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“The Eye 2”: un sequel poco riuscito

  • 25 aprile 2005

The Eye 2
Hong Kong/Thailandia 2004
Di Danny Pang e Oxide Pang Chun
Con Shun Qui, Eugenia Yuan, Jesdaporn Pholdee

“The Eye 2” è tutto racchiuso in un’idea un po’ folle e inquietante, che è anche una credenza buddista – ce lo spiega un monaco a metà del film – quella cioè che le anime dei defunti in attesa di reincarnarsi stiano sempre appiccicati alle donne incinte, pronte a sostituirsi al bambino nel momento del parto. È questa la minaccia che incombe su Joey Cheng (una poco espressiva Shu Qui). La giovane, dopo aver tentato il suicidio perché abbandonata dall’uomo che ama, acquisisce la facoltà di vedere gli spiriti. Non appena scopre di aspettare un figlio, le apparizioni di una donna misteriosa (tanto per cambiare coi capelli lunghi e disordinati) incominciano a perseguitarla. Non c’è molto altro di nuovo in questo seguito di “The Eye” – anche se non ha molti rapporti con l’originale, ad eccezione del tema “spiritico” – l’ultima fatica degli inossidabili fratelli hongkong-thailandesi Oxide e Danny Pang.

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Il resto è un serie di suggestioni che pescano un po’ qua e un po’ là da vari filoni dell’orrore: quello “ginecologico” (da “Rosemary’s Baby” in poi), quello “io-vedo-la-gente-morta” (ormai un tantino stantio) e naturalmente quello nipponico cui i due fratelli attingono a piene mani per situazioni, iconografia e stile di regia, senza che si riesca a maturare in tutto questo frullato qualcosa di nuovo. Intendiamoci, alcune sequenze sono veramente azzeccate e provocano seri tumulti (e, in questi casi, l’avvertimento stampato nella locandina “severamente sconsigliata la visione alle donne incinte”, al di là dell’ammiccamento con fini pubblicitari, potrebbe forse essere giustificato): il tentativo di “penetrazione” dello spirito nell’ascensore dell’ospedale, sopra tutti, la comparsa improvvisa dei fantasmi di una madre e un bambino gettatisi dalla finestra, e il finale. Sfortunatamente questi momenti non riescono a controbilanciare la noia e la sensazione di già visto che abbonda nei rimanenti tre quarti di storia. Come se non bastasse, le interpretazioni non aiutano e gli effetti speciali sono di ordinaria amministrazione. Fortuna che i Pang, anziché propinarci un ulteriore sequel (“The Eye 3”) oppure un prequel (“The Eye 0”) abbiano pronto “The Eye 10”, un’auto-parodia dei due film precedenti che si prospetta intrisa di humor nero.

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