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Dal tumore alla "Stoccata vincente": Alessio Vassallo ci racconta (il vero) Paolo Pizzo

Protagonista de "La stoccata vincente" in onda su Rai 1 il 24 settembre, interpreta il campione di scherma che ha sconfitto anche un tumore, ribaltando il suo destino

Gianluca Tantillo
Appassionato di etnografia e storia
  • 23 settembre 2023

Alessio Vassallo nei panni del campione di scherma Paolo Pizzo

Sono circa le 9 del mattino quando ricevo un messaggio di Alessio che mi chiede se è possibile anticipare l’intervista pattuita neanche 13 ore prima. Nessuna domanda preliminare, solamente un: “Ti va di fare un’intervista sul tuo ultimo lavoro?”, “Volentieri!”.

Rapido e preciso, come rapido e preciso è il protagonista che interpreta in “La stoccata Vincente” in onda domenica 24 settembre in prima serata su Rai1.

Alessio Vassallo lo ricordo giovanissimo nel ruolo di Tuccio, in Agrodolce che era all’incirca il 2007. Quando ne faccio accenno perfino lui rimane stupito: “Ammazza, vent’anni fa quasi…”.

Da allora acqua ne è passata sotto i ponti ed Alessio è diventato un attore di riferimento per la sicilianità, quella bella, quella dei maestri del teatro e della letteratura (vedi Camilleri e il ruolo di Mimì Augello ne Il giovane Montalbano o quello di Pippo Genuardi in La concessione del telefono), e non quella impregnata sempre e solo di mafia.
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Glielo sottolineo questo, e lui senza fare riferimenti particolari mi dice «ne ho ricevute molte di offerte del genere ma le ho sempre tenute lontane, perché non fanno parte del mio progetto narrativo».

"La stoccata vincente", che come accennato già, lo vede nel ruolo di protagonista, è liberamente ispirata all’omonimo libro (edito da Sperling & Kupfer) che racconta la storia di Paolo Pizzo, schermidore siciliano due volte campione del mondo, nella specialità della spada.

La medaglia più importante della sua vita però Paolo la vince fuori dai campi di gara, contro un nemico che non possiede protezioni né spada ma che farebbe tremare le gambe al più temerario degli spadaccini dei romanzi di Alexander Dumas.

Un maledettissimo tumore lo aggredisce al cervello che è ancora un ragazzino, ma nonostante il colpo basso, al limite del regolamento, riesce a sconfiggerlo grazie all’amore dei familiari ma soprattuto di Piero, padre e coach, nel film interpretato da Flavio Insinna.

«L’unicum di questo film - mi spiega Alessio - è che ho raccontato non un personaggio appartenente chissà a quale passato, ma un coetaneo, una presenza continua anche sul set.

È stato un lavoro di preparazione enorme: mi sono allenato per sei mesi con lui, prima delle riprese, ci ho duellato insieme mentre si stava preparando per il campionato italiano e la mattina cercavo di stargli dietro quando il suo programma di allenamento prevedeva la corsa.

È stata una simbiosi totale, la cui stranezza raggiungeva il suo culmine nel set perché nelle scene di duello in cui interpreto Paolo c’è lui stesso a farmi da controfigura».

Rapito da questa storia, che onestamente sconoscevo, chiedo come si sia sentito ad interpretare un atleta vincente. È una domanda banale e inconsciamente superficiale la mia, tuttavia inconsapevolmente necessaria perché è lì che Alessio affonda metaforicamente la spada e mi regala il vero senso de "La stoccata vincente".

«Il tema centrale non è tanto lo sport ma la caduta. Il significato della caduta, quanto sia importante mostrare le proprie cadute e condividerle. Io mi auguro che questo film possano vederlo tanti ragazzi…».

Ecco cosa viene fuori dalla conversazione con Alessio Vassallo, anche il mestiere dell’attore, come quello dell’atleta, è fatto di zone d’ombra.

Spazi e tempi, perlopiù sconosciuti al pubblico che attende solo quel match di pochi minuti, ma in cui si lavora duro per migliorarsi, per essere perfetti, per esaltare i propri difetti trasformandoli in un’arma. È in quella zona d’ombra che si gioca la partita.

Essendo pressocché coetanei, un discorso tira l’altro e va a finire inevitabilmente alla Palermo dei nostri anni. Non era uno sport per tutti la scherma, elitario e poco accessibile, non fosse che per il fatto che, cito Alessio, «un conto era mettere indosso ad un bambino un paio di scarpe ed un pallone, un altro era potersi permettere la spada e tutto quell’ambaradan lì».

Oggi per fortuna le cose sembrano essere cambiate ed -questo gli spiegava Paolo Pizzo tra una ripresa e un’altra- è più facile reperire l’attrezzatura a buon mercato o affittarla. Anche a me, appassionato proprio di quei romanzi epici, sarebbe piaciuto poterla praticare la scherma e, incuriosito, a distanza di anni gli chiedo cosa si provi ad impugnare la spada e trovarsi sul campo di gara.

«Mi ha impressionato molto vedere il mondo attraverso una grata. Quando cali giù quella maschera, ha ragione Paolo, più ti copri e più sei nudo. Sembra che ti protegga invece ti mette in contatto con te stesso, con le tue paure».

Questo e tanto altro è "La stoccata vincente", il resto potrete scoprirlo domenica 24 settembre, in prima serata, su Rai1.
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