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La vita di "Iddu" in Sicilia: i retroscena (pure sul titolo) del primo film su Messina Denaro

C'è grande attesa per il film sul boss mafioso, che vede protagonisti Elio Germano e Tony Servillo. Vi sveliamo alcuni aneddoti, a partire dalla scelta del titolo

Jana Cardinale
Giornalista
  • 7 gennaio 2024

Elio Germano nel ruolo di Matteo Messina Denaro in "Iddu"

C'è grande attesa e fervida curiosità per il film dei due registi palermitani, Antonio Piazza e Fabio Grassadonia, incentrato sulla vita del boss Matteo Messina Denaro, deceduto nel mese di settembre scorso, otto mesi dopo il suo arresto avvenuto nel gennaio 2023, dopo quasi trent'anni di latitanza, in un vicolo nei pressi della clinica privata La Maddalena a Palermo, nel quartiere San Lorenzo.

Protagonisti del lungometraggio sono gli attori Elio Germano, nel ruolo dell'ex super latitante, e Tony Servillo. Le riprese sono state girate tra Salemi, Selinunte, Sciacca e qualche interno a Trapani, in un appartamento di via Giudecca e poi alla salita San Domenico.

Girato nei mesi estivi, di giugno e luglio, il film ha ovviamente reso necessaria una preparazione nel periodo precedente, toccando luoghi tra i più belli della Sicilia Occidentale, tra cui quelli vicini alla Riserva Orientata del fiume Belice e a pochi chilometri dal Parco Archeologico di Selinunte.
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A Salemi il set è stato allestito in tutto il centro storico e in piazza Libertà in particolare.

«La troupe è venuta un paio di volte in città – dice il sindaco Domenico Venuti – per allestire l'ambiente idoneo a tutto il lavoro. Hanno costruito con i falegnami e delle maestranze lo studio di un barbiere per le necessità di scena. Era un'equipe nutrita di persone, che però non ha interagito con noi e ha lavorato in tranquillità».

Si tratta del primo lungometraggio che racconta la storia del boss della malavita dopo il suo epocale arresto, che promette di portare sul grande schermo le vicende della sua vita, la cui latitanza è durata tre decenni.

Il film, prodotto dalla Indigo Film, è stato interamente girato in Sicilia Occidentale, e per buona parte in interni, e il set coinvolge i territori dove prevalentemente il boss di Castelvetrano ha esercitato il suo potere criminale. Trapani e Palermo sono state le sedi dei casting per le comparse che si sono svolti a metà aprile.

Tra gli altri attori emergono anche Filippo Luna, già impegnato in Màkari 3, la serie televisiva poliziesca con protagonista Claudio Gioè, e Tea Bruno, 26enne palermitana che ha interpretato la figlia di Letizia Battaglia nella fiction "Solo per passione – Letizia Battaglia fotografa" andata in onda lo scorso anno su Rai Uno.

Antonio Piazza e Fabio Grassadonia, registi e sceneggiatori, avevano già trattato in "Sicilian Ghost Story", film del 2017, la vicenda della sparizione e dell'omicidio di Giuseppe Di Matteo, drammatico episodio di cronaca del 1996 rilevante all'interno del complesso di reati di cui è stato accusato Messina Denaro. Il titolo del film, in uscita nei prossimi mesi, è Iddu.

Inizialmente, invece, si parlava di "Lettere a Catello", poi cambiato, come gli stessi registi hanno scritto nei social. Fabio Grassadonia e Antonio Piazza hanno parlato del «mistero farsesco di una latitanza trentennale al centro di una danza vorticosa di personaggi che nel sonno della ragione rincorrono sogni che finiscono sempre per trasformarsi in incubi, tragici e ridicoli».

«Abbiamo lavorato alla sceneggiatura del film IDDU per due anni. Grazie a Indigo Film e Rai Cinema, a Les Films du Losange che coproduce per la Francia. Infinita gratitudine a Toni Servillo e a Elio Germano, con noi sin dall’inizio dello sviluppo del progetto.

Grazie a un gran team di produzione e a un fantastico cast artistico e tecnico. Ci hanno accompagnato in un viaggio felice e appassionato, iniziato in Sicilia e concluso a Roma», si legge in un post di luglio sulla loro pagina Facebook.

Il primo titolo evocava quello di un libro di diversi anni fa, esattamente del 2008: "Lettere a Svetonio. Il capo di Cosa Nostra si racconta", a cura dello scrittore trapanese Salvatore Mugno.

Protagonista del volume era, appunto, il pluriomicida appartenente all'ala stragista di Cosa Nostra e capomafia superlatitante braccato da tutte le polizie, Matteo Messina Denaro - Diabolik per gli amici – che si scopriva "scrittore": autore di lettere come "flussi di coscienza" rivelatori d'una barocca disposizione letteraria.

Suo misterioso interlocutore era un politico (forse anche agente dei Servizi segreti celato sotto il nome di "Svetonio") cui l'inconsapevole boss, erede di Riina e Provenzano, fiduciosamente si rivolgeva firmandosi con il nome di "Alessio".

L'epistolario di Matteo - Alessio, minuziosamente argomentato, talora orgoglioso e nello stesso tempo strategicamente vittimistico, esprimeva la condizione di una certa mafia siciliana sospesa tra l'antica fase contadina e quella metropolitana e transnazionale. Tonino Vaccarino, ex sindaco di Castelvetrano, era Svetonio, nella fitta corrispondenza con Alessio.

Bocche cucite adesso su questo lavoro realizzato con grande discrezione, a fare quasi da contraltare a una storia di clamore smisurato, che coglierà in luoghi caratterizzati da paesaggi ambiti per la loro bellezza innocente, dei tratti misteriosi e oscuri legati all'esistenza del boss delle stragi, capomafia di Castelvetrano.
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