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La Sicilia alla prova di "maturità": cellulari e dialetto a scuola, tante novità a settembre

Al via gli esami, l'assessore regionale all'Istruzione Turano scommette sui giovani: "Le loro scelte al passo coi tempi". Il punto sui cambiamenti del prossimo anno

Luca La Mantia
Giornalista professionista
  • 18 giugno 2025

Scienza e arte. Per farla breve si potrebbe dire che sono queste le forze motrici che in Sicilia trainano le passioni e le aspirazioni dei giovani.

È certamente una banale semplificazione, ma i numeri dicono che gli studi scientifici e quelli artistici nell'Isola sono i protagonisti degli esami di maturità, che iniziano oggi, 18 giugno con la prima prova scritta.

Nulla accade per caso, no? «Credo che sia il riflesso dei tempi che stiamo vivendo - commenta l’assessore regionale all’Istruzione e alla Formazione professionale Mimmo Turano -. Nell’era dell’intelligenza artificiale, dell’iperconnessione e della continua evoluzione digitale, le scelte degli studenti sembrano sempre più orientate verso percorsi scientifici».

A guidare la classifica dei licei per numero di maturandi è infatti lo Scientifico con 6.367 candidati, ben oltre i 3.929 del Classico. «I cosiddetti nativi digitali, nati e cresciuti in un mondo tecnologico - commenta l'assessore -, percepiscono lo studio delle discipline scientifiche non solo come una solida base culturale, ma anche come una chiave d’accesso privilegiata per il mondo universitario e, successivamente, per il mercato del lavoro».

Un chiaro segno di maturità, è il caso di dirlo. «La transizione digitale - dice Turano - comporterà inevitabilmente la scomparsa di alcune professioni e la nascita di nuove. È un processo già visto in passato in ogni rivoluzione culturale. I ragazzi e le ragazze di oggi sembrano averne piena consapevolezza e scelgono di formarsi in ambiti ritenuti strategici e in continua evoluzione».

E l'arte dove la mettiamo? Secondo l'assessore «la crescita degli studi artistici rappresenta una risposta, quasi naturale, a questo sviluppo ipertecnologico».

E chiarisce: «Da un lato è il segno di un bisogno di espressione, creatività e identità culturale; dall’altro, è un riconoscimento del valore economico e sociale che il patrimonio artistico italiano rappresenta. E poi, guardando ad altri indirizzi abbiamo una tradizione di studi classici ed umanistici di non poco conto, che va preservata e continuata».

L'ultima versione dei "vecchi" esami di maturità, prima della riforma annunciata dal ministro Giuseppe Valditara, mette alla prova 44.420 giovani siciliani. Il prossimo anno sulle modalità delle prove qualcosa cambierà. Una riforma che Mimmo Turano condivide.

«Al ministro Valditara va il merito di aver acceso i riflettori sul ruolo educativo e sociale della scuola. Mi spiego meglio: la scuola forma i cittadini di domani, quindi riportare il focus sulla maturità dei ragazzi con un approccio se vogliamo ‘olistico’ e non solo nozionistico è fondamentale».

Le modifiche riguarderanno soprattutto la prova orale, che da semplice interrogazione diventerà “prova multidisciplinare". «La scuola ha il compito di preparare uomini e donne alla vita e quindi valutare il livello di crescita personale dei ragazzi non può che stimolarne lo sviluppo. Ma soprattutto ha il compito di formare cittadini consapevoli e un esame di maturità dovrebbe tenerne conto».

Alla riforma degli esami di maturità, la Sicilia aggiungerà un ulteriore processo di rinnovamento della scuola. «Certamente - commenta Turano - continueremo ad investire in programmi di educazione alla legalità, di contrasto al bullismo e alle dipendenze, oltre alla violenza di genere, promuovendo percorsi di educazione alle differenze, in linea con le iniziative avviate negli ultimi due anni».

Ma la Regione punterà molto anche sull’educazione finanziaria, rivolgendo un focus particolare sulle donne. L'assessore chiarisce subito: «Molto spesso le donne vittime di violenza domestica restano intrappolate in contesti familiari tossici perché non sono autonome sul piano economico».

Portare questi temi nelle scuole, secondo Turano «può contribuire a sviluppare nei ragazzi e nelle ragazze una maggiore consapevolezza».

Altra piaga da combattere è la dispersione scolastica che vede la Sicilia al 17,1%, secondo un'analisi del Centro Studi della Fondazione Art. 49, battuta solo dalla Sardegna.

«Due giorni fa - spiega l'assessore - abbiamo pubblicato l’avviso 26 per i corsi triennali per l’assolvimento dell’obbligo scolastico, che stanzia 94,5 milioni del Fondo sociale europeo Plus per 300 corsi IeFP».

Di che si tratta? «I corsi attivati nell’Isola dagli enti di formazione accreditati dalla Regione sono destinati ai giovani dai 14 anni in su, che vogliono seguire un percorso alternativo alla scuola superiore, e consentono ai ragazzi di assolvere l'obbligo formativo e di acquisire competenze spendibili nel mercato del lavoro», spiega Turano.

E aggiunge: «I corsi del primo anno avranno inizio il 15 settembre, in coincidenza con l’apertura dell’anno scolastico. L’assessorato è impegnato costantemente con azioni trasversali a contrastare la povertà educativa e la dispersione scolastica».

Tra le novità del prossimo anno scolastico, ci sarà anche lo stop all'uso dei cellulari in classe anche nelle scuole superiori. «Condivido la decisione coraggiosa del ministro Valditara - commenta Turano -. Non si tratta di una misura repressiva, come qualcuno sostiene, ma di una scelta di buon senso a tutela della qualità dell’attività didattica».

E cita diversi studi dell’Ocse e dell’Oms che mettono in evidenza «gli effetti negativi di smartphone e social network sul rendimento scolastico, sull’attenzione, sulla dipendenza e sulle relazioni sociali. Alla luce di queste evidenze, trovo che il provvedimento sia non solo ragionevole, ma anche opportuno e responsabile».

Meno distrazioni in classe, dunque? «La scuola deve tornare a essere il luogo in cui si insegna il valore della presenza, della concentrazione e della vita reale. Educare i giovani a vivere nel mondo reale, e non solo in quello virtuale è, a mio avviso, una priorità da recuperare con urgenza».

Ecco, mondo reale. Ma se la scommessa è tenere la scuola al passo coi tempi, puntare sul rinnovamento, sull'evoluzione digitale, perché insistere sullo studio del dialetto siciliano nelle scuole, iniziativa di cui Mimmo Turano è grande sostenitore?

«Su questo mi preme una precisazione: intanto non si tratta di uno studio paragonabile a quello delle lingue straniere, come l’inglese, lo spagnolo, il tedesco o il francese. Però va detto che la scuola è il luogo dove le radici incontrano il futuro. E investire nella conoscenza del patrimonio culturale e della storia della Sicilia significa dare ai nostri giovani gli strumenti per riscoprire e trasmettere un’identità forte e viva».

«Anche il dialetto fa parte della nostra cultura, con le sue sfumature ed espressioni intraducibili in lingua italiana, se non altro non renderebbero l’idea. Indubbiamente il siciliano è testimone di una storia millenaria e custode di un patrimonio culturale unico, che merita di essere conosciuto e valorizzato, soprattutto tra le nuove generazioni perché si perderebbe».

«Come assessorato regionale all’Istruzione, abbiamo voluto dare un segnale concreto, nel solco della legge regionale del 2011, nata proprio per tutelare e diffondere il nostro patrimonio linguistico, per progetti didattici che ne promuovano lo studio attraverso la storia, la letteratura e la cultura dell’Isola affinché non venga dimenticato».
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