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Giovanni Sollima: un uomo e la sua musica

Uno stile innovativo che arricchisce il tessuto classico con le contaminazioni dei linguaggi musicali contemporanei come elettronica, rock e musica popolare

  • 18 giugno 2004

Un uomo e la sua musica: Giovanni Sollima, violoncellista e compositore palermitano, ha riproposto martedì 15 giugno a Palermo per la rassegna estiva “Summer Night” degli Amici della Musica alcune fra le sue composizioni passate e recenti. Nella suggestiva ambientazione di Villa del Pigno, recentemente restaurata e restituita alla fruizione del pubblico grazie a questa rassegna, un pubblico attento e selezionato ha potuto riascoltare “Béri-Nostalgia”, l’adagio dal secondo atto dell’opera “Ellis Island” scritta nel 2002 per il Teatro Massimo, tre stralci dalla suite “Aquilarco” ed infine “Spasimo”, composta nel 1995 in occasione della riapertura dell’omonima chiesa sconsacrata. La musica di Sollima scorre fra le antiche pareti emozionante e coinvolgente, reinterpretando la tradizione sinfonica con guizzi dodecafonici e sonorità di ispirazione etnica. Uno stile moderno e innovativo che arricchisce il tessuto classico con le contaminazioni dei linguaggi musicali contemporanei come elettronica, rock, musica popolare. Ottima l’intesa con l’ensemble di sette elementi che accompagna l’artista: il suo violoncello solista dialoga in modo intenso e vibrante con gli archi, con la chitarra elettrica, con le tastiere, ma soprattutto con le percussioni, vero elemento trainante delle sue composizioni.

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Nell’adagio da “Ellis Island”, gli antichi canti dell’Africa risuonano nei cuori degli immigrati nel Nuovo Continente insieme alla struggente nostalgia dell’abbandono. “Aquilarco”, per usare le parole stesse dell’autore, “è la storia di un volo, di un viaggio nell’aria”, ispirato al concetto di aerodinamicità, agli uccelli e alle macchine volanti di Leonardo. “Spasimo” è l’opera di maggiore intensità: un ritmo serrato ed incalzante rievoca le vicende storiche legate alla chiesa, trasformata nel corso dei secoli in ospedale, lazzaretto, teatro, antico rudere. Mentre i versi fuori campo di Beatrice Monroy ci riportano alla tragica atmosfera della peste a Palermo, le sonorità diventano più cupe e drammatiche, rappresentando l’eterno conflitto fra morte e vita, decadenza e rinascita che ha sempre caratterizzato la storia dell’uomo. Calorosi gli applausi del pubblico (presenti fra gli altri Emilio Arcuri e Ferruccio Barbera) per il compositore palermitano, che presenterà in anteprima il 5 agosto al festival “Il Violino e la Selce” di Fano, diretto da Franco Battiato, la sua nuova composizione “Songs from the Divine Comedy”.

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