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È famoso per un motivo, ma cela altri tesori: in Sicilia, dove mangiano "la zia monaca"

È stata la patria di Pippo Baudo: un borgo che, pur nella sua quiete, racconta la grandezza della Sicilia barocca e la forza di una comunità che ha saputo rinascere

Federica Puglisi
Giornalista
  • 23 agosto 2025

Val di Militello

Tutti la conoscono perché è la città natale di Pippo Baudo, e in questi giorni se n’è parlato tanto. Ma in pochi l’hanno visitata, probabilmente, o sanno che è un piccolo gioiello del barocco, con una lunga storia e tantissime tradizioni.

Nel cuore della Sicilia orientale, incastonato tra gli aranceti della Piana di Catania e i rilievi dei Monti Iblei, sorge Militello in Val di Catania.

La città fa parte della lista Patrimonio Unesco dal 2002, quando è stata riconosciuta e insignita del prestigioso riconoscimento insieme ad altri sette comuni del Val di Noto.

E poi proprio quest’anno Militello è stata eletta “Borgo dei Borghi”. Le origini di Militello risalgono al periodo romano, ma è nel Medioevo che il borgo comincia ad assumere una fisionomia urbana ben definita.

Curiosa anche l’origine del nome: “Militellus” ovvero Militum Tellus, terra di soldati.

Ma secondo un’altra leggenda rimanderebbe al color miele della pietra locale, da cui deriverebbe Mellis Tellus, ovvero terra del miele.

Il periodo di maggiore splendore lo ebbe tra il sedicesimo e il diciassettesimo secolo per la presenza della nobile famiglia dei Branciforte, in particolare il principe Francesco Branciforte, che trasformò Militello in un fiorente centro culturale ed economico.

Una battuta di arresto fu il devastante terremoto del 1693 che colpì il Val di Noto, provocando morte e distruzione. E infatti il sisma distrusse gran parte del borgo, i monumenti e le sue chiese.

Quel terribile episodio, però, fu la rinascita per Militello come per gli altri comuni.

Infatti la ricostruzione che ne seguì ha portato all’edificazione di tantissimi monumenti, con i tipici canoni del Barocco siciliano, lasciando in eredità uno straordinario patrimonio architettonico.

E così che Militello ha molto in comune con altre città che dopo il terremoto vennero ricostruite, Noto, Palazzolo Acreide, Catania.

Militello vanta un numero sorprendente di chiese, palazzi nobiliari e fontane monumentali, tanto da essere considerato un vero e proprio museo a cielo aperto.

Ecco dunque un itinerario da poter fare in ogni stagione dell’anno per lasciarsi catturare dalla bellezza di questo particolare borgo e perché no anche gustare i suoi piatti e prodotti tipici.

Si può visitare la Chiesa Madre di San Nicolò e del Santissimo Salvatore: simbolo del barocco militellese, con una facciata imponente e interni riccamente decorati.

E ancora il Santuario di Santa Maria della Stella che ospita la splendida pala d’altare della Madonna della Stella, capolavoro di scuola gaginiana, e una scalinata scenografica.

E poi palazzo Baldanza-Denaro e palazzo Tineo: testimonianze del fasto delle famiglie nobiliari del tempo, con cortili interni, logge e decorazioni finemente scolpite.

Infine Fontana della Ninfa Zizza: opera seicentesca che racconta miti e leggende locali, incastonata tra pietra lavica e giochi d'acqua.

A Militello c’è anche l’ex Abbazia di San Benedetto, terzo monastero benedettino più grande di Sicilia. Tra i tesori d’arte nascosti Militello custodisce opere di artisti come Pietro Novelli, Matteo Frazzetto e Antonello Gagini, sparse tra le sue numerose chiese e musei.

Visite anche al Museo Civico che raccoglie reperti archeologici, opere d’arte sacra e documenti che raccontano la storia del paese.

E per gustare qualcosa di tipico, a Militello si prepara la “mostarda di fichidindia”, con metodi e ricetta tradizionali, tramandati di generazione in generazione.

Un altro dolce tipico è la Cassatellina Militella o della “zia monaca”, caratteristico cestino di pasta frolla riempito da un impasto di mandorle spellate, confettura di frutta o cioccolato.

Il riconoscimento Unesco a Militello e alle altre sette città del Val di Noto, Caltagirone, Catania, Modica, Noto, Palazzolo, Ragusa e Scicli, ha permesso di creare un sistema di rete tra le città Tardo barocche del Val di Noto, che hanno promosso importanti momenti di crescita e condivisione del loro patrimonio.

Tra questi l’inaugurazione di recente proprio a Militello dell’Unesco Visitor Center, per la valorizzazione del patrimonio culturale e lo sviluppo turistico del territorio, offrendo ai visitatori un’esperienza immersiva unica.

Passeggiare, dunque, a Militello tra le sue viuzze in pietra, ammirare le facciate barocche, ascoltare le storie degli anziani del posto e respirare il profumo degli agrumi è un’esperienza che arricchisce.

Un borgo che, pur nella sua quiete, racconta la grandezza della Sicilia barocca e la forza di una comunità che ha saputo rinascere e valorizzare le proprie radici.
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