ITINERARI E LUOGHI

HomeCulturaItinerari e luoghi

La rinascita della Sicilia (che non si vede): gli antichi casali diventano centri d’arte

È una Sicilia interna, selvaggia, a tratti ruvida, abitata più dal vento che dalle persone. ​​​​​​​La mappa della rigenerazione degli spazi rurali abbandonati che rinascono

Federica Dolce
Avvocato e scrittrice
  • 8 ottobre 2025

C’è una Sicilia che non si vede dalle cartoline. Non ha il blu abbagliante del mare di Taormina né la monumentalità barocca di Noto. È una Sicilia interna, selvaggia, a tratti ruvida, abitata più dal vento che dalle persone. Ma proprio lì, dove il tempo sembrava essersi fermato e i casali abbandonati raccontavano solo storie di partenze e silenzi, oggi accade qualcosa di straordinario: una rinascita che ha il volto dell’arte, delle mani che trasformano e degli occhi che immaginano.

Parliamo della rigenerazione degli spazi rurali abbandonati, una pratica sempre più diffusa in particolare nei territori montani dei Nebrodi e delle Madonie, dove antichi poderi, case coloniche, palmenti e stalle in pietra stanno tornando a vivere sotto forma di residenze artistiche.

Non si tratta semplicemente di ristrutturazioni, ma di veri e propri atti di amore verso la terra, di riscrittura del paesaggio e delle sue funzioni culturali. Siamo di fronte ad un incredibile passaggio: dalla rovina alla creazione di nuove realtà.

Il fenomeno non è isolato. Dal borgo di San Mauro Castelverde, sospeso tra le nuvole del Parco delle Madonie, fino ai crinali fitti di boschi di Montalbano Elicona o Galati Mamertino, sui Nebrodi, si moltiplicano i progetti di recupero di casali rurali per finalità culturali. In questi spazi rinascono antichi forni a legna, si riaprono aie un tempo battute da muli e contadini, si restaurano cisterne e terrazzamenti: ma il vero motore è l’arte.

Le residenze artistiche, qui, assumono una forma speciale. Non sono semplici laboratori creativi, ma ecosistemi in cui convivono pittori, musicisti, fotografi, ceramisti, scrittori. In alcuni casi si tratta di artisti internazionali richiamati dal fascino arcano della Sicilia, in altri di giovani siciliani che decidono di invertire la rotta dell’abbandono e di investire nel proprio territorio, unendo creatività e rigenerazione.

Tante sono le Esperienze da conoscere, gli esempi di resilienza che in Sicilia danno nuova vita e speranza a residenze artistiche. Un esempio emblematico è Case Sparse – Residenze in Transito, progetto attivo tra le valli dei Nebrodi e i borghi dell’entroterra messinese. Nato dall’intuizione di un collettivo di artisti e architetti, ha trasformato antiche masserie in nodi di sperimentazione artistica.

Gli spazi non solo ospitano mostre e installazioni, ma diventano luoghi dove si coltiva il dialogo tra arte contemporanea e tradizione rurale. «Siamo partiti dalle pietre, dalla calce, dai legni caduti: tutto quello che era stato abbandonato lo abbiamo ascoltato e trasformato in linguaggio», racconta uno dei fondatori, che preferisce farsi chiamare semplicemente artigiano visionario.

Nelle Madonie, invece, il progetto “Terramatta”, nel territorio di Petralia Sottana, ha riaperto un antico casale del ‘700 trasformandolo in un laboratorio permanente di arte ceramica e tessitura naturale. Gli artisti che vi soggiornano non solo creano, ma apprendono dai saperi locali: le tecniche di tintura con le erbe, l’uso della lana autoctona, la costruzione di strumenti musicali in legno di nocciolo.

Un altro significtaivo esempio è il Teatro Pietrarosa, a Pollina (Madonie) dove ogni estate – come nel 2016 – il borgo di Pollina apre le porte al teatro internazionale, ospitando residenze drammaturgiche come quella diretta dal regista portoghese Nuno Nunes (compagnia Propositario Azul). Qui gli artisti vivono nei casali storici del centro urbano, dialogando con temi intensi, come quello dei migranti, e offrendo spettacoli al crepuscolo.

Anche InCastro Festival, a Castroreale in provincia di Messina, durante l’estate 2024, nel centro storico del paese, ha ospitato laboratori sperimentali come “Torace – Viaggio nell’ingranaggio del respiro”, un percorso site- specific che ha trasformato le stradine medievali in scenografie artistiche partecipate, grazie anche agli studenti della Woodbury University di Los Angeles.

Sempre in provincia di Messina nella Tenuta Rasocolmo, Capo Rasocolmo su un promontorio abbandonato, Francesco Reitano ha riconvertito vecchie strutture agricole in residenze per scultori. La Tenuta – inserita nel panorama del vino DOC Faro – accoglie artisti in uno spazio immerso tra vigneti e vista mare Ecco quindi che l’arte si evolve, si adatta, cambia e muta forma e diventa pratica agricola! Infatti, il cuore del fenomeno è questo: l’arte non viene imposta al territorio, ma si impasta con esso, come il pane cotto nei forni a legna.

Si fonde con i cicli stagionali, con la biodiversità, con le parole antiche dei pastori. Nascono performance collettive nei campi di grano, murales che raccontano storie dimenticate, installazioni fatte di canne, lava e cartapesta. Non è un caso che alcuni progetti abbiano scelto di seguire il modello delle comunità temporanee: piccoli gruppi di artisti vivono per settimane in luoghi isolati, condividendo quotidianità, pasti, gesti. Il recupero del casale è il punto di partenza, ma la vera opera è la vita che vi si svolge dentro.

In una realtà come quella dei Monti Nebrodi, dove i giovani spesso partono e gli anziani restano soli a custodire storie, questa nuova presenza assume un valore sociale potente. Del resto tutti ormai lo sanno: la nostra isola è una ricchezza da difendere! Quello che stupisce, forse, è proprio questo: la resilienza della Sicilia, la sua capacità di rigenerarsi a partire da ciò che sembrava perduto. I vecchi casali non sono solo rovine da conservare, ma semi dormienti.

Quando vengono abitati da artisti, da idee, da mani che ridanno vita a un muro o a un telaio, quei semi germogliano in bellezza. Questi luoghi, pur remoti, diventano centri propulsivi: attirano visitatori, rilanciano l’economia locale attraverso l’ospitalità diffusa, stimolano il recupero dei mestieri artigianali, connettendo passato e futuro.

Alcune iniziative sono sostenute da fondi europei per lo sviluppo rurale, altre da reti informali di cittadini, altre ancora da artisti che scelgono l’autofinanziamento e la semplicità del fare. Ma c’è un messaggio trasversale, forte e chiaro: la campagna siciliana è un patrimonio vivo, non un paesaggio da cartolina. Ha bisogno di occhi che sappiano vederne il potenziale e mani che la trattino con rispetto e immaginazione.

Si apre così un nuovo capitolo, una nuova narrazione della nostra preziosa terra, da tramandare e da valorizzare, conservandone tutta la sua autenticità ma principalmente la sua infinità preziosità.

Così, mentre molti parlano di desertificazione demografica, di borghi che si spopolano, di Sicilia “che muore”, qui, tra questi casali re-inventati, si assiste a un’altra storia: quella della Sicilia che si reinventa, che riparte dai margini, che trasforma l’abbandono in occasione, la pietra in poesia. In un casale sui Nebrodi, una volta abbandonato e ora rifugio per pittori, c’è una frase incisa sul legno di una porta: “Là dove nessuno guarda, nasce l’arte più vera”.

E forse è proprio così. Perché in questi silenzi rurali, tra rovi infestanti, querce secolari e volpi curiose, la Sicilia torna a dirci chi è davvero: una terra di resistenza, di bellezza, di rinascita.
Ti è piaciuto questo articolo?
Seguici anche sui social
Iscriviti alla newsletter
Cliccando su "Iscriviti" confermo di aver preso visione dell'informativa sul trattamento dei dati.

GLI ARTICOLI PIÚ LETTI