ARTE E ARCHITETTURA
Le origini della sua pittura sono nel cinema: in atelier con l'artista catanese Samantha Torrisi
La personale ricerca dell'artista, sedimentata con quotidiana fatica di bottega, è legata prepotentemente a quelle contaminazioni provenienti dal globalismo imperante ancora oggi
Samantha Torrisi
Che si tratti di paesaggi più o meno urbani o agresti, di luoghi inventati o reali, che si respiri aria di tramonto o di albe, le rarefazioni dell'artista catanese avvolgono lo spettatore rapito da quella tranquillità transitoria che anima le sue opere in egual misura che siano piccoli o grandi formati.
Nata a Catania, si forma al Liceo Artistico Statale di Acireale diplomandosi all’Accademia di Belle Arti catanese in Pittura con Salvo Russo nel 2002 quale suo relatore con una tesi interessantissima e innovativa in quegli anni di transitoria confusione post 11 settembre dal titolo Contaminazioni e mutazioni dell'immagine nella società contemporanea.
Gerhard Richter e Eduard Munch ma soprattutto Wim Wenders, Luigi Ghirri e Gregory Crewdson tra i suoi punti di riferimento in un percorso artistico individuale votato interamente ad una ricerca espressiva che partendo dalle arti visive, dal cinema e dai mezzi espressivi mediali e tecnologici, ha portato la sua pittura a possedere una incisiva dinamicità pur nell’apparente fermo immagine tipico delle superfici dipinte.
«Le origini della mia pittura – mi confessa – sono nel cinema, in quell’effetto indefinito del video… cerco sempre di arrivare alla sensazione delle cose», ed è forse quest’effetto di passaggio tra il medium dinamico del video e quello statico della superficie dipinta, il segreto della fortissima empatia creativa dei temi narrativi torrisiani.
Ma se è pressoché scontata l'appartenenza della Torrisi, attivissima anche nella grafica editoriale, alla generazione di quegli artisti siciliani ancora generatori di bellezza con radici stabili e avvolte nella irrequietezza di una terra “isolata” quasi per statuto e non solo geograficamente, la sua personale ricerca sedimentata con quotidiana fatica di bottega, lega prepotentemente le sue sperimentazioni creative con quelle contaminazioni provenienti dal globalismo imperante ancora oggi.
È incedibile ad esempio, quanto sia riuscita a creare nel bidimensionale di velature apposte come strati sulla tela, l'idea contemporanea di Non-luogo di Marc Augè per cui le sue nebbie diventano proprio non-luoghi della memoria, leggeri e intangibili, puntuali compagni della narrazione che filtra quel che sta accadendo subito dietro di esse.
Lockdown e pandemia non hanno minimamente scalfito o impressionato il lavoro dell’artista catanese che ha potuto approfittare di tempi assai più diluiti con minori distrurbi e rumori di fondo per riscoprire il talento naturale della lentezza.
Il suo rapporto con Palermo si è altresì potenziato e dopo l'ultima personale "Dell’infinito il nulla" alla Galleria Veniero curata da Francesco Piazza (2019), è tornata sempre sotto la curatela di quest'ultimo al Museo Riso con Canone Doppio successivamente alla tappa greca di Salonicco.
Sarà possibile ritrovare e osservare le sue opere nebbiose e lievi ancora a Taormina fino al 14 Novembre per Le Cento Sicilie. Il più ibrido dei continenti a cura di Diego Cavallaro e Giuseppe Vella presso Palazzo Ciampoli e per tutto il mese di Ottobre da Eglise a Palermo nella collettiva sui libri d'artista per la valle del Belice curata da Cristina Costanzo.
Intanto, mentre sono in preparazione progetti a Parigi, Milano e Genova, e mentre l'artista procede a creare all'ombra della forza dirompente dell’Etna e nella suggestiva luce della sua nuova casa-atelier nuove opere, il consiglio è quello di non perdere l'occasione di toccare con lo sguardo quelle sue atmosfere impresse con antica misura per alimentare le nostre necessarie reazioni emotive.
|
Ti è piaciuto questo articolo?
Seguici anche sui social
Iscriviti alla newsletter
|
GLI ARTICOLI PIÚ LETTI
-
SCUOLA E UNIVERSITÀ
Studenti siciliani "asini", Crepet sulle prove Invalsi: "Ecco perché è colpa dei genitori"
89.146 di Nicoletta Sanfratello -
MISTERI E LEGGENDE
L'hanno fatto i romani e c'entrano gli elefanti: la leggenda del Ponte sullo Stretto
48.506 di Aurelio Sanguinetti -
ITINERARI E LUOGHI
Era il luogo sacro più grande di Sicilia e (ora) è in rovina: cosa resta del Tempio di Zeus
45.892 di Aurelio Sanguinetti -
STORIA E TRADIZIONI
In Sicilia c'è un detto (davvero) bestiale: che succede se la gallina ha la "vozza china"
39.855 di Francesca Garofalo










Seguici su Facebook
Seguici su Instagram
Iscriviti al canale TikTok
Iscriviti al canale Whatsapp
Iscriviti al canale Telegram




