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In Sicilia c'è un ritrovo "superdotato": dall'arredo ai cocktail, tutto è ispirato alla mascolinità

È un locale conosciutissimo in tutto il mondo per il suo “attaccamento alla virilità e fecondità”, complice un dettagliato arredo "in stile fallico"

Marcella Ruggeri
Giornalista e conduttrice Tg
  • 16 settembre 2021

Massimo Turrisi

Si dice dai primi del Novecento che Don Peppino Turrisi, detto “U’ Carbunaru”, fosse “ben dotato” per le sue avventure affettuose - ardenti.

E non è solo una leggenda metropolitana in quel di Castelmola, un gioiello tra i borghi d’Italia e appartenente all’area jonica messinese. Gli aneddoti di quest’uomo, che sembrano più un marchio di fabbrica del siciliano che esplode nel suo sfacciato calore umano verso le donne, investono le successive generazioni fino ai nipoti di oggi.

Le sue performance “da latin lover” si insinuano nella cultura di famiglia tanto da generare il “Bar Turrisi”, un locale conosciutissimo in tutto il mondo per il suo “attaccamento alla virilità e fecondità”, complice un arredo “in stile fallico” con la forma del membro genitale maschile che è raffigurato e ritorna sempre in oggetti, sculture, quadri, saponette e rubinetterie da toilette e persino bottiglie ricordo e pasta di mandorle artigianale, realizzata dal proprio laboratorio.
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Il ritrovo, che tuttora richiama turisti da ogni parte del pianeta ed è snack bar - ristorante – pizzeria, riempiva la piazza principale di Castelmola con le file di avventori incuriositi e, in un primo tempo, scandalizzati. L’attività di ristorazione, a conduzione famigliare, che è di proprietà del 43enne Massimo Turrisi (il pronipote del Carbonaro “super macho” e figlio maggiore dell‘ex titolare Giuseppe), non è solo una “galleria d‘arte” di installazioni erotiche ma è un riferimento un po' "dandy" e un po' folcloristico, in cui si possono assaporare il suo “must” - il vino afrodisiaco alla mandorla e le pietanze tipiche della cucina siciliana, compresi i gelati e le granite.

Nel menù semplice, vario e di sostanza, una vasta gamma di piatti con ingredienti freschi per un Caffè che è aperto dalla colazione fino a tarda sera per il cocktail o il calice di vino da meditazione: tra questi, primi piatti (pennette alla siciliana, spaghetti norma, pennette al pistacchio di Bronte), bruschette ed antipasti doc, con taglieri a base di formaggi freschi e salumi e frutta di stagione. Tutto cucinato al momento, nel rispetto delle ricette tradizionali regionali.

Certamente, anche la sezione Lounge Bar punta a divertire e riportare alla mente la sfera “libidinosa”: quindi tra i drink, ci sono “Kamasutra”, “Fellatio” ed “Arrapato”. Su ordinazione, c’è la flessibilità di creare dei menù più elaborati per banchetti e ricevimenti.

Questo antico Caffè “multitasking” è composto da quattro livelli, “un posto dove Etna e mare, acqua e fuoco si possono osservare” ... Questa è la definizione che "Focus" ha fornito per censire il “Bar Turrisi”, che è inserito “tra i sette bar più particolari nel mondo”. Eppure la Sicilia degli avi di Massimo non riuscì a tollerare il clamore di quello che simboleggiava il bar, tanto che il locale incassò molte denunce fino agli anni Settanta resistendo alla chiusura.

Ecco come il “Bar Turrisi” viene ereditato da Massimo, che è anche Barman e Sommelier, perciò ideatore dei cocktail a tema. Ad inaugurarlo, precisamente nel 1947 archiviando i disastri della guerra, è il nonno paterno - il Cavaliere Salvatore Turrisi che scelse come nome “La Taverna del mandorlo fiorito”: il carattere distintivo scaturiva dal concetto del vino alla mandorla. Castelmola era un territorio ricco di mandorleti fino agli anni Settanta, con cui i possidenti vivevano dignitosamente.

La location, all’inizio, si prestò a tanti indirizzi commerciali: si modulò come un Bazar che vendeva vino alla mandorla sfuso, gazzose e souvenir. Poco dopo, il nonno, che durante il conflitto mondiale era un carabiniere austero, si sposò con Angelina Intelisano, gran donna, con la cultura dell'uncinetto. La sua impresa fu quella di “svecchiare” e, in un certo senso, scalfire e smontare determinati tabù, legati alla sessualità e al pudore dell’epoca e della società meridionale, abbellendo gli interni con le famose statue dagli attributi in bella mostra.

Questo fece sì che la richiesta dell’utenza aumentasse, i tavoli arrivarono fino alla piazza adiacente. Nel frattempo, Taormina si riprese economicamente: il che permise che i visitatori confluissero a Castelmola. Questa cittadina nacque prima di Taormina, dal momento che era la base della contraerea tedesca.

«La datazione delle opere d’arte falliche si fa risalire al Cavaliere Salvatore - narra il responsabile Massimo - che, per quanto severo nell’atteggiamento, anche lui non disdegnava la nomea della sua prestanza sessuale». Negli anni Settanta, è il padre di Massimo - Giuseppe a rimpinguare il patrimonio culturale relativo alla mascolinità per ricordare la tradizione nostrana, la sicilianità come temperamento vivace e carnale.

Giusto come curiosità: fino a tre anni fa, una delle spiagge di nudisti più ricercate in Italia era situata a “Pietre Bianche” tra Spisone e Letojanni dunque nel comprensorio taorminese. L’imprenditore Giuseppe mantenne l’attività del locale fino al 2014. Poi, subentrò Massimo che è cresciuto nell’ambito della ristorazione e con la passione per l’enologia e ha collaborato da quando era 14enne.

Tutta la raccolta d’arte è di notevole pregio anche perché identifica il Bar Turrisi: quella fotografica è del professionista Fiumara che ha il negozio di ottica a Taormina in Corso Umberto. Le statue sono state commissionate nel periodo del nonno all’artigiano di Acireale, tale Aloisi che ha lasciato l‘eredità del suo mestiere al figlio. L’insieme dell’interior design suscita un erotismo celato, senza sfociare nella volgarità.

Il locale ha avuto una ristrutturazione importante nel 2016 e si è avvalso di molti artisti tra cui Vito Giuffrida di Catania, Salvatore Sapienza anche di Catania che lavora per D&G e che si è occupato di celebrare la sicilianità focalizzandosi sull'arte dei ghirigori colorati (per esempio presenti nell’insegna del bar). Dagli anni 2000, c'è stato il boom dell’attività.

Abbiamo valutato che la famiglia Turrisi, dall’animo da commerciante e con la voglia di far emergere il territorio come un’eccellenza, possiede il 60% delle attività di Castelmola, considerando che, nel borgo, ci sono 19 negozi e 7 ristoranti. Conto a parte per le pizzerie.

Tranne il fratello maggiore di Giuseppe, Salvatore che fa l’architetto, tutti gli altri hanno intrapreso la strada del commercio. Le sorelle Amelia e Rosetta hanno negozi di souvenir che sono gestiti dalle figlie rispettivamente, Claudia e Maria, entrambi in Via Papa Pio IX.

Il fratello più piccolo di Massimo, Carlo 40 anni, ha il ristorante “Bocciola” sulla piazza Duomo dal 2008. La moglie di Massimo, Eleonora Ziello, gestisce il B&B “Casa Turrisi” a Taormina, in zona Teatro Greco, esattamente sopra il “Bambar” (in via Giovanni Di Giovanni 43).

Non c’è dubbio che il cavallo di battaglia del “Bar Turrisi” è tutto ciò che è collegato alla mandorla: dal nettare degli dei alla granita.

L’elisir "capace di far innamorare" è inconfondibile perché molto profumato e dal colore ambrato e signorile. Rappresenta una voluttà femminile, in tutte le sue qualità: dolce, vellutato, morbido e amaro. È l'incontro tra un vino bianco secco, erbe aromatiche, mandorle ed essenze agrumarie ed inganna i sensi al primo sorso.

Aromatizzarlo ha l’obiettivo di avvicinare i popoli del mondo ai sapori e alle essenze di questa nostra Isola, a cui nulla manca ma che va solo punzecchiata per farle riscattare le proprie ricchezze. Questo vino sa essere “ammiccante” (nonostante abbia avuto l’input della scoperta dai monaci, poi brevettato da don Vincenzo Blandano, proprietario del Bar “San Giorgio” che dava il benvenuto ai turisti col vino) e riassume in una miscela suadente odori, vicoli e diversità di costumi e persone, inclusi i letterati indimenticabili che hanno frequentato questa località e la Sicilia quali Lawrence, Wilde e Goethe.

La Sicilia era vista come la tappa della libertà sia essa intellettuale sia lussuriosa. Il vino alla mandorla va servito ghiacciato con una scorza di arancia o limone, che sollevano sul piedistallo l’aroma.

Le figlie di Massimo, Giulia e Martina, di 10 e 8 anni, scherzano da sempre sul fatto che prima o poi anche loro inizieranno ad aiutare in cucina o al bar.

È certo che il "Bar Turrisi", oltre ad essere un luogo di culto di cui si possono reperire cartoline e gadget in svariati Paesi, è un luogo in cui Cupido riesce a scoccare le sue frecce con la goliardia del momento. Tanto è vero che il proprietario Massimo corteggiò la sua attuale moglie come turista, cliente che, di origine campana e con la famiglia a Reggio Calabria per lavoro, non se ne andò più da Castelmola.
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