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"…E se domani", tragicommedia sfuggente e incerta

  • 17 aprile 2006

…E se domani
Italia, 2005
di Giovanni La Pàrola
con Luca Bizzarri, Paolo Kessisoglu, Sabrina Impacciatore, Luigi Maria Burruano

Ci sono Luca e Paolo, quelli di “Camera Café”, e Sabrina Impacciatore, quella di “Ciro” e “Convention”, ma non si tratta di un film comico. Ci sono quarantenni immaturi, coppie in crisi e problemi familiari, ma non è cinema “alla Muccino” (o “muccinema”, come ama definirlo Enrico Ghezzi). Anche se il titolo può ingannare non è (solo) una commedia sentimentale. Si parla di banche voraci, di piccoli imprenditori sull’orlo del fallimento e di guai coi prestiti, ma l’obiettivo non è la denuncia sociale. Canta Mina, ma siamo nel Duemila. Insomma, difficile tracciare i contorni di “…E se domani”, sfuggente opera prima del regista palermitano - ma laureato e residente a Bologna - Giovanni La Pàrola, che ha entusiasmato nei festival (Premio agli attori e Premio speciale della giuria al “Festival del cinema italiano di Annecy”, Premio dei giornalisti e del pubblico a “Schermi d’Amore” di Verona e adesso il film parte alla volta di Shangai e Singapore).

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Calderone magmatico in cui si fondono commedia e dramma (con un pizzico di thriller), riflessione trasognata insieme a critica dei (mal)costumi italici, realismo dei sentimenti misto a grottesco surrealismo. Quest’ambiguità di tratto si riverbera nella definizione del contesto: il film è sospeso in una sorta di limbo spazio-temporale che inframmezza il presente con echi e rimandi (soprattutto musicali e luministici) agli anni Sessanta; un luogo più mentale che reale. Una scelta ben precisa del regista che, come rivela ai giornalisti in conferenza stampa, è frutto della volontà di ricreare «una condizione universale in cui possano identificarsi facilmente gli spettatori, abolendo le distanze con personaggi calati in una realtà concreta». È in questo spazio che si muove Mimì (Luca Bizzarri), sensibile e sognatore, e il suo amico fraterno Matteo (Paolo Kessisoglu), più pragmatico e accorto. Mimì nutre un amore incontenibile, al limite dell’ossessione, per una compagna d’infanzia, Caterina (Sabrina Impacciatore), cui non smette di pensare anche dopo che molti anni sono passati. Quando finalmente rincontra Caterina, l’amara sorpresa: si è sposata col socio in affari di Mimì.

Ma il destino è in agguato, e il marito muore all’improvviso. Mimì tenterà allora di entrare nelle grazie dell’amata, il che porterà a una girandola di imprevisti e complicazioni su cui si sviluppa tutto l’intreccio. L’ambiguità è al tempo stesso il pregio e il difetto del film: pregio quando si incarna in multisfaccettatura, difetto quando sfocia in incertezza. Se l’atmosfera sospesa, un po’ vintage e un po’ patchwork, che fa da collante a “…E se domani” è sicuramente riuscita e originale (grazie anche a fotografia e costumi), La Pàrola sconta una certa inesperienza da “opera prima” nel dosare le varie componenti del racconto e a riunirle in un discorso coerente e pecca di alcuni eccessi stilistici (troppi carrelli “a effetto”, troppi ralenty). Ma laddove si notano le maggiori manchevolezze è soprattutto nella sceneggiatura, che pure è firmata da Francesco Piccolo, uno che ha fatto grandi cose con De Maria, Virzì e Moretti. La vicenda si perde in un’eccessiva, a tratti inconcludente, verbosità e procede per stereotipi (il genovese tirchio, la direttrice di banca sadomaso, il commissario di polizia a un giorno dal pensionamento e così via).

Siamo molto lontani dalla cristallina scorrevolezza e dall’umorismo stralunato di “E allora mambo!”, prima - e finora insuperata - impresa cinematografica del duo delle “Iene”. Ma “…E se domani” è anche un film d’attori, che si regge sulle eccellenti (e giustamente premiate) interpretazioni di Luca, Paolo e di Sabrina Impacciatore (semplicemente deliziosa con quell’accento siculo). Tutti e tre posseggono il grande pregio di saper dismettere le macchiette televisive una volta messo piede sul grande schermo e di riuscire ad alternare con estrema facilità il registro comico a quello drammatico (Luca dice che gli è venuto naturale: «Merito anche del cast molto affiatato che ci circondava. Con Paolo lavoro insieme da 14 anni, ma se ne trovo uno più bravo sono sempre disposto a cambiarlo!»). Sono qualità che pochi altri comunque possono vantare di questi tempi.

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