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Al Fiutastreghe il profondo legame tra buio e luce

  • 30 aprile 2004

Il 15 aprile scorso si è inaugurata al Fiutastreghe Taverna di Palermo (corso Alberto Amedeo 150) la mostra fotografica “Buio Luce” di Giacomo Giacomazzi (visitabile tutti i giorni escluso il lunedì, dalle ore 20 alle ore 02, per tutto il mese di maggio). Le foto esposte sono di grande suggestione: visi, ritratti umani che abbandonano i loro contorni definiti per perdersi in un abbraccio di buio e luce quasi a significare una propria, profonda unione di queste due entità. Giacomo Giacomazzi, giovane fotografo palermitano, non è alla sua prima esperienza avendo già esposto le sue opere a Roma nel 2001 durante una performance di danza butho presso la Stazione Garbatella e a Palermo nel 2002 al Malox e al Birimabo. La sua esperienza artistica non si limita solo a questo, difatti collabora da tempo con vari gruppi musicali, tra i quali i Semprefreski e i Bastardsinlove e da due anni segue il tour dei Popsters per i quali realizza foto e video musicali.

Al centro di questa mostra, come si deduce dal titolo, c’è il profondo legame tra buio e luce, due entità che l’autore vede molto legate e per le quali ha una forte attrazione. Lo mostrano le foto, intense e molto diverse fra loro, nelle quali la luce sembra intrappolata, ingabbiata dal buio senza tonalità grigie a interporsi. Ciò è stato possibile grazie al fatto che i soggetti sono stati prima ripresi con la videocamera e poi fotografati dal televisore, così da sgranare il soggetto e creare volti senza nome usciti da un film muto degli anni Venti o da un opera di pop art. «I soggetti sono tutti amici e frequentatori del locale – spiega Giacomo - ma nonostante questo è difficile che loro stessi si riconoscano nelle foto che evidenziano caratteristiche non evidenti di ognuno di loro. Il rapporto buio/luce è molto importante nella mia ricerca artistica ma anche nella mia vita e non ho intenzione di abbandonarlo. Mi piacerebbe – conclude Giacomo - poter utilizzare questa tematica per un video o una performance che possa unire fotografia, musica e danza. Perché credo che tutte le arti abbiano qualcosa in comune e che siano legate indissolubilmente tanto quanto lo sono buio e luce».

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