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La Madonna che "assicuta" il male con la clava: una chiesa di Palermo riapre dopo 40 anni

La chiesa è stata un punto di riferimento per i poveri durante i secoli. Grazie a due opere realizzate da un artista di fama mondiale, è pronta a diventare meta di pellegrinaggio

Balarm
La redazione
  • 2 luglio 2022

Meglio tardi che mai, verrebbe da dire parlando della Chiesa della Madonna della Mazza di Palermo che riapre dopo quarant’anni di abbandono. Rinasce con la sua quadreria seicentesca recuperata, le opere del Battistello, dello Zoppo di Gangi e della scuola di Caravaggio. E con due pale d’altare d’eccezione, accolte dalle due cappelle laterali all’altare principale: "Il Martirio di padre Pino Puglisi", con la rappresentazione dell’assassino che non riesce a guardare in viso il sacerdote mentre gli sparava alle spalle, e "La Crocifissione" dedicata ai prigionieri cristiani dello Stato Islamico.

La firma delle due opere è di Adrian Ghenie, di origini rumene, uno degli artisti più quotati al mondo (il suo Pie Fight Interior 12 del 2014 è stato battuto da Christie’s Hong Kong per 9 milioni di euro, stabilendo l’ultimo record per il costo di un’opera d’arte contemporanea). Ghenie rilegge a suo modo l’iconografia sacra, ma la rende drammaticamente attuale e avvia un suo dialogo con il passato: due grandi pale d’altare, realizzate durante la pandemia nello studio berlinese dell’artista, e installate un anno fa.
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La chiesa, conosciuta anche come della Madonna del soccorso, venne realizzata tra il 1603 e il 1606, subito dopo la costruzione della cosiddetta Strada Nuova (l'attuale via Maqueda) quando vennero abbattuti numerosi edifici tra cui l’originario complesso quattrocentesco di Nostra Signora del Soccorso.

Prende il nome dalla tradizione iconografica che raffigura la Vergine del Soccorso nell’atto di impugnare una piccola clava contro il Diavolo; è da questa rappresentazione che proviene il nome di Madonna della Mazza, usato in genere dal popolo palermitano, devoto alla Vergine per l’immediato e potente messaggio dell’onnipotenza divina contro il Male. La chiesa è stata un punto di riferimento per i poveri durante i secoli.

Oltre ad essere un luogo di preghiera come deciso dalla diocesi, grazie all’intervento artistico di Ghenie la chiesa della Madonna della Mazza diventerà anche un sito di pellegrinaggio ecumenico del mondo dell’arte contemporanea internazionale.

Un progetto importante, di alta valenza sociale, vero atto di mecenatismo del Terzo Millennio, nato, cresciuto e installato per sempre a cura di Alessandra Borghese e grazie al lavoro del direttore dei Beni culturali dell’Arcidiocesi di Palermo, padre Giuseppe Bucaro.

Da questa esperienza nasce la "Fondazione Ghenie Chapels. Mecenatismo per l’arte", presieduta dalla stessa Alessandra Borghese, anima del progetto. «L’obiettivo della Fondazione, oltre a mantenere e valorizzare il patrimonio artistico delle cappelle e della chiesa, è quello di costruire bellezza attraverso l’esperienza creando e promuovendo occasioni di scambio culturale – spiega Alessandra Borghese -. L’operazione di commissione, installazione e custodia è occasione per favorire un meccanismo virtuoso di promozione dell’arte contemporanea e tutela dell’arte antica».

«La lettura contemporanea di un tema molto presente nell’iconografia sacra – interviene padre Bucaro – non solo ponte tra antico e moderno, ma anche interpretazione molto forte. Ho molto apprezzato la scelta di Adrian Ghenie di sottolineare il momento dell’omicidio di padre Puglisi con il sicario che non riesce a guardarlo in viso».

"Il Martirio di Padre Pino Puglisi" è ispirato al famoso dipinto del medioevo di Michael Pacher “Sant’ Agostino e il Diavolo”, conservato presso la Pinacoteca di Monaco di Baviera. Ghenie ripropone lo storico incontro tra il Bene e il Male in maniera facilmente comprensibile anche al vasto pubblico. La Chiesa ha sempre onorato chi dà la propria vita per la fede.

Padre Pino Puglisi è un martire della legalità dei nostri giorni. L’assassino con la pistola in mano prende le sembianze di un diavolo contemporaneo, vestito con un giubbotto “bomber” giallo, colore della gelosia e dell’invidia, che Lucifero prova verso Dio e il Bene. Padre Puglisi porta sulle spalle il bambino Gesù come un San Cristoforo contemporaneo e con una mano benedice il suo assassino: un vero Santo, anche se subisce violenza, non è capace di odiare il nemico.

Nella parte inferiore della figura del diavolo, fuoriescono delle viscere che prendono le sembianze di un serpente che cerca di avvolgere la figura del santo nelle sue spire. Sullo sfondo i palazzi del quartiere Brancaccio e la porta di casa del sacerdote siciliano.

"La Crocifissione" ha come riferimento i classici della storia dell’arte: Goya, Guido Reni, Tintoretto, Veronesi, Tiziano. Sulla croce non c’è il Cristo classico ma un contemporaneo. L’immagine che ha ispirato la composizione deriva da un reportage sulle crocifissioni che avvengono ancora oggi nei confronti dei cristiani in Siria, per Ghenie il soggetto perfetto per aggiornare un tema classico.

La chiesa è aperta alle visite dal lunedì al sabato, dalle 10 alle 18, ingresso gratuito.
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