STORIA E TRADIZIONI

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In Sicilia c'è la "cugghiuta di lu suli": gli antichi (e strani) rimedi contro i malanni

La nostra tradizione popolare è ricca di ricette e cure naturali, alcune delle quali prevedono veri e propri rituali. Dai perfumi alla spaccapietra: quali conoscete

Salvatore Di Chiara
Ragioniere e appassionato di storia
  • 21 maggio 2024

Dietro all’uso "incontrollato" di farmaci, le interpretazioni sono molteplici. La corretta lettura di alcuni dati statistici conferma o elude i pensieri di (noi) pazienti. Nel 2019 - in Italia - sono stati spesi ben 30,1 miliardi di euro per i prodotti farmaceutici.

Nel 2023 - solo quattro anni dopo, la spesa è aumentata di ben quattro miliardi. Sono semplici constatazioni da cui trarre spunti di riflessione. Anche la Sicilia ha fatto la sua parte! È sempre stato così? No! La storia insegna, trasmette e diventa lo strumento adatto per ribadire i vecchi concetti ormai dimenticati.

Sappiamo tutti quanto la nostra terra sia percepita come bellezza incontrastata, nel mezzo dei mari, del vulcano attivo più alto d’Europa, delle nove province, gli arcipelaghi, i contrasti paesaggistici, la cultura, gli aspetti culinari e… la tradizione popolare nella cura dei malesseri.

Sin dai tempi dei Greci, le divinità - in particolare il dio Apollo (fondatore della medicina) - ebbero un ruolo di spicco. Successivamente lo stesso tramandò tutto al figlio Asclepio e da quel momento scuole e templi vennero eretti. Era un connubio tra magia e mistero. Tutto da scoprire! Tra gli "strumenti principali" non potevano mancare le erbe (tranni chiddi tinti).
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Usanze e tecniche tramandate nel tempo ormai sopite. Il medico e letterato Giuseppe Pitrè scrisse addirittura un libro che divenne una “sorta” di manuale medico. In assenza del testo e dell’autore (purtroppo perito nel 1916), ci affidiamo ai sapienti ricordi della signora Dina. Una donna caparbia e di "gran veduta sicula".

Ama i proverbi, le ricette, e quindi non possono mancare le cure d’un tempo. Tra una parola e l’altra, è stata in grado di stilare il “suo” personale decalogo di ricordi fanciulleschi.

Uno dei malesseri più ricorrenti è il mal di testa. Un tempo molto lontano, bastava tagliare le patate a fette, metterle in un fazzoletto e, una volta poggiate sulla fronte, fare un nodo allo stesso (fazzoletto). Pochi minuti e il dolore svaniva.

In un periodo di grandi influenze non poteva mancare la pozione "magica". “Li perfumi” (suffumigi), il procedimento è abbastanza semplice: bollire l’acqua fino a raggiungere la giusta temperatura. Poi metterla in un contenitore e aggiungere il bicarbonato.

Coprire la parte superiore del corpo (compresa la testa) con una coperta e inspirare profondamente fino a quando si liberano le vie respiratorie, espellendo il muco. A proposito d’influenze, queste provocano spesso il mal d’orecchio. Anche in questi casi non mancavano le medicine naturali.

Un tempo breve e tutto spariva improvvisamente. Per quanto riguarda il mal di orecchio, venivano usati alcuni panni. Questi ultimi andavano riscaldati con il ferro da stiro o grazie a una braciera. Appena poggiati nell’orecchio sortivano gli effetti desiderati.

Un’azione ripetuta per alcuni minuti. Anche il mal di denti aveva la sua "soluzione magica"! Grazie all’uso di un’erba bianca (erva bianca o janca) si preparavano i decotti (soluzione liquida ottenuta per immersione in acqua bollente di sostanze vegetative). Una volta ingerita - in quantità non eccessive - alleviava il dolore.

E pi la vucca spaccata? Si riscaldava dell’olio d’oliva in un cucchiaio. Si metteva delicatamente sulle labbra e le screpolature si rimarginavano.

Il mal di stomaco era curato (ancor oggi, a dir la verità, in alcuni casi) grazie all’alloro. Andava riempita una ciotola con dell’acqua (e lo stesso alloro), delle fette di limone e un pizzico di bicarbonato, fatta bollire e appena pronta, bevuta comodamente. In pochi minuti non si avvertiva più nessun dolore.

Per i cosiddetti "dolori pesanti", come i calcoli renali, si preparavano i decotti con un’erba chiamata “spaccapietra”. Si bolliva in una pentola e presa due volte al giorno per un paio di giorni. Per non parlare delle distorsioni.

Anche esse erano curate in modo “strano”. Preso il lardo di maiale, lo stesso veniva cucinato, raffreddato e strofinato nella zona dolorante. Poche battute e i guai fisici erano un lontano ricordo. Che dire delle insolazioni?

Per gli antichi si trattava della cugghiuta di lu suli. Al calar del sole (per tre giorni) si riempiva un piatto con dell’acqua. A parte invece, in un piattino si aggiungeva dell’olio.

Una monetina veniva avvolta in una pezza e fatto un nodo. Una volta annodata, la base con la moneta si bagnava nell’olio e le punte (del nodo) venivano riscaldate su un fornello.

In attesa della comparsa della "fiamma" - mentre il piatto con l’acqua (con l’aiuto di una terza persona) veniva poggiato sulla testa della persona dolorante - si metteva la pezza con la moneta nell’acqua e coperta da un bicchiere.

Il tempo necessario dell’evaporazione (della stessa acqua) all’interno del bicchiere capovolto. Un procedimento abbastanza inusuale e controverso, ma dalle proprietà efficienti.

Oltre ai malanni fisici, ai nostri nonni sono attribuite delle usanze e "leggende" particolari. In una famiglia con almeno sette figli dello stesso sesso, tradizione voleva che il settimo/a avesse ricevuto in dono uno "spirito protettivo" e curativo. Difatti, quando gli animali avvertivano dei disturbi, bastava massaggiare lo stomaco e gli stessi si riprendevano dai disturbi accusati.

Un altro elemento "curioso" era la pelle secca delle vipere. Ne facevano uso i contadini. Spesso si trovavano nei terreni agricoli. Diventava il loro mezzo di cura per rimarginare le ferite causate dall’intenso lavoro nelle campagne. Il progresso, unito alle nuove scoperte in ambito scientifico e sanitario, ha allontanato le "procedure manuali" insieme alle vecchie consuetudini siciliane.

Rimangono le parole, quelle degli anziani, che non hanno abbandonato l’antico stile di vita. Abbiamo il dovere morale di non dimenticare le tradizioni popolari della nostra regione.
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