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L’associazionismo musicale si ribella: “adesso basta”

Fabio Ricotta
Giornalista e imprenditore
  • 13 settembre 2005

“Contro le leggi ad personam, una nuova legge per la Musica in Sicilia”. E’ stato questo il tema affrontato lunedì 12 settembre al cineteatro Metropolitan di Palermo dalle associazioni musicali jazzistiche e di musica classica beneficiarie delle legge regionale 44/85. La notizia che in aula a Palazzo dei Normanni è già pronto un Disegno di Legge fatto ad hoc per l’associazione Brass Group di Palermo e finalizzato al ripianamento dei cospicui debiti e alla costituzione di un fondo economico per la neonata Fondazione Brass Group ha fatto traboccare il vaso. Alla presenza dei rappresentanti delle associazioni del CAM (Coordinamento Associazioni Musicali della regione siciliana), l’occasione è stata spunto per fare un rendiconto fallimentare della gestione politica della Legge Regionale 44/85 che attribuisce contributi alle Associazioni concertistiche della Regione.

«Sono trascorsi 20 anni dall’entrata in vigore della legge 44/85 – spiega Pompeo Benincasa, dell’associazione Catania Jazz – e nulla è cambiato. Nel 1985 la Regione Siciliana metteva fine ai provvedimenti ad personam per singole associazioni musicali per dotarsi di una legge organica sulla musica. Pur con i suoi limiti quella legge è stata senza alcun dubbio un volano importante per la nascita e la crescita di decine di associazioni musicali in tutto il territorio regionale. Ma durante questi anni ci sono stati anche dei provvedimenti che ne hanno impedito il potenziale. Il laccio più grosso è stato la famigerata norma transitoria, imposta da sole 4 associazioni, tra cui gli Amici della Musica e il Brass Group di Palermo, che sin dall’inizio hanno mal digerito l’osservanza di norme e di opportunità uguali per tutti, imponendo al legislatore, di includere questa norma, che è stata la prima una tantum concessa, prevedendo che per i primi tre anni di applicazione della legge, quindi il triennio 86/88 il 50% di tutta la disponibilità finanziaria venisse distribuita solo a queste 4 associazioni. Il risultato è stato che anche dopo il primo triennio questa norma, che per legge doveva scomparire, ha informato tutti gli atti anche negli anni successivi, costituendo il primo insormontabile ostacolo allo sviluppo di tutto il movimento musicale in Sicilia».

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Ma la situazione oggi è giunta ad un punto di non ritorno: «Il diminuire delle somme disponibili – continua Benincasa - nonostante gli sforzi di tutto l’associazionismo musicale perché si trovassero nuove risorse o non si diminuissero quelle esistenti, unitamente all’ingresso tra i beneficiari di una pletora di associazioni fittizie e in alcuni casi fantasma, ha ridotto tutte le associazioni della seconda e terza fascia, ancorchè operanti da più di 20 anni o 15, ad una situazione di vero e proprio collasso, tanto da pagare di tasca nostra un’intera pagina del quotidiano La Repubblica perché l’opinione pubblica venisse a conoscenza di quanto accadeva. In attesa di una nuova legge sulla musica – conclude Benincasa – noi chiediamo che sia apportino da subito delle modifiche sostanziali alla vecchia legge, con l’abolizione delle fasce, con il riconoscimento delle associazioni musicali storiche, cioè di tutte quelle attive e operanti in Sicilia da più di 10 o 15 anni, e la creazione di una piccola commissione super partes che valuti il merito reale di ciascuna associazione e non i suoi legami politici e clientelari. Chiediamo all’Ars e a tutti i gruppi politici di adoperarsi per trovare nuove risorse adeguate alla consisetnza di un movimento che in questi anni è cresciuto di molto sul piano organizzativo e professionale, arrivando alla fine del percorso purtroppo senza risorse».

All’incontro erano presenti anche Francesco Forgione e Giovanni Ferro, deputati dell’Assemblea Regionale Siciliana: «Non credo – spiega Ferro – che in questo momento ci siano le condizioni politiche per discutere una riforma della della legge 44/85. Credo invece che si debba operare una riduzione delle associazioni locali presenti nella terza fascia. Rispetto alla questione Brass Group, ritengo che il progetto politico che si sta compiendo (per la neonata Fondazione Brass Group, Ndr), non ha la dignità di chiamarsi tale e per questa ragione ci impegneremo in Assemblea ad impedire il compimento di questa legge ad personam». E dal Brass arriva subito il commento: «Non è un disegno di legge ad personam – spiega Ignazio Garsia, presidente dell’associazione Brass Group di Palermo - perché è direttamente il presidente della Regione a nominare il futuro presidente della fondazione e un consigliere di amministrazione. Il disegno di legge in questione è finalizzato soltanto a dare vita a un centro di produzione musicale mediante un’orchestra permanente con il solo scopo di sottrarre i musicisti di jazz all’ergastolo sociale al quale sono da sempre condannati, perché ancora oggi il musicista di jazz è considerato una figura di puro intrattenimento».

I rappresentanti delle Associazioni hanno infine dichiarato l’apertura di un comitato permanente formato dalle associazioni del CAM (Catania Jazz, Brass Group e Mercati Generali di Catania, Brass Group di Messina, Musicarte di Caltanissetta, Brass Group di Acireale, Brass Group di Trapani, Brass Group di Alcamo, Alea, Musiche, Kandinsky, Orchestra Barocca Siciliana e Musica Insieme di Palermo) e da tutte le altre associazioni musicali siciliane, escluso il Brass di Palermo. Nei prossimi giorni il CAM si farà promotore di una campagna di informazione volta alla corretta interpretazione di quanto sta accadendo in queste ore.

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