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Star Wars Episodio III: la fine del mito

  • 23 maggio 2005

Star Wars Episodio III: Revenge of the Sith
USA, 2005
Di George Lucas
Con Hayden Christensen, Natalie Portman, Ewan McGregor, Samuel L. Jackson, Ian McDiarmid, Frank Oz, Christopher Lee

“Ti stavo aspettando Obi-Wan, ci rincontriamo finalmente, ora il cerchio è completo”, dice Darth Vader in “Episodio IV”, ma per i fan il cerchio si chiude adesso, una trilogia indietro o, se preferite, ventott’anni dopo, alle pendici di un vulcano grondante lava dove si scontrano in uno storico duello il giovane Jedi passato al “Lato Oscuro” e il suo maestro di sempre. Con “Episodio III” George Lucas si carica di una responsabilità che avrebbe fatto venire i brividi a chiunque: spiegare il mito (cosa che, la maggior parte delle volte significa dissacrarlo), rivelare cosa abbia trasformato Anakin Skywalker nella nemesi più oscura e intrigante che la storia del cinema ricordi, raccontare la nascita di Luke e Leila e l’ascesa dell’Impero. Bisognava mettere tutti i tasselli al loro posto, ricongiungere ogni filo narrativo, non lasciare niente in sospeso. Lucas si è dimostrato all’altezza di tale compito? Adesso che finalmente abbiamo la possibilità di confrontare le due trilogie complete, quella “storica” e quella nuova, si può tentare un primo bilancio. Nel corso di questi ventotto anni si è perso qualcosa per strada. Per certi versi era inevitabile: viviamo in un’altra epoca, meno ingenua forse, e lo spirito originario non poteva restare intatto (è in genere per questo motivo che i prequel non sono mai all’altezza delle aspettative). Tuttavia, vi sono altre ragioni per cui i nuovi episodi, è il caso di dirlo, mancano di Forza. Quando “tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana”, negli schermi di mezzo mondo compariva la famosa scritta “Star Wars: A New Hope”, non ancora “Episodio IV”, Lucas pensava a tutto tranne che a costruire una saga. Il primo “Guerre Stellari” era un film a budget ridotto (appena al di sopra della serie B), molto scanzonato, molto improvvisato, molto naif e, proprio per questo, era riuscito in maniera libera e anarchica a reinventare i generi classici segnando una nuova frontiera nell’enterteinment.

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Da allora sembrano passati "eoni" (ma ciò che conta è che sono passati milioni di dollari): la nuova trilogia ha abbandonato il suo stile autoironico, Lucas si prende troppo sul serio, come se stesse scrivendo il prequel della Bibbia, e finisce col risultare involontariamente ridicolo. I vecchi effetti speciali, proprio per il fatto di essere limitati e limitanti, spingevano al massimo la creatività e costringevano a puntare sulla trama, la sceneggiatura, l’interpretazione degli attori. Con il digitale invece tutto diventa troppo facile: il buon vecchio George sembra incapace di controllarsi e riempie ogni inquadratura con migliaia di astronavi, milioni di soldati virtuali, riducendo ogni cosa (retorico, ma vero) a un enorme videogioco. Spiace constatare che “Episodio III” soffre degli stessi difetti di “Episodio I” e "Episodio II". La storia è seppellita da una valanga di computer graphic e da un montaggio troppo frenetico che non concede nulla alla riflessione. Ma la carenza più grave risiede nella sceneggiatura: i dialoghi sono completamente anonimi, orpello inutile all’azione (e piange il cuore: i vecchi “Guerre stellari” erano pieni di trovate ironiche e motti memorabili). Quello che salva “la vendetta dei Sith” è l’ultima mezz’ora: i duelli a colpi di spade laser tra Yoda e l’imperatore Palpatine e tra Anakin e Obi-Wan da soli ricompensano lo spettatore, ma solo perché riguardano vicende già entrate nella leggenda, in grado di nobilitare qualunque regia. A questo proposito la genesi di Darth Vader, inclusa la sua “vestizione” con uniforme e casco nero, può dirsi tutto sommato riuscita, anche se alla fine George Lucas si fa prendere dalla frenesia di concludere tutti i passaggi e il risultato è raffazzonato. Proprio perché chi scrive è un vecchio discepolo Jedi, è triste ammettere che questa nuova trilogia non lascerà il segno nella storia del cinema come la precedente.

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