Un cartoon tutto palermitano si aggiunge all’elenco di libri, fiction e documentari (tre, uno dei quali realizzato da un network arabo) aventi per soggetto il capo di Cosa Nostra dal volto dolce, il "Binnu ‘u tratturi", all’anagrafe Bernardo Provenzano. È “Caciocavallo”, una serie animata ambientata, creata e realizzata a Palermo dall’autoctona Zerocento, art director Daniele Manno, testa e cuore dell’impresa, una équipe di persone competenti e con anni di esperienza nel settore della computer grafica (disegnatori, grafici, modellatori) che, da impavidi Davide contro il Golia dell’animazione d’oltreoceano, intendono affermarsi non solo per la propria originale cifra stilistica caratterizzata da una tecnica d’animazione nuova, ma anche per l’idea, nuova anch’essa, che sottende ai personaggi di “Caciocavallo”.
Infatti i protagonisti del cartone, boss e picciotti malavitosi dei giorni nostri, sono cresciuti loro stessi a pane e “Soprano”, hanno visto tutti i “Padrino” e di “Scarface” conoscono ogni scena. Insomma, questa neonata casa di produzione in piena fase creativa ha come principale obbiettivo la voglia di «togliere carisma» alla mafia «attraverso il disegno animato che è altro rispetto al fascino del cinema». E allora se cinema e televisione hanno finora alimentato quei miti di mafia ormai dominanti nell’immaginario collettivo, adesso invece i personaggi di “Caciocavallo”, da questi miti totalmente impregnati, finiscono per diventarne una goffa caricatura.