Fanno bene all'ambiente (e al turismo): i due nuovi "Parchi del vento" in Sicilia
Tra i dolci monti e le valli aspre in Sicilia, spesso riarse dal sole, il vento non è solo un elemento del paesaggio: è energia, innovazione e occasione di rilancio. Dove sono

Tra i dolci monti delle Madonie e le valli aspre della provincia di Trapani, spesso riarse dal Sole, il vento non è solo un elemento del paesaggio: è energia, innovazione e occasione di rilancio per intere comunità. È la Sicilia dei "Parchi del Vento".
Questo è il nome di un progetto di Legambiente che interessa tutte le ragioni d’Italia, che racconta come gli impianti che producono energie rinnovabili possano integrarsi nei nostri territori e persino arricchirli, qualora i loro realizzatori rispettino l’ambiente e i vari ecosistemi che la caratterizzano.
Nel 2025, Legambiente ha selezionato due nuovi impianti eolici siciliani da inserire nella guida turistica nazionale dei Parchi del Vento. Uno si trova nel cuore della Valle del Belìce, a Partanna, una terra segnata dal terremoto del 1968 e ancora oggi in cammino verso una piena rinascita, mentre il secondo impianto si trova tra le vette delle Madonie, a Gangi (PA), uno dei borghi più belli d’Italia.
L’impianto di Partanna è composto da sei turbine da 2,4 MW ciascuna, per un totale di 14,4 MW. Ogni anno produce 40 GWh di energia pulita: abbastanza per alimentare i consumi di 10.000 famiglie del territorio, evitando l’immissione di migliaia di tonnellate di CO₂ in atmosfera. L’impianto di Gangi si sviluppa invece sul crinale del Monte Zimmara, a 1.250 metri di altitudine.
Ha 32 turbine eoliche per una potenza complessiva di 27,2 MW. Negli ultimi cinque anni ha prodotto in media 56 GWh l’anno, coprendo i consumi di circa 21.000 famiglie, che vivono tra la provincia di Messina e di Palermo, facendo risparmiare ogni anno 42.000 tonnellate di CO₂. «I parchi eolici non sono mostri, ma opportunità – spiega Katiuscia Eroe, responsabile energia di Legambiente –. Se ben progettati e integrati, possono diventare motore di sviluppo locale, creare occupazione, attrarre turismo e contribuire concretamente alla lotta contro la crisi climatica».
«In Sicilia – aggiunge Sebastiano Venneri, responsabile turismo di Legambiente – abbiamo esempi straordinari di impianti immersi in paesaggi agricoli, vicini a vigneti, uliveti e percorsi escursionistici. Un turismo lento, curioso, capace di generare nuove economie e riscoprire radici dimenticate».
La guida "Parchi del Vento" nasce proprio con questo obiettivo: raccontare una Italia diversa, che investe in rinnovabili con intelligenza, coinvolgendo comunità e territori e puntando anche a una tipologia di turismo che all’estero – soprattutto in Germania e negli Stati Uniti - va molto di moda.
Sono infatti milioni i turisti di tutto il mondo che visitano ogni anno, in totale sicurezza, le dighe e gli impianti eolici e solari sparsi per il globo. L’eolico, oggi, è una componente essenziale del mix energetico italiano. Secondo i dati aggiornati a fine agosto 2025, la potenza installata nel nostro paese ha raggiunto quota 13.356 MW, di cui 337 MW solo nel 2025.
La Sicilia, regione ventosa per eccellenza, potrebbe migliorare ulteriormente la posizione nel ranking nazionale, puntando alla realizzazione di nuovi parchi eolici in alcuni punti sicuri del suo territorio e al repowering, ovvero alla sostituzione degli impianti più vecchi con tecnologie moderne e più efficienti. Il repowering è proprio il processo su cui puntano di più gli ambientalisti di Legambiente.
Prima di puntare alla realizzazione di nuove strutture, sarebbe opportuno aggiornare quelle più vecchie, adottando anche tecnologie – oggi presenti – che permettano per esempio ai chirotteri e agli uccelli di non cadere vittime delle pale eoliche. Per la realizzazione di nuovi impianti, la legge attuale inoltre prevede un severissimo processo di valutazione di impatto ambientale che ha lo scopo proprio di evitare incidenti con gli animali e di non costruire le centrali eoliche lungo le vie migratorie dei volatili.
«Gli impianti di ultima generazione sono la dimostrazione che integrare nuovi impianti nel paesaggio è non solo possibile ma anche una sfida che può essere affrontata solo con il consenso delle comunità attraverso forme innovative e affascinanti di valorizzazione delle risorse locali» conclude Venneri, sottolineando che nuovi impianti stanno sorgendo anche in altre regioni italiane.
Fra quelli premiati quest’anno dalla guida Parchi del Vento abbiamo l’impianto realizzato nei comuni di Castelmauro e Roccavivara, nella provincia di Campobasso, il Parco eolico di Tivano, a Lavello (PZ) e di Avigliano, in Basilicata, l’impianto eolico Valleverde, nel Comune di Bovino, in provincia di Foggia, in Puglia.
Questo è il nome di un progetto di Legambiente che interessa tutte le ragioni d’Italia, che racconta come gli impianti che producono energie rinnovabili possano integrarsi nei nostri territori e persino arricchirli, qualora i loro realizzatori rispettino l’ambiente e i vari ecosistemi che la caratterizzano.
Nel 2025, Legambiente ha selezionato due nuovi impianti eolici siciliani da inserire nella guida turistica nazionale dei Parchi del Vento. Uno si trova nel cuore della Valle del Belìce, a Partanna, una terra segnata dal terremoto del 1968 e ancora oggi in cammino verso una piena rinascita, mentre il secondo impianto si trova tra le vette delle Madonie, a Gangi (PA), uno dei borghi più belli d’Italia.
L’impianto di Partanna è composto da sei turbine da 2,4 MW ciascuna, per un totale di 14,4 MW. Ogni anno produce 40 GWh di energia pulita: abbastanza per alimentare i consumi di 10.000 famiglie del territorio, evitando l’immissione di migliaia di tonnellate di CO₂ in atmosfera. L’impianto di Gangi si sviluppa invece sul crinale del Monte Zimmara, a 1.250 metri di altitudine.
Ha 32 turbine eoliche per una potenza complessiva di 27,2 MW. Negli ultimi cinque anni ha prodotto in media 56 GWh l’anno, coprendo i consumi di circa 21.000 famiglie, che vivono tra la provincia di Messina e di Palermo, facendo risparmiare ogni anno 42.000 tonnellate di CO₂. «I parchi eolici non sono mostri, ma opportunità – spiega Katiuscia Eroe, responsabile energia di Legambiente –. Se ben progettati e integrati, possono diventare motore di sviluppo locale, creare occupazione, attrarre turismo e contribuire concretamente alla lotta contro la crisi climatica».
«In Sicilia – aggiunge Sebastiano Venneri, responsabile turismo di Legambiente – abbiamo esempi straordinari di impianti immersi in paesaggi agricoli, vicini a vigneti, uliveti e percorsi escursionistici. Un turismo lento, curioso, capace di generare nuove economie e riscoprire radici dimenticate».
La guida "Parchi del Vento" nasce proprio con questo obiettivo: raccontare una Italia diversa, che investe in rinnovabili con intelligenza, coinvolgendo comunità e territori e puntando anche a una tipologia di turismo che all’estero – soprattutto in Germania e negli Stati Uniti - va molto di moda.
Sono infatti milioni i turisti di tutto il mondo che visitano ogni anno, in totale sicurezza, le dighe e gli impianti eolici e solari sparsi per il globo. L’eolico, oggi, è una componente essenziale del mix energetico italiano. Secondo i dati aggiornati a fine agosto 2025, la potenza installata nel nostro paese ha raggiunto quota 13.356 MW, di cui 337 MW solo nel 2025.
La Sicilia, regione ventosa per eccellenza, potrebbe migliorare ulteriormente la posizione nel ranking nazionale, puntando alla realizzazione di nuovi parchi eolici in alcuni punti sicuri del suo territorio e al repowering, ovvero alla sostituzione degli impianti più vecchi con tecnologie moderne e più efficienti. Il repowering è proprio il processo su cui puntano di più gli ambientalisti di Legambiente.
Prima di puntare alla realizzazione di nuove strutture, sarebbe opportuno aggiornare quelle più vecchie, adottando anche tecnologie – oggi presenti – che permettano per esempio ai chirotteri e agli uccelli di non cadere vittime delle pale eoliche. Per la realizzazione di nuovi impianti, la legge attuale inoltre prevede un severissimo processo di valutazione di impatto ambientale che ha lo scopo proprio di evitare incidenti con gli animali e di non costruire le centrali eoliche lungo le vie migratorie dei volatili.
«Gli impianti di ultima generazione sono la dimostrazione che integrare nuovi impianti nel paesaggio è non solo possibile ma anche una sfida che può essere affrontata solo con il consenso delle comunità attraverso forme innovative e affascinanti di valorizzazione delle risorse locali» conclude Venneri, sottolineando che nuovi impianti stanno sorgendo anche in altre regioni italiane.
Fra quelli premiati quest’anno dalla guida Parchi del Vento abbiamo l’impianto realizzato nei comuni di Castelmauro e Roccavivara, nella provincia di Campobasso, il Parco eolico di Tivano, a Lavello (PZ) e di Avigliano, in Basilicata, l’impianto eolico Valleverde, nel Comune di Bovino, in provincia di Foggia, in Puglia.
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