STORIA E TRADIZIONI
In Sicilia inganniamo anche la morte: la mappa delle mummie (che sfidano il tempo)
Sebbene non siano famose come quelle egiziane, le mummie siciliane rappresentano non solo una importante testimonianza del culto dei defunti. Tutti i posti dove vederle
L'opera di Calcedonio Reina "Love and death"
Sono celebri le catacombe del convento dei Cappuccini di Palermo: un cimitero che si snoda attraverso lunghe gallerie sotterranee, dove si conservano ancora oggi in ottime condizioni migliaia di corpi di palermitani (uomini, donne, bambini) morti tra il XVII e il XVIII secolo. Le mummie, in piedi o coricate, vestite di tutto punto, sono divise per sesso e categoria sociale. La mummia più antica risale al 1599: si tratta del cappuccino frate Silvestro da Gubbio. Nelle catacombe si trova anche il corpo della piccola Rosalia Lombardo, soprannominata “la bella addormentata”: morta di polmonite nel 1920 all’età di 2 anni, venne imbalsamata - per desiderio dei genitori affranti - da Alfredo Salafia, “il maestro del sonno eterno”.
Esiste anche “la bella addormentata di Catania”: si tratta di Angelina Mioccio, una bellissima ragazza morta suicida a 18 anni, nel 1911.Apparteneva a una facoltosa famiglia catanese (cattolica, ma di lontana origine ebraica). Fu promessa in sposa dal padre, contro il suo volere, a un ricco avvocato, di dieci anni più vecchio. Angelina (che si era innamorata di Alfio, un cugino che ricambiava i suoi sentimenti, ma non era certo benestante) disperata, decise di uccidersi, gettandosidalla torre del Castello di Leucatia (una elegante dimora che il padre stava facendo costruire come dono di nozze per i futuri sposi). Tuttavia, non trovò pace nemmeno dopo la morte: il suo corpo venne imbalsamato, per preservare in eterno la sua bellezza, e venne rivestito con l’abito bianco delle nozze mai celebrate. Oggi la tomba di Angelina, che si trova in una cappella del cimitero di Catania, versa purtroppo in condizioni di degrado e abbandono.
A Messina troviamo un’altra splendida fanciulla: Eustochia, al secolo Smeralda Calafato (1434-1485), figlia di un ricco mercante. Si tramanda che sin da piccola la sua bellezza non passasse inosservata, tanto che secondo alcuni studiosi avrebbe ispirato il volto della Madonna nel dipinto l’Annunziata di Antonello da Messina, suo concittadino.
Nonostante la resistenza dei familiari Eustochia a 15 anni entrò nel monastero di Basicò (all'epoca uno dei più importanti della Sicilia). Una quindicina di anni dopo fondò un nuovo monastero, denominato di Montevergine, ispirandosi alla vita semplice e alla spiritualità di Santa Chiara d’Assisi. Al momento della sua morte, avvenuta il 20 gennaio 1485, nel monastero c'erano già 50 consorelle. Soprattutto dopo la morte, ad Eustochia vennero attribuiti moltissimi miracoli. Il suo corpo è conservato incorrotto, in una teca di vetro, in posizione eretta, nel Monastero di Montevergine; ha attraversato i secoli, resistendo ai terremoti (anche a quello devastante del 1908) e alle bombe della seconda guerra mondiale (un ordigno colpì il monastero cadendo vicino ai piedi della santa, senza esplodere).
Nel 1690 l'arcivescovo di Messina fece un esame sul corpo di Eustochia: annotò che nella mano destra due dita erano distese in segno di benedizione, le braccia si sollevavano e si abbassavano, il naso venne definito bellissimo, il corpo era integro e ricoperto di pelle, pur avendo la carne disseccata al tatto. Nel 1988 Eustochia è stata proclamata santa.
A Termini Imerese (PA) nell’antica chiesa di Sant’Orsola, finemente decorata e affrescata, sono conservati ancora oggi i resti di Don Vincenzo Gaetano Impallaria, vissuto nel XVII secolo, rettore della chiesa e sacerdote caritatevole: il popolo termitano, nell’invocarlo lo chiama comunemente “Santu Baddàru”. Secondo una leggenda, durante la notte questo Santo lascia il suo loculo nella chiesa di S. Orsola e si incammina tra le strette vie del quartiere Rocchecelle nel centro storico, per dare conforto agli afflitti e per consolare i bisognosi. Percorre tanta strada, nell’oscurità e finisce per consumare le suole delle scarpe, così l’8 febbraio di ogni anno, giorno della sua nascita in cielo, c’è il tradizionale dono da parte dei devoti di un paio di scarpe nuove.
A Gangi (Pa) troviamo “la fossa dei parrini”, una cripta realizzata nei sotterranei del Duomo San Nicolò di Bari: accoglie numerosi corpi mummificati di ecclesiastici e di alcuni laici, morti tra il 1729 e il 1872, e perfettamente conservati. L’età dei religiosi è varia, dai 40 agli 80 anni. Le mummie sono collocate in apposite nicchie, sovrastate da cartigli identificativi. Di recente, dopo diversi restauri, la cripta è stata resa fruibile ai visitatori. All’ingresso un cartello recita: «Venite e o vivi a visitar la morte, pria che la morte a visitar voi, scenda fui sempre bene prevenir la sorte».
Anche a Burgio (AG) esiste una cripta ipogea, utilizzata come luogo di sepoltura per frati e per alcuni benefattori locali, sotto la chiesa del convento dei cappuccini. Il convento, dopo un periodo di abbandono, è stato oggetto di un attento intervento di recupero e durante i lavori di restauro, sono state rinvenute 49 mummie, in buono stato di conservazione, risalenti a un periodo compreso tra il XVIII e il XIX secolo. Gli abiti e i corredi funebri delle mummie sono specchio della società dell’epoca; raccontano storie di status sociale e devozione. Il restauro delle mummie è stato molto meticoloso. Questo straordinario lavoro ha trasformato la cripta in un vero e proprio museo.
Nella Cripta settecentesca dei Cappuccini di Savoca (ME) - cittadina che fu set cinematografico insieme alla vicina Forza d’Agro del film Il Padrino del 1972 - si conservano 37 corpi mummificati di personaggi di spicco locali, vissuti tra il XVIII e il XIX secolo. La mummia più antica è il notaio Pietro Salvadore (1708-1776) e quella più recente il sacerdote Don Giuseppe Trischitta- Nicòtina (1812-1876). Della mummia del Barone Altadonna (pseudonimo di Baldassarre, il suo vero cognome) si dice che ebbe molte donne: la morte lo colse ormai ottuagenario, proprio durante un atto d’amore. A testimoniare tanta virilità vi è ancora oggi il suo membro rinsecchito… .
Nonostante le mummie di Savoca abbiano suscitato durante il ’900 l'interesse di illustri esponenti del mondo della cultura, come Leonardo Sciascia, Ercole Patti, Mario Praz, nella notte fra il 7 e l’8 febbraio 1985, 15 delle 17 mummie subirono un grave atto vandalico, furono imbrattate con vernice di colore verde. Nel 2011 tutte le mummie sono state restaurate (direttore dei lavori Mario Sergio Tedesco e restauratore Ernesto Geraci); nel 2015 sono state studiate dall’antropologo Dario Piombino-Mascali (in collaborazione con il National Geographic e la Soprintendenza di Messina) e dalle indagini è emerso che le persone mummificate consumavano molte proteine e zuccheri, bevevano alcol ed erano affetti, di conseguenza, da gotta. L'uso delle scarpe a punta era la causa della deformazione dei piedi: il cosiddetto alluce valgo.
A Novara di Sicilia (ME) Dario Piombino-Mascali ha diretto anche i lavori di restauro di 6 mummie nella quattrocentesca cripta che si apre nel pavimento della chiesa madre. Dal 31 ottobre 2025 tornerà visitabile il locale ipogeo dove sono esposte le mummie di prelati vissuti nell’ottocento. Queste mummie sono state scoperte solo nel 1997, quando è stata rimossa la pavimentazione realizzata negli anni ’50 del Novecento che aveva murato l’accesso alla cripta. Sono stati riscoperti i corpi imbalsamati dei sei preti, diversi teschi, uno scheletro, e persino due gatti mummificati (per cause naturali).
A Piraino (ME) esiste il “Sepolcro dei sacerdoti”, un luogo ipogeo all’interno della chiesa madre della cittadina, dove si trovano 26 corpi disseccati di sacerdoti, morti tra i 50 e gli 80 anni, risalenti al XVI secolo. La cripta a uso sepolcrale venne realizzata dall’arciprete Antonio Scalenza nel 1771. Anche queste mummie sono state studiate da Piombino Mascali nel 2017 e le analisi hanno indicato artrosi (compatibile con l’età di alcuni soggetti) e altre patologie ossee derivate da una dieta iperproteica.
È possibile visitare la cripta dei Cappuccini a Santa Lucia del Mela (ME), dove sono conservate i resti di laici ed ecclesiastici di ogni età e ci sono molte mummie (nonché il corpo incorrotto del beato Antonio Franco) e quella di Pettineo (ME), a cui si accede da una botola sul pavimento: custodisce i corpi mummificati di 50 soggetti (religiosi e notabili), tra cui il teologo e predicatore Angelo di Annabbate. Infine segnaliamo la Chiesa S. Maria delle Grazie di Comiso (RG): qui si trovano 50 mummie (tra frati e laici) collocate in nicchie. Si tratta di soggetti morti tra il 1742 e il 1838.
Le mummie non solo raccontano storie di epoche passate, ma ci danno anche preziose informazioni sui nostri antenati: come si alimentavano, di cosa si ammalavano, quali patologie ereditavano. Integrare i dati medici con i dati storici e biografici ci aiuta a ricostruire la storia delle malattie del passato e a conoscere meglio quelle del presente.
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