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Quando cade il muro tra arte e suoni

  • 4 giugno 2006

Il dialogo parallelo tra pittura e musica realizzato dal pittore Antonio Di Mino e dal musicista Giovanni Sollima in occasione della mostra “Skinned Suona” (Galleria Prati, via Quintino Sella, 77, aperta dalle 9.30 alle 13 e dalle 16.30 alle 20, anche il sabato, fino al 12 giugno) può a ragione essere considerato un esempio d’abbattimento di un topos letterario-estetologico che fin dall’antichità ha visto in opposizione arti dello spazio e arti del tempo. La pittura, arte dello spazio, dispiega segni visibili su di un supporto materico; la musica, come la poesia, presenta invece tracce astratte, che hanno il loro svolgimento come successione di segni che si dispiegano in una sequenza temporale. Ma ciò che lega pittura e musica è gia l’etimo stesso del termine croma, da Cromos, colore.

In mostra diciassette suggestive tele di Di Mino, la maggior parte delle quali di gradi dimensioni, e cinque travolgenti brani del celebre violoncellista e compositore palermitano che ne alimentano la forza e che costituiscono veri e propri “luoghi sonori” realizzati nelle varie stanze della galleria; e ancora, un video che, proiettato a ciclo continuo su una parete, mostra un happening creato dagli stessi.

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Di Mino parte dal corpo, dal suo corpo, che non è più visibile né riconoscibile: né sagome né ombre, né contorni, né profili, soltanto un’esplosione cosmica di milioni di particelle organiche venute fuori da un travolgente e minuzioso lavoro di scarnificazione. Gli Skinned sono strati di pelle sottratti per svelare, per rendere visibile il buio del suono, il silenzio dell’immagine. La materia è diventata l’unico fine possibile, si è trasfigurata in uno spazio indefinito, un altro stadio, il quarto; è avvenuta un’evaporazione.

Ma se il pittore, come egli stesso spiega, parte dal caos della tela bianca come spazio infinito, Sollima parte dal caos di un numero indefinito di ipotesi, che scarta, seleziona e “detrae” fino a giungere a poche note soltanto. Due processi inversi che hanno unione proprio nel lento andamento della scarnificazione. L’obiettivo è quello di esorcizzare il dolore, un male fisico soprattutto, forse esperito realmente e che adesso si distacca dalla concezione fisica del malessere per sublimarsi: non fa più male e permette, anzi, di vedere oltre, di vedere gli Skinned, ossessionati e ossessionanti strati di materia dal vigoroso rilievo che assumono il colore della tumefazione e della crosta.

Bocche spalancate con lingue dalle profonde e oscure ferite, escrescenze di sangue rappreso, gambe a cui il pittore sottrae interi strati di materia e pelle, lembi di pelle nelle sue più indefinite variazioni, al di sotto dello strato cutaneo superficiale, dove tutto è possibile, dove tutto è invisibile ma appare qui così impetuosamente tangibile. Tra le opere più espressive l’enorme lingua lacerata dal titolo "Metamorfosi" (2005), presente nella prima stanza; "[B] II" (2006), la bocca spalancata; "Skinned Suona" (2006), una tela dipinta da Di Mino alla quale sono fissati diffusori acustici che diffondono brani di Sollima creati appositamente; "Progressive Skinned I" (2006), uno degli più recenti lavori del pittore, dalle dimensioni di due metri per due: due tele accostate che compongono una figura ripetibile, quasi un modulo che non ha limiti e può replicarsi all’infinito.

Il materiale utilizzato è il colore a olio - in tutte le tonalità dell’ocra, del bruno e del marrone, con qualche accenno di rosso vivo - che raggiunge strati alti a volte anche vari centimetri ed è spesso applicato direttamente dai tubetti o con spatole e pennelli molto larghi e piatti. L’effetto che ne deriva è fortemente materico e dalle sporgenti rilevature.

Di Mino ha esordito nel 2004 a New York presso l’Agorà Gallery con la mostra “Elemental Realms” da cui prende avvio il suo studio sul frammento corporeo. Nel 2005 un’altra esperienza newyorkese presso la Rio Gallery II. Diverse le collaborazioni con Sollima per il quale nel 2004 ha realizzato le opere utilizzate in “Paradise”, nel progetto musicale “Songs from the Divine Commedy”, nell’ambito del festival di musica contemporanea di Fano diretto da Franco Battiato. Eloquente è anche il grande collages all’ingresso della mostra, che ospita, oltre ai progetti grafici delle opere di Di Mino, anche alcuni spartiti di Sollima relativi alle opere in mostra. Esso illustra passo passo, come una sorta di extempora, la nascita e lo sviluppo del progetto di collaborazione tra i due artisti.

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