ARTE E ARCHITETTURA

HomeNewsCulturaArte e architettura

È un testimone (monumentale) della Belle époque a Palermo: dov'è Palazzo Cirrincione

L’edificio di Ernesto Armò, tra i primi e più brillanti assistenti di Ernesto Basile, si contraddistingue dal panorama architettonico per la grande dimensione urbana

Danilo Maniscalco
Architetto, artista e attivista, storico dell'arte
  • 23 giugno 2023

Palazzo Cirrincione a Palermo

Con accesso dal civico 69 della via Villareale, Palazzo Cirrincione con la sua aura monumentale di matrice classicista assurge ad architettura notevole di riferimento per l’intero invaso della piazza Sant’Oliva sulla quale prospetta con il suo singolarissimo angolo stondato.

Opera matura di Ernesto Armò, del suo autore ne raccoglie l’eredità di indipendente progettista della fase acuta della parentesi terminale della Belle époque palermitana, in cui la dimensione floreale di chiara ascendenza basiliana si esplica attraverso gli ornati affidati al lirismo di intonaci e ferri battuti.

Realizzato attorno al 1908, l’edificio da pigione si compone di cinque piani fuori terra e di aggiuntivo piano attico lievemente arretrato rispetto al fronte dei prospetti su strada.

Interessante è il trattamento del sistema di finte bugne che governa la quasi interezza dei due fronti su strada che si rarefà in filari paralleli e alternati in cui la scansione di simil-paraste e modanature attorno alle porte-finestre aggettivate da inusuali balconi "eclettici" dichiara l’importanza compositiva del ruolo affidato alla pelle d’intonaco.
Adv
Stretto da un cornicione perimetrale lievemente aggettante e sostenuto da una teoria costante di piccole mensole squadrate, l’edificio di Armò, tra i primi e più brillanti assistenti di Ernesto Basile, si contraddistingue dal panorama architettonico circostante per la grande dimensione urbana e per la resa raffinata e pregiata dei ferri battuti di chiara adesione al lessico floreale basiliano.

Qui serpeggia tra girali e fruste, vortici e riferimenti fitomorfici di "scuola", la frizzante dimensione creativa di quel progettista che volle e seppe distaccarsi dalla lezione di Basile in forma di copia pedissequa di forme e decori, pur mantenendone intatto l’evidente e iconico filo diretto che lo legava alla storia compositiva del Maestro.

È indubbio che la figura di co-protagonista delle fortune urbane del primo ventennio del Novecento rappresentata da Armò meriterebbe maggiori attenzioni e puntuali studi scientifici, va da sé che qualunque evento espositivo tematico che ne dimentichi di ricordarne poetica e produzione, oltre a fare un torto alla memoria del progettista ne diminuirebbe il peso complessivo dell’intera operazione culturale.
Se ti è piaciuto questo articolo, continua a seguirci...
Iscriviti alla newsletter
Cliccando su "Iscriviti" confermo di aver preso visione dell'informativa sul trattamento dei dati.

GLI ARTICOLI PIÙ LETTI