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"Per" Palermo: l'inchiostro come tentativo di salvataggio

  • 18 settembre 2006

"Un notiziario": è così che viene appellata la rivista “Per” in uno degli articoli dell'ultimo numero (n. 15, euro 2,50) disponibile nelle principale librerie palermitane e presso la sede dell'Associazione Salvare Palermo. Filiazione diretta della Fondazione istituita nel 1985, la rivista appare sui pentagrammi editoriali nel luglio del '93. Copertine bianco e nero che immortalano scorci di sicilianità per questo quadrimestrale culturally-correct, dal linguaggio dinamico e policentrico e dalla scrittura “globe trotter” dovuta, forse, anche ad una distribuzione che approda un po' dovunque in Italia, in Europa e negli States.

Tante collaborazioni, esperte o semplicemente appassionate, diversificate negli scenari e dai registri dei loro autori tra i quali occorre ricordare l'architetto Rosanna Pirajno (direttrice della rivista) e la versatilità dei suoi articoli che scivolano dai versanti del sociale a quelli dell'ambiente, del restauro e dell'architettura, e Nino Vicari (presidente della Fondazione), ingegnere esperto dell’assetto urbanistico e dedito a sfogliare le prospettive del nostro aggregato urbano.
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Il tema è Palermo, immancabilmente la Sicilia e proprio per il carattere polimorfo delle nostre radici la rivista è, altresì, un compendiarsi di temi che spesso fanno dell’isola un porto da cui muoversi verso altri luoghi. Un affresco della Palermo barocca nel suo patrimonio ma anche della città figlia e madre di chi palermitano se non per nascita lo è nel cuore. Una bussola che ci orienta verso luoghi poco raccontati, verso le fascinose storie macchiate dal tempo e altre appena nate, solo per raccontare il territorio, smussarne le barriere che ostacolano la conoscenza del suo essere e ancor di più delle sue necessità.

Necessità, ecco uno dei leitmotiv di questi tecnici della fruizione che, regolando luci e canovacci, allestiscono tra le pagine un palcoscenico del dire: di una città schiavizzata e ridicolizzata dagli intenti anche nello sfogliarsi dei daltonismi amministrativi. Il gonfalone del periodico, quindi, versifica le linee guida per una città visibile e vivibile, capace di mutamenti istituzionali, mossa contro la mercificazione culturale, ambientale e purtroppo storica.

Per questo tra le sue pagine si testimoniano i progetti che nascono per la dotazione museale e artistica del territorio e i movimenti a tutela del patrimonio storico e sociale di cui la Fondazione (www.salvarepalermo.it) è diretta sostenitrice, grazie a contributi pubblici e privati, con campagne e seminari di studio, pubblicazioni, visite guidate a monumenti e luoghi della città e della provincia (nella sede, di prossima apertura, presso i locali delle Mura delle Cattive si allestirà una piccola biblioteca).

Il giornale, quindi, non è solo cronaca di un abusivismo cosciente e delle cortine istituzionali, ma è il tentativo di rilanciare la città attraverso vetrine che la mostrino in tutta la sua naturale bellezza, a chi, come molti, la conosce appena. Le note di rivendicazione e sano ottimismo che vi respirano dentro non anelano utopistiche strutturazioni à la Thomas More e la sua insula perfetta, ma si augurano, come sospira sul finire del suo editoriale Nino Vicari: «che la nostra terra e i suoi beni diventino “cosa di tutti” soprattutto delle istituzioni e delle sue memorie corte». Soltanto Per provare a Salvare Palermo.

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