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I difensori del silenzio: la “voce” di Palermo

  • 2 luglio 2005

Per quattro giorni piazza Castelnuovo è stata avvolta da una particolare melodia: "La voce di Palermo". Suoni, rumori d’ambiente, racconti orali, clacson, frammenti di musiche hanno riecheggiato dai grandi altoparlanti posti dal 27 al 30 giugno in occasione della manifestazione conclusiva del progetto “I difensori del silenzio” promosso dalle associazioni I.P.C., Ars Nova e Curva Minore con il supporto del Sicilian Soundscape Research Group e finanziato dall’Assessorato Comunale all’Ambiente. L’iniziativa ha introdotto e sensibilizzato centinaia di cittadini (soprattutto studenti) alle problematiche del "paesaggio sonoro", ovvero l’insieme di elementi acustici che contraddistinguono i luoghi naturali ed urbani e che ne compongono l’esclusiva colonna sonora, mutevole nel tempo e negli spazi. «Il suono è un elemento comunicativo espressivo che è stato sacrificato nella nostra società, dominata dall’immagine» afferma Lelio Giannetto, presidente di Curva Minore ed ideatore insieme a Giulio Pirrotta e Stefano Zorzanello dell’evento.

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«L'orecchio è costantemente esposto ed indifeso alle sollecitazioni acustiche del mondo esterno, la percezione sonora influenza profondamente il rapporto con l’ambiente e le relazioni interpersonali, causando una forma di insensibilità generalizzata» prosegue Giannetto. Recenti studi infatti hanno confermato che nelle grandi città italiane l’inquinamento acustico è tra i più alti d’Europa, causando agli abitanti difficoltà nell’apprendimento, disfunzioni del sonno, cali nella capacità di concentrazione e disturbi fisici. «E’ un problema molto complesso e sottovalutato che si riflette su più livelli: sociale, ecologico, psicologico, musicale, urbanistico; abbassando la qualità della vita e del benessere in generale» continua il nostro referente. E le cui soluzioni sono altrettanto articolate, non basta infatti monitorare e ridurre la pressione acustica (interventi tra l’altro già previsti dalla nostra normativa) occorre soprattutto applicare delle strategie educative mirate, imparare ad “ascoltare”, che non è il mero atto di udire, ma l’attivazione di un meccanismo più profondo, che oltrepassa la percezione fisica attivando i canali razionali ed istintivi. Esercitarsi all’ascolto dunque, attività che “I difensori del silenzio” hanno coscienziosamente svolto nell’arco di due mesi, in cui si sono alternati laboratori introduttivi alla tematica e ricerche pratiche sul campo tramite "soundwalks", le passeggiate sonore in cui i neo-paladini hanno registrato lo spettro acustico di alcuni quartieri di Palermo, redatto diari di bordo, raccolto le testimonianze acustiche della città; dati che sono stati presentati nella quattro giorni di piazza Castelnuovo.

Due i percorsi proposti ai partecipanti: la “Via del Mare” (da Villa Giulia a piazza Marina) e la “Via delle attività produttive” (dai Quattro "Canti" al mercato del Capo), a cui ha preso parte anche la sottoscritta, fedele al motto “Ascoltare per credere”. Dotati di registratore, blocchi per appunti ed, in primis, abbigliamento e scarpe comode, una volta inserita la cassetta, spenti i cellulari ed aperte le orecchie, siamo andati alla ricerca sonora di Palermo, rispettando la ferrea regola del silenzio assoluto. Un gruppetto insolito disposto in una laica processione che ha destato non poco la curiosità dei nostri concittadini, che hanno sottolineato il nostro passaggio con interrogativi linguistici «Duiuspikkiinglish?Tedeschen?» e sentenze senza appello «Su’ muti!». Tutto naturalmente registrato, perché le voci sono una componente fondamentale del paesaggio sonoro. «In una Palermo sempre più cosmopolita, l’aria è intrisa dalla mescolanza di dialetti e lingue diverse, in molti quartieri vibra una forte “tensione” della voce umana, senti il calore umano attraverso il suono, per questo è fondamentale saper ascoltare» sottolinea Giannetto. A conferma che nonostante il progresso tecnologico Palermo rimane una città mediterranea, a cui è stata sottratta prima la vista ed ora anche lo sciabordio del suo mare. Se infatti, Goethe, il viaggiatore per eccellenza in Sicilia, poteva affermare che il suono del mare giungeva fino alla collina di Villa Giulia, oggi si disperde già a pochi metri dalla riva, soverchiato dal rumore del traffico del Foro Italico, ad eccezione di pochissime zone come il moletto di S. Erasmo, l’antico porto dei pescatori, dove grazie ad un particolare effetto acustico il flusso delle acque è ancora vivo.

Le mappe acustiche prodotte durante le soundwalks hanno inoltre evidenziato preziose informazioni sul nostro territorio, ad esempio che piazza Meschita e via Alloro sono “ambienti hi-fi”, in cui ogni suono è ben percepibile, chiaro, distinto, “ad alta definizione” appunto. Contrariamente a via Roma, sovrastata dal “rumore bianco”, cioè la massa indistinta delle frequenze che l’orecchio fatica a distinguere singolarmente, recependo solo un suono indistinto, tipico dell’ “ambiente lo-fi” (a bassa definizione) che impedisce l’ascolto attivo. Questa terminologia è stata introdotta 30 anni fa da Murray Schafer che, nel suo saggio “Il paesaggio sonoro”, ha analizzato per la prima volta la percezione dell'ambiente acustico e rivisto alcuni concetti basilari. Come la definizione stessa di "rumore" e "suono", che possono essere intesi entrambi come elementi di disturbo dell’ascolto ottimale, a seconda del contesto e del momento. Mi spiego meglio: se stiamo parlando con un interlocutore in un locale, la musica ad alto volume può essere un rumore se la conversazione è interessante, un suono paradisiaco se invece è di una noia mortale. Oppure il ronzio costante dei motorini dell’acqua, che nonostante la sua invadenza viene percepito dagli abitanti come un suono rassicurante. La rivoluzione industriale ha mutato il paesaggio sonoro naturale in una società che grida, il nostro "orecchio culturale" ha dimenticato il senso del silenzio, che non è da intendersi come l’assenza totale dei suoni (fenomeno impossibile in natura), ma come equilibrio delle varie componenti acustiche. I soundwalkers palermitani, privilegiati testimoni “uditivi”, hanno analizzato le fonti sonore, raffigurando la loro esperienza con note, disegni, aggettivi e colori, provando a descrivere la voce di Palermo.

Per Giannetto “è barocca, densa, turgida. E’ un peccato non poterla assaporare in tutte le sue pienezze”. Altrettanto intensi sono i suoi colori, giallo, arancio, rosso, ma anche nero cupo, a rappresentare la sua solarità e le sue radicate e storiche contraddizioni. Il registratore puntato verso la città ha inciso la musica a tutto volume dei carrettini ambulanti di via Bandiera, la jam session della lavorazione dei metalli degli artigiani di via dei Calderai, le abbanniate dei venditori del Capo, zone in cui echeggiano ancora gli antichi rumori delle botteghe. Ed ancora la vibrazione dei vicoli, che progettati in era preindustriale per il traffico umano, sono quotidianamente violentati dal frastuono dei veicoli. «Bisogna rispettare i luoghi urbani senza snaturarli, affidare la loro ri-progettazione ad un’equipe pluridisciplinare composta da designer acustici ed esperti in “Soundscape studies“(studi sul paesaggio sonoro)» conclude Giannetto. Una valorizzazione dell’ambiente che esalti anche i suoi "marchi sonori", quei suoni caratteristici di un luogo riconosciuti come parte del patrimonio culturale e preziosa memoria sociale, che costituiscono, al pari dei monumenti, fonte di attrazione turistica. Basti pensare all’indiscusso fascino sonoro della Vucciria, così ricco e vario, la cui riproduzione potrebbe dar vita a delle cartoline sonore vere e proprie, magari con su scritto “suoni da Palermo”.

Ogni paesaggio è composto da forme, suoni, odori, è una sorta di “evento multimediale”. L’uomo, secolo dopo secolo, ha inferto all’ambiente ferite difficili da rimarginare. Il passaggio del traffico, le sirene d’allarme, il brusio degli elettrodomestici, l’onnipresenza dei media hanno invaso i nostri silenzi, incrinato l’"accordatura" del mondo. I nostri sensi, le vie d'accesso alla vita, si sono atrofizzati, diventando sempre più passivi; solo la loro riscoperta può condurci ad un'esistenza piena e sensata. Perché non c'è percezione che non abbia emotività, non c’è vita senza suono, l’universo stesso pare sia stato generato da un’onda sonora. Come dire: “In principio era il Suono”. D’altronde è il pianto del neonato che sancisce la vita, il battito del cuore a svelare i sentimenti, sono i suoni i primi elementi che percepiamo nel grembo materno e che compongono la sinfonia della nostra esistenza, trasformando il fruscio dell'aria, una melodia, una voce, la pioggia in emozioni. E per "sentirle" pienamente, ci vuole orecchio. Info: Associazione Culturale Curva Minore, via Monte San Calogero 5 - 90146 Palermo, telefono 091.512012 - 347.6035179 - www.curvaminore.org

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