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La prima provincia era Palermo, a seguire c'era Agrigento: la Sicilia e i suoi "fasci"

Il 12 novembre 1893 si svolse a Girgenti il Congresso provinciale del movimento. Il documento uscito da lì ha costituito la piattaforma sindacale e di lotta per tutti i fasci siciliani dell’epoca

Elio Di Bella
Docente e giornalista
  • 21 dicembre 2021

Fasci siciliani (foto dal sito Restorica)

"L'idea di unire in una vasta associazione le forze operaie nacque nella mente di Giuseppe De Felice, il quale per primo fondò a Catania nel 1891 un fascio".

Così inizia l'opera di Francesco De Luca "I fasci e la questione siciliana", opuscolo del 1894 che costituisce il testo più importante per la conoscenza del movimento dei Fasci Siciliani in provincia di Agrigento.

Nel periodo 1890-93 si sviluppò, infatti, in Sicilia un vasto movimento operaio animato da ideali politici e sociali molto vicini a quelli del socialismo, con la funzione di guidare le classi operaie, oltre che sul campo economico anche in quello politico e soprattutto per migliorare le condizioni di salariati dei lavoratori, diminuire le tasse a loro carico, portare ad otto le ore lavorative e scacciare i prepotenti dalle amministrazioni comunali.

"In Sicilia l'organizzazione del fascio di tutti i lavoratori era sentita e anche voluta come la forma propria a soddisfare da un lato l'esigenza della creazione di una associazione unitaria, di lotta economica dei lavoratori e a realizzare dall'altro, su questo fondamento, le aspirazioni alla creazione di un partito nuovo che avesse la sua base nei ceti dei lavoratori", ha scritto lo storico Salvatore Francesco Romano.
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In provincia di Agrigento i fasci avevano "per fine immediato una modestissima elevazione economica dei proletari, base a futuri miglioramenti ulteriori; come acquistando i fasci una vera personalità giuridica - poco importa se non riconosciuta ufficialmente - sarebbero divenuti, nella loro evoluzione, centri di cooperative, di sindacati operai, di camere o Borse di lavoro e di scuole e di biblioteche popolari…tendevano alla conquista dei pubblici poteri, ed uno dei loro capisaldi era la istituzione del Comune sociale, base della futura società ed avviamento alla socializzazione dei servizi pubblici", spiega Francesco De Luca nella sua opera.

La prima forma di protesta fu in genere l'occupazione delle terre e delle miniere. Nel 1892-93 sembravano pronti a tutto pur di porre fine alle angherie dei grandi latifondisti.

Già nei primi giorni di novembre del 1892 in provincia di Agrigento (che allora si chiamava Girgenti) erano stati costituiti ben 28 fasci e 15759 erano i soci, secondo l’organo dei fasci siciliani della provincia di Agrigento “La Riforma sociale”.

Lo stesso settimanale diede notizia sul numero 10, apparso il 6 novembre 1892, della fondazione del fascio di Girgenti: "S'è costituito anche tra noi un fascio di lavoratori, ove già si trovano iscritti molti dei nostri operai. Salutiamo con fiducia questo risveglio delle classi lavoratrici, augurando che i nostri operai, costituiti a fascio, riescano a far valere i loro diritti ed a sottrarsi al giogo dei milionari e dei feudatari".

In tal modo la provincia di Girgenti era seconda, dopo quella di Palermo, dove i Fasci erano 46, per numero di sedi. I leader a cui i fasci agrigentini facevano riferimento, oltre il già citato avvocato Francesco De Luca, furono all’inizio il principe Tasca di Cutò, Antonio Montemaggiore di Baucina, aristocratico socialista, e a Lorenzo Panepinto di Santo Stefano di Quisquina.

Crearono strutture di solidarietà economica e sociale, costituendo cooperative di consumo, scuole serali, mutue assicurazioni e mutuo soccorso. Lo sciopero diventò però ben presto il metodo di lotta più seguito in provincia, soprattutto nei centri minerari.

Il 24 novembre 1892 ben 400 zolfatari delle miniere di Aragona e di Comitini giunsero a piedi sino a Girgenti e una delegazione fu ricevuta dal Prefetto, a cui presentarono una richiesta di provvedimenti, necessaria a dare soluzione ai loro più gravi problemi.

I sensibili ribassi in quegli anni del prezzo degli zolfi siciliani era stato il pretesto per i proprietari delle miniere per ridurre notevolmente i salari agli operai e ad aumentare “la regola”, cioè la quantità di minerale che il minatore estraeva e trasportava e che corrispondeva ad una quota del salario giornaliero. A pari aumento della “regola” non corrispondeva un pari aumento del salario. Pertanto, occorreva trasportare ora più minerale che nel passato per ottenere avere lo stesso compenso.

Il 12 novembre 1893 si svolse a Girgenti il Congresso provinciale del movimento. Un mese prima a Grotte (piccolo centro minerario a pochi chilometri da Agrigento) si era tenuto quello regionale, durante il quale i piccoli proprietari decisero di far causa comune coi lavoratori, giacché anche loro ritenevano di essere sfruttati dai grandi proprietari. Il documento uscito dal Congresso di Grotte ha costituito la piattaforma sindacale e di lotta per tutti i fasci siciliani dell’epoca.

Per tutto il 1893 si ebbero imponenti manifestazioni pubbliche in provincia di Girgenti e spesso a capo di esse si trovavano i dirigenti dei Fasci. Scioperi vennero organizzati a Raffadali (5 gennaio 1893), Ravanusa (12 maggio), Villafranca Sicula (3 giugno), San Biagio Platani e Ribera (6 settembre), Cattolica Eraclea (22 ottobre), Caltabellotta (25 ottobre), Aragona (25 ottobre), Racalmuto (1 novembre), Comitini (19 novembre), Favara (30 dicembre). La manifestazione di Favara viene ricordata dalo scrittore Luigi Pirandello nel romanzo “I Vecchi e i Giovani”.

Fu una stagione di grande impegno politico per il movimento operaio organizzato nei fasci. Pur non dotati di mezzi, sorretti dalla convinzione di voler a tutti costi uscire al più presto dalle tremende condizioni in cui in tanti si trovavano, gli operai della provincia di Agrigento promossero molteplici iniziative. Giunsero in quei mesi nei paesi dell'agrigentino i maggiori esponenti del movimento come De Felice Giuffrida e Garibaldi Bosco.

Caduto il governo Giolitti il 24 novembre 1893, a seguito dello scandalo della Banca Romana, nuovo primo ministro divenne Francesco Crispi, che era nato a Ribera, un centro della provincia di Girgenti.

Passarono solo poche settimane e Crispi decise di intervenire con la forza contro i Fasci siciliani. Il 3 gennaio del 1894 venne decretato lo stato d'assedio e ordinato lo scioglimento dei fasci, dando pieni poteri civili e militari al generale Morra di Lavriano. Furono arrestati Giuseppe De Felice, Nicola Petrina, Giacomo Montalto, Francesco Paolo Ciralli, Rosario Garibaldi Bosco, Nicola Barbato, Bernardino Verro e tanti professionisti e studenti, sospettati di aver partecipato alle dimostrazioni o semplicemente di simpatizzare per il movimento.

Si operarono arresti di massa, e un migliaio di iscritti furono mandati al confino, senza processo. Vennero sospese molte libertà civili come la libertà individuale, l’inviolabilità del domicilio, la libertà di stampa e il diritto di riunione e di associazione.

Francesco De Luca venne arrestato e rilasciato nel 1894, dedicandosi più tardi anche a descrivere i giorni del processo e della prigionia nell’opera “Prigionie e processi. Una pagina di storia siciliana” che destò notevole impressione nell’opinione pubblica.
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