poco tempo fa e di essere inizialmente andata a vivere altrove, ma poi il ‘richiamo’ della tradizione è stato così forte che è tornata lì, dove vivono anche gli altri suoi parenti: i cugini, gli zii e i genitori (il nonno ha avuto tre figli, e sua madre ne ha avuti altri tre).

«È la nostra dimora fissa ormai e quando ci riuniamo tutti, in contrada Cipponeri, zona di Trapani, siamo diciotto persone. E probabilmente seguiranno la nostra storia anche Clara e Giulia, come ha sempre fatto tutta la nostra famiglia e come fece mio nonno per primo, scegliendo di allontanarsi da altri possedimenti più lontani per stare lì».

Clara ha sei mesi e Giulia 2 anni, ma il progetto delle due case è nato quando Giulia era ancora in pancia, benché le abitazioni siano poi state completate assieme, da pochissimo. Ed è un progetto improntato sulla memoria e sull’abitare contemporaneo all’interno della tradizione rurale, quello portato avanti per il recupero edilizio di quell’antico oleificio, dall’architetto trapanese Salvatore Oddo, incentrando la sua attività su una filosofia di vita volta a riscoprire il legame che c’è tra passato e presente, come la famiglia ha voluto.

Da questa raffinata ‘ricerca’ sono, così, emerse, le due abitazioni che portano i bei nomi femminili legati a quest’affascinante storia familiare. Protagoniste ne sono le due cugine nate esattamente durate i lavori di ristrutturazione dell’antica casa padronale, cuore pulsante della storica azienda agrituristica che sorge nella campagna trapanese. Dall’intervento curato da Salvatore Oddo, tra il marzo del 2020 e il giugno del 2022, sono sorti per Silvia e Salvatore i due appartamenti attigui, costole dell’antica dimora dei loro nonni.

Il filo conduttore dell’intervento è stato quello di coniugare i ricordi del luogo, impressi sulle antiche maioliche smaltate a mano e sui mobili di famiglia, con il linguaggio architettonico contemporaneo e le esigenze abitative delle due giovani famiglie.

Un’antica scala in pietra locale conduce al primo piano dove, da un ingresso comune, sovrastato da un lucernario creato dove prima si ergeva un piccolo torrino-scala, si accede alle due unità. Ogni casa riflette l’indole dei due fratelli, mantenendo la matrice comune. In entrambe, di fatto, sono state recuperate le tradizionali ceramiche locali che hanno trovato una nuova collocazione strategica all’interno del disegno di pavimentazione, dialogando con il parquet (Casa Clara) e il grès (Casa Giulia).

Ciascun appartamento ha accolto al suo interno anche degli antichi cimeli di famiglia, veri e propri oggetti di antiquariato, che adesso interagiscono con nuovi “abitanti” disegnati su misura. Le due case presentano altri elementi condivisi ma differenti nella concezione: un camino, caro alla storia familiare, e una scala, che conduce agli ambienti domestici più intimi.

Alcune tracce riconoscibili del passato, invece, sono emerse durante i lavori e hanno trovato un loro posto all’interno dell’immagine attuale degli appartamenti. Clara e Giulia muoveranno, così, i primi passi sui vecchi e i nuovi pavimenti di queste due case, cresceranno e contribuiranno a rinnovare una storia di famiglia lunga trecento anni. Secondo una tradizione che si rinnova come sospinta da un grande desiderio d’amore.

Non è il primo lavoro portato avanti dall’architetto Oddo dedicato a un recupero del passato. Lo scorso anno, infatti, allo stesso modo, un baglio abbandonato, è tornato a vivere, recuperato e riorganizzato secondo l’idea di rinnovamento espressa da due giovani trapanesi che ne hanno fatto il loro rifugio. Una dimora in cui godere della pace che appena fuori dalla città si può respirare, lontana dallo stress e dalla vita frenetica lavorativa di tutti i giorni.

Un intervento attuato riflettendo su un’inversione di tendenza legata al fatto che, al contrario di un tempo, quando le persone di campagna sognavano la città, oggi chi vive in città sogna una vita in campagna in una villa o in un casale in cui rilassarsi dopo un’intensa giornata di fatica e impegno.

«È stata un’esperienza architettonica entusiasmante – dice Oddo - frutto di un intervento di ristrutturazione e rifunzionalizzazione di una porzione di baglio storico nella campagna trapanese condotto tra il 2019 e il 2020. In origine la fabbrica non presentava elementi di pregio architettonico e si distingueva dalla restante parte del complesso abitativo per assenza di decoro e per cattivo stato manutentivo.

Lo sforzo è stato quello di adattare il luogo alle esigenze contemporanee della giovane coppia, ‘instaurando un nuovo dialogo’ con il contesto paesaggistico».

Un lavoro che si inserisce nel solco della tradizione costruttiva delle residenze connesse all’agricoltura della Sicilia occidentale. Una bellissima casa, nata da una porzione di baglio storico con un vincolo paesaggistico della Soprintendenza, che era in stato di abbandono sottoforma di rudere in periferia appena fuori il centro urbano.

Magie architettoniche in Sicilia, che raccontano la ricerca della bellezza e il tema imprescindibile della sostenibilità, attraverso il legame con la tradizione e le nuove proposte abitative uniche nel loro genere, tra sperimentazioni estetiche e bisogno di un nuovo stile di vita.
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