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Era il luogo (cult) delle comitive a Bagheria negli anni '90: chi si ricorda "la caravella"

Pomeriggi interi trascorsi chiacchierando con i propri amici, generazioni cresciute senza le risorse tecnologiche di oggi né le pretese dei giovani del nuovo millennio

Sara Abello
Giornalista
  • 30 maggio 2023

La via Diego D'Amico a Bagheria

Baarioti nostalgici cresciuti negli anni ‘90 unitevi! È a voi che mi rivolgo oggi...chi non ricorda i mitici anni de “la caravella”?! No, non mi riferisco all’omonimo bar ancora esistente che ha dato il nome a tutta la zona, è più un richiamo alle origini della vostra gioventù e del vostro modo di impiegare il tempo tra amici.

Facciamo un passo indietro e definiamo il quando e il dove.

Quello della caravella, come ogni fenomeno, ha avuto un inizio, databile alla fine degli anni ‘70, stando a quanto mi dicono, e una fine, circa un ventennio dopo. Il massimo splendore è comunque da ricondurre alla prima parte degli anni ‘90, la fase mediana insomma.

Quello che colpiva era proprio il colpo d’occhio di centinaia di ragazzi che affollavano la via... che a pensarci verrebbe da chiedersi dove sono oggi e cosa fanno.

Ma torniamo per un momento ai tempi in cui i giovani di Bagheria riempivano la via Diego D’Amico, senza un perchè che ad oggi possa riuscire a spiegarmi, e soprattutto a spiegare a voi, essendo io all’epoca solo una bambina.
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Questo fenomeno giovanile, passatemi l’espressione, si sviluppava intensificandosi sempre più dall’incrocio con la via Alcide De Gasperi e poi giù giù fino al termine del viale, abbastanza largo per accogliere uno stuolo di ragazzi, spesso in sella ai motorini, che dal pomeriggio alla serata affollavano la zona. Nel fine settimana o in estate ancor di più.

Tutti rigorosamente sul lato sinistro della via, a destra al massimo si parcheggiava la propria moto per poi subito spostarsi sotto i portici e sul marciapiedi dell’altro lato.

Ognuna delle comitive, per un tacito patto fatto di consuetudini, aveva la propria nicchia riservata, e così volta dopo volta, ognuno prendeva il proprio posto senza che nessuno glielo “usurpasse” e si dovessero scatenare battibecchi che comunque di lì a poco si sarebbero esauriti.

La posizione del gruppo, già da piazza Garibaldi dove tutto iniziava e poi sino al fondo della via, definiva età e caratteristiche umane, diciamo così... .

Pomeriggi interi trascorsi chiacchierando con i propri amici, generazioni cresciute senza le risorse tecnologiche di oggi nè le pretese, spesso eccessive, dei giovani del nuovo millennio.

Erano gli anni ‘90, si stava insieme, si chiacchierava della scuola, dei fidanzati, della propria squadra del cuore, degli amici, della serie tv del momento (altro che streaming), dei propri sogni e delle proprie speranze.

Erano i tempi in cui si ci- tofonava a casa degli amici senza preavviso o, ancor più spesso, si sapeva che anche senza appuntamento ci si sarebbe ritrovati "al solito posto", e succedeva davvero. Anche perchè eravamo ben lontani dai gruppi whatsapp e dalla messaggistica istantanea...si usavano ancora le cabine telefoniche, tanto per rendere l’idea di quanto poco istantanea fosse la comunicazione.

C’erano un paio di bar e gelaterie lì alla caravella che, riflettendoci, non bastavano a giustificare il raduno costante.

All’epoca del resto, era sufficiente davvero poco per trascorrere i pomeriggi estivi o domenicali. Era la compagnia a far la differenza e la location non aveva grande rilievo.

La caravella dal canto suo, con questo viale ampio, in discesa, alberato e arioso, ombreggiato di pomeriggio, con i portici che consentivano riparo in caso di acquazzoni improvvisi, aveva tutte le carte per essere apprezzato e considerato un punto di riferimento per la gioventù che fu.

Poi ovviamente non è finito tutto come una bolla di sapone ma pian piano, come un popolo migratore, i gio- vani baarioti hanno iniziato a smistarsi in altre zone e località.

Dagli anni 2000 ad esempio i liceali hanno iniziato a fare ciò che qualche tempo prima sarebbe stato impensabile: emigrare verso Palermo. Non chissà quali distanze direte voi...ma dai ragazzini prima era vista come una specie di “frutto proibito” e dai relativi genitori una sorta di luogo di perdizione.

La città che si apre come una voragine e ingoia i giovani inesperti. A ripensarci oggi viene da sorridere ma era così davvero trent’anni fa.

Alla fine degli anni ‘90 quei giovani non lo erano più tanto e le generazioni successive non hanno effettivamente mai più avuto un luogo di ritrovo così di massa.

Oggi "la caravella" è ancora il quartiere ampio di un tempo, anzi si è ingrandito grazie alla costruzione di nuovi edifici, ed è reso vivo dalla scuola e dagli esercizi commerciali.

Chi negli anni ‘90 non era nato o è troppo giovane per ricordare mai potrebbe immaginare però la calca che caratterizzava tutta la zona. Più semplicemente mai potrebbe immaginare un tale numero di ragazzi, quasi totalmente bagheresi, trascorrere il tempo insieme.
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