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L'arte di Raffaello da Palermo ad Agrigento: il quadro (dei miracoli) lo riporta in Sicilia

La storia travagliata di un legame che esiste da secoli. Il maestro "torna" in Sicilia e si riaccende cosi l'intreccio speciale tra le sue opere e la nostra Isola. Ve lo raccontiamo

Erminia Zaffuto
Assistente all'autonomia e alla Comunicazione a scuola
  • 25 settembre 2025

"Il miracolo degli impiccati" di Raffaello Sanzio

Quello tra Raffaello Sanzio e la Sicilia è un rapporto che riacquista nuovamente linfa grazie all’arrivo, ad Agrigento, del capolavoro “Il Miracolo degli impiccati”. Se fino ad oggi infatti, il fulcro della relazione tra l’artista urbinate e la Sicilia era rappresentato principalmente dalla città di Palermo, ora emerge anche grazie alla città agrigentina.

La storia tra Raffaello e l’isola, si arricchisce quindi di particolari. Il legame tra il Sanzio e la realtà sicula infatti, iniziò con la richiesta avanzata da Jacopo Basilicò, giureconsulto palermitano che gli commissionò un’opera "andata al Calvario" attorno al 1515, conosciuta anche come "Spasimo di Sicilia".

Il dipinto commissionato per la chiesa di Santa Maria dello Spasimo a Palermo, costruita su volere dell’esperto di discipline giuridiche, aveva come obiettivo quello di rispettare le ultime volontà che la moglie aveva espresso nel suo testamento.

Ma nel tragitto per arrivare in Sicilia l’opera ha dovuto superare un terribile naufragio. Infatti durante il trasporto, verso il capoluogo siciliano la nave affondò ma fortunatamente la cassa dove si trovava il capolavoro del Sanzio rimase integra, approdando nella costa ligure.

I genovesi approfittando dell’accaduto, all’inizio avevano deciso di tenere il capolavoro per loro ma successivamente lo rispedirono a destinazione e quindi fu collocato, come richiesto dalla moglie di Basilicò presso la chiesa dello Spasimo.

L’opera pensata per il luogo siciliano è oggi conservata al Museo del Prado di Madrid.

Adesso è proprio la città di Agrigento, in occasione di Agrigento Capitale della Cultura 2025, che ristabilisce il legame tra Raffaello Sanzio e la Sicilia.

Perché è proprio ad Agrigento che Raffaello ha trovato nuovamente casa, grazie all’arrivo del suo capolavoro: “Il Miracolo degli Impiccati” che va ad arricchire la mostra Tesori d’arte dai musei nazionali italiani, attualmente in corso a Villa Aurea nel Parco Archeologico e Paesaggistico della Valle dei Templi.

La tela, proveniente dalla Galleria Nazionale delle Marche di Urbino che è stata accompagnata durante il suo viaggio da Pierluigi Nieri, direttore del Museo Nazionale di Pisa, rimarrà nella città agrigentina per 90 giorni.

Anche quest’opera, esattamente come quella realizzata per la chiesa dello Spasimo è il frutto di un evento naturale avverso; infatti se la tela destinata a Palermo ha dovuto sopravvivere ad un naufragio, la tela arrivata ad Agrigento è il risultato di un rimaneggiamento a seguito di un terremoto.

“Il Miracolo degli Impiccati” infatti è soltanto parte di una tavoletta della pala dell’Incoronazione di San Nicola da Tolentino, composta originariamente da tre tavole che dovevano rappresentare la vita di San Nicola ma che in seguito al terremoto accaduto nel 1789 è stata smembrata e divisa in varie collezioni tra Italia, Francia e Stati Uniti.

Quella che possiamo ammirare oggi ad Agrigento, è una tela che rappresenta uno dei miracoli di San Nicola da Tolentino il quale salvò dall’impiccagione, Mizulo e Vanni da Osimo, due fratelli che erano stati accusati ingiustamente.

Nella tela si vede infatti San Nicola che sorregge, facendo da appoggio ai piedi dei due fratelli, i due uomini che si trovano rispettivamente alla sua destra e alla sua sinistra.

Il colore nero del suo abito è in contrasto con i colori che caratterizzano l’intero dipinto come il bianco dell’indumento indossato dai fratelli, il verde del paesaggio che va sfumando man mano che si ci avvicina al cielo e il rosso, che diventa il colore acceso e predominante essenziale per definire le altre quattro figure che sono discostate dalla scena centrale.

Quelli che Raffaello rappresenta sono quattro lunghi giorni durante i quali il santo sorregge entrambi i fratelli fino alla loro liberazione, in un paesaggio che suggerisce calma e tranquillità in netta opposizione con la situazione che si stava verificando.

Sarà possibile ammirare per i prossimi tre mesi l’opera, che va ad arricchire una collezione prestigiosa e probabilmente oltre che noi sarebbe stata sicuramente in grado di stupire anche Ilaria Resolmini, la moglie di Basilicò, che prima fra tutte gettò le basi di quel legame particolare nato tra le opere di Raffaello Sanzio e la Sicilia.
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