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La "Biancaneve" di Emma Dante: siciliana e "ntolla"

La regista presenta la sua ri-scrittura della favola di Biancaneve destinata ai bambini, gli unici capaci di commentare ad alta voce la realtà che li circonda

  • 23 maggio 2012

Sarà che da bambina non le leggevano le favole, così Emma Dante, da grande, ha deciso di trasformare quelle che per tutti i bambini sono sempre state "piccole pillole per il sonno" dal finale rassicurante e prevedibile in storie che sfatano ogni tabù e luogo comune e che sono insieme divertenti ed amare. La drammaturga e regista palermitana ha presentato martedì 22 maggio alla La Feltrinelli libri e musica di Palermo lil volume "Gli alti e bassi di Biancaneve", pagine che rappresentano la felice conclusione di un'idea nata direttamente sul palco de La Vicaria, lo spazio che autogestito di teatro sperimentale dove ogni idea di Emma Dante nasce e prende forma.

La fiaba svela al pubblico una Biancaneve "ntolla" - come lei ama definirla - e poi uno specchio piacione e schiavo, una strega che si depila parlando siciliano e dei nani bassi perchè minatori resi invalidi da un'esplosione. La vera sorpresa sta nel protagonista che non è più la delicata fanciulla dalla pelle chiara ma i personaggi più disgraziati.

Tra le pagine, illustrate da Maria Cristina Costa, c'è lo stupore di un linguaggio anomalo giocato su più livelli con alti e bassi che si applicano a tante categorie: contrariamente al mondo di "Alice nel paese delle meraviglie" che cresce e rimpicciolisce, Biancaneve vede alzarsi e abbassarsi la realtà intorno a lei così che tutto risulta deformato e deviato, come la strega cattiva che diventa immensamente all'apice della sua cattiveria o come i nanetti che inducono Biancaneve, nel suo abbassarsi alla loro altezza, ad inchinarsi umilmente.

Una sfida enorme quella di Emma Dante che ha deciso di interrompere per un periodo il suo teatro impegnato per scegliere un pubblico di bambini, gli unici capaci di commentare ad alta voce in modo genuino e feroce, schietto e vero anche le scene che meno comprendevano: dalla curiosità verso l'interpretazione dell'infanzia nasce la voglia eaffrontare il mondo delle favole, che ha portato sul palco Cenerentole, fate e streghe.

«Capitava durante gli spettacoli che i bambini si girassero a guadare i genitori se il finale della storia presentava loro un bacio tra due donne e non tra una ragazzo e una ragazza, come comunemente accade nelle favole - racconta Emma Dante - In quel momeno cruciale, in cui il giudizio dei bambini è sospeso, dipende dai genitori far capire che un finale diverso è possibile». Giudizi preziosi, quelli dei bambini che nell'intenso silenzio che segue il morso della mela avvelenata, sono capaci di gridare "Io te lo avevo detto di non mangiarla!"

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