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In tv è uno dei "Maschi veri" e ama la Sicilia: Matteo Martari stregato da un'isola

Lo conosci per serie tv come "Cuori" e "Un passo dal cielo", l'attore ci racconta il suo legame con l'Isola: "Mi colpisce la capacità dei siciliani di accogliere tutti"

Federica Dolce
Avvocato e scrittrice
  • 7 agosto 2025

Matteo Martari

Volto intenso e raffinato, Matteo Martari è uno degli attori italiani più riconoscibili degli ultimi anni. Nato a Verona, ha saputo conquistare pubblico e critica grazie alla sua versatilità e a una sensibilità interpretativa che gli ha permesso di spaziare tra cinema, televisione e teatro.

Lo abbiamo visto nella serie tv "Un passo dal cielo" nel ruolo di Albert Kroess, in "Maschi veri" in onda su Netflix, nella fiction di grande successo "Cuori", in cui interpreta il ruolo del cardiochirurgo Alberto Ferraris, e anche in "I Bastardi di Pizzofalcone", nei panni del magistrato Diego Buffardi.

Con la sua capacità di restituire sfumature emotive profonde e mai scontate, Martari è diventato un volto amato e riconoscibile nel panorama italiano. Ed è proprio questa sua capacità di entrare in sintonia con i luoghi e le storie a renderlo il protagonista perfetto di un incontro con Marettimo, un’isola, nel cuore del Mediterraneo, che non si lascia spiegare ma solo ascoltare: il lembo più occidentale dell’arcipelago delle Egadi, un luogo che sfugge alle categorie, alle urgenze e persino al tempo.

Quando Matteo è arrivato qui, in occasione del Marettimo Italian Film Fest, non ha avuto bisogno di parole per capire che questo non era un semplice luogo geografico: era un’esperienza, un incontro, una rivelazione.

«Molti direbbero che è più un’esperienza che una geografia. Quello che mi ha colpito al primo impatto è stato il connubio tra mare e montagna - afferma Matteo -, il promontorio che si impone con Monte Falcone o Pizzo Campana. Sono un amante della montagna e riuscire a trovare una sorta di sezione aurea tra mare e altitudine è stato estremamente affascinante».

Lo sguardo è stato catturato subito da un equilibrio raro, quasi impossibile altrove: la montagna che incontra il mare. Per chi, come Matteo, porta nel cuore la passione per l’altitudine, scoprire in questo angolo remoto una perfezione quasi matematica tra la roccia e l’acqua, tra la vetta e la risacca, è stato come ritrovare una bellezza dimenticata.

Marettimo non si racconta, si lascia vivere. È una terra che non ti prende per mano: ti aspetta, ti sfida, ti guarda. E quando la incontri davvero, è impossibile restarne immuni.

Alla domanda che gli abbiamo posto a proposito di Marettimo e alle emozioni o immagini che può accendere in chi fa cinema o racconta storie Matteo Martari ha fermato: «La domanda che mi hai fatto è molto affascinante, ma è anche molto soggettiva. Io non posso sapere che cosa può provocare un luogo del genere. Però la realtà è che quest’isola ha una capacità incredibile di collegarti in maniera diretta con la natura. Quello che posso suggerire a chi ha una vena artistica spiccata è di venire qui a Marettimo, di testare l’isola, perché ognuno di loro avrà sicuramente un ritorno utile, e fantastico, per sé».

Matteo, che porta con sé una mente in continuo movimento, abituata a costruire, immaginare, interpretare, qui si è scoperto disarmato, quasi costretto a rallentare. E forse, proprio per questo, ha potuto sentire il battito vero dell’isola: un ritmo più lento, più profondo, più umano.

Se dovesse esistere un personaggio che ben rappresenta questo contrasto, chi sarebbe? «Mi piacerebbe rappresentare in un luogo come questo un personaggio assolutamente frenetico - dice Martari -, cioè un personaggio che in assoluto non riesce mai a stare fermo, che si deve sempre organizzare mille cose da fare. E probabilmente tutto questo fare è solo un modo per nascondere il fatto che sta perdendo tempo.

Invece, la magia che si può trovare qui è proprio il contrario: avere il tempo di avere tempo. Sarebbe un bel contrasto rispetto a quello che offre l’isola, un personaggio fuori dall’armonia del luogo, che piano piano forse impara a respirarla».

Sarebbe questo il cuore di una storia da ambientare a Marettimo: un viaggio non geografico, ma interiore. Un racconto di disarmo e rinascita, dove il vero colpo di scena non è un evento esterno, ma la scoperta di sé.

Perché questa è la forza più profonda della Sicilia, e di Marettimo in particolare: non è solo una bellezza da osservare, ma un paesaggio dell’anima, che rispecchia le sue contraddizioni, le sue fragilità, la sua irriducibile forza.

«Credo che oggi la Sicilia, e Marettimo in particolare, possa essere non solo un set naturale - continua Matteo - ma anche una voce narrativa autonoma, capace di cambiare lo sguardo con cui raccontiamo il nostro Paese. Io la Sicilia ho avuto la fortuna di girarla negli anni, e anche di innamorarmi – follemente – di più donne siciliane. Non c’è scoop - sorride l’attore - sia chiaro, ma è una fortuna che mi porto dentro. La Sicilia è un racconto a sé».

Proprio la Sicilia è protagonista di tanti racconti, è set naturale di storie che affascinano il mondo, ma troppo spesso viene guardata da fuori, come un fondale. Invece, è lei stessa una voce. Una voce narrativa autonoma, capace di cambiare lo sguardo, di suggerire altre possibilità, altri modi di essere, altri ritmi. Matteo lo ha capito osservando il cielo.

«Oggi guardavo una sorta di perturbazione dietro di noi. Era affascinante - racconta - come le nuvole scavalcassero il promontorio per poi dissolversi appena sotto la sua punta. C’è una spiegazione tecnica, certo – l’alta e la bassa pressione – ma l’effetto ottico era pura magia».

Un’immagine che vale più di mille parole per spiegare cosa sia quest’isola: un luogo dove il mistero convive con la scienza, il mito con la materia, la semplicità con l’incanto.

E poi c’è Palermo, la grande porta d’ingresso alla Sicilia, dove Matteo ha girato un film e vissuto un’altra stagione di scoperte.

Alla domanda su cosa lo ha particolarmente colpito della Sicilia o maggiormente emozionato, tanto da portarlo via con sé, Matteo risponde: «Mi piacerebbe non solo portare con me, ma anche sviluppare dentro di me, il senso di accoglienza che ho trovato qui. Al di là delle immagini, che sono incredibili, quello che mi ha colpito è questa capacità tutta siciliana di accogliere in modo sobrio, autentico, genuino. È una ricchezza rara».

Marettimo, come tutta la Sicilia, ha questo dono incredibile: ti mostra i suoi contrasti senza chiederti di giudicarli. Te li porge con grazia, come se volesse dirti che la bellezza può anche essere imperfetta, sfumata, aspra. È in questi contrasti che si cela il suo fascino più grande: la dolcezza che convive con la durezza, la lentezza che sfida l’urgenza, l’isola che insegna al continente.

Per chi ha una vena artistica, venire qui non è solo un consiglio: è una chiamata. Marettimo non ti regala ispirazione facile, ma se la cerchi con cuore aperto, te ne restituisce mille volte tanto. Perché è un luogo che non cerca di piacere a tutti, ma chi lo ama, lo ama per sempre.

Allora, questo articolo vuole essere anche un invito. Non a visitare Marettimo, ma ad ascoltarla. A lasciarsi guardare da lei, come ha fatto Matteo. A capire che avere il tempo per avere tempo non è una perdita, ma un privilegio. E che in un mondo che corre, c’è ancora un luogo che sa fermarsi, e nel farlo, ci insegna a vivere davvero.
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