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Mare, scorci unici e una storia ultrasecolare: sei in Sicilia nel "borgo della sicciara"

I profumi tirrenici non lasciano spazio a capovolgimenti di fronte, questo luogo è una conquista da “gustare” lentamente. Paesaggi impreziositi dall’aria di mare

Salvatore Di Chiara
Ragioniere e appassionato di storia
  • 25 maggio 2025

Balestrate

“Sindaco, riparta dalla via Segesta e Balestrate diventerà un luogo fantastico”. Parole sante che meritano le giuste attenzioni. È la verità quando pensiamo alla costa tirrenica che offre scorci incantevoli, posti unici e borghi dalla storia ultra-secolare.

Nell’intermezzo dell’autostrada A29 - una volta lasciato il territorio trapanese - la provincia di Palermo apre a scenari impensabili. I curiosi si lasciano incalzare dal nome insolito, con una storia particolare e unica nel suo genere. La nostra visita potrebbe iniziare proprio dalla via Segesta.

Non è un disprezzo anzi, un augurio affinchè il vecchio attracco dei pescatori ritorni a splendere. E non solo… Cerchiamo di mettere in ordine le idee, i passaggi e viviamo il borgo della Sicciara come adolescenti spensierati.

I profumi tirrenici non lasciano spazio a capovolgimenti di fronte, Balestrate è una conquista da “gustare” lentamente. L’aria di mare impreziosisce i contenuti, addolcendo il timore che qualcosa vada storto. E, se possiamo, la guida eccellente del professore Campo può, e non ammette errori.

Siamo sulla strada giusta, dentro i territori che fecero la fortuna di tanti avventurieri e commercianti. Ops! I primi indizi fanno presagire a una lunga storia, amore a primo impatto.

Trovato posto in una delle stradine che formano questa enorme scacchiera, ci rifugiamo nella prima grande opera architettonica balestratese: la Chiesa di Sant’Anna. I colori vivaci sono un biglietto da visita interessante, quasi spingono il turista a non farne a meno. Merita? Sì, senza ombra di dubbio.

Di pianta romanica, a tre navate, due campanili e una cupola. Voluta dal rettore Evola (uomo di grande spessore per la comunità), i lavori ebbero inizio nel 1842 e terminarono nel 1850. Nel 1950 furono apportati degli interventi straordinari che ne modificarono parte della sua originalità (tra queste le cupolette piramidali, furono aperte due nicchie ai lati della porta, furono aggiunte due volte).

Inoltre venne rimossa la piccola lapide vicina all’orologio che ne tramandava il nome del donatore (l’inglese Woodhouse - segnatevi il personaggio!). Una volta entrati, si avverte il senso di religiosità. Silenzio e ammirazione. Nelle cappelle è presente una quantità invidiabile di capolavori pittorici.

Quadri raffiguranti scene religiose, dei massimi protagonisti di una cultura - quella cristiana - da sempre fonte di massimo rispetto. I minuti scandiscono una certa appartenenza, incolpevoli di fronte alle dimostrazioni di compiacenza nei confronti della struttura. E la perfezione è toccata dalle dimensioni. Interno ed esterno seguono una logica definita razionale, cercata, che proietta il singolo visitatore a manifestare emozione di fronte alle forme impeccabili.

Il respiro è affannoso, abbiamo ricevuto la benedizione per continuare il nostro cammino. Inizia un nuovo epilogo, Balestrate è storia, ma tanti particolari verranno scoperti strada facendo. Lungo le vie che un tempo scandivano i movimenti commerciali, oggi, è frenesia d’estate. La “stagione del mare” è appetibile da tutti.

La passeggiata continua tra "spicchi"di sole e la curiosità di quel che verrà.

Nelle vie signorili l’approccio è nobiliare. In tempi non sospetti furono costruite dimore d’un certo interesse architettonico. Tra queste figurano i palazzi Bommarito, Evola-Velez, Rocca, Petruso e molti altri ancora. I segni della ricchezza sono visibili, accompagnati da un amico “immaginario”: il mare.

La brezza marina porta con sé i colori limpidi della Sicilia, di storie antiche e tramandate. Come quella dei commercianti italiani e inglesi che trovarono nella borgata il terreno fertile per espandere i propri affari. Lungo una via aperta al “confronto” con i fatti storici, prevalgono fonti, documenti e testimonianze ancora visibili.

Gli stabilimenti enologici Ingham, Woodhouse e Florio sono stati di grande rilevanza socioeconomica. Se Marsala era il centro delle attività, Balestrate rappresentava un punto strategico da non sottovalutare.

E quei treni che si fermavano direttamente negli stabilimenti fanno riflettere sulla posizione florida. Allora sorge spontanea una domanda/dubbio: il nome Balestrate deriva da? Sveliamo subito l’arcano. Deriva da un immaginario tiro di balestra (antico diritto reale sancito da Federico II d’Aragona). Adesso è tempo di tornare indietro con i tempi (scusate il gioco di parole), ripassare qualche piccola nozione.

Si parla d’insediamenti antropici già a partire dai bizantini (Calatacupuni). Con l’avvento degli arabi il borgo fiorisce, a tal punto che viene ampliato. Tra il 1290 e il 1400 (Calatacupuni) rimane un caricatore attivo.

Dopo le guerre tra aragonesi e angioini avviene lo spopolamento per via di una decadenza “quasi” annunciata.

Nonostante le scorribande militari, rimangono “aggrappate” alla sopravvivenza il piccolo borgo sopra citato e Secchiaria (successivamente prenderà il nome di Sicciaria). Una chiave di lettura storica è data da alcune tappe diventate indispensabili per affrontare e conoscere il comune palermitano.

Tra queste: 1456 (Alfonso Il Magnanimo usa la denominazione Balestrate). Nel 1517 fu costruita la tonnara di Sicciara. Nel 1678 Giacomo Santoro ricostruisce la fattoria leofantina e nel 1820 viene istituito il comune di Balestrate. Di certo è che il percorso andrebbe approfondito ma noi, intrepidi visitatori, abbiamo il dovere d’incamminarci verso nuove conquiste.

Una di queste è la via Segesta. Durante la discesa ed eventualmente risalita dei gradoni, il panorama spazia sulle acque tirreniche. È l’incontro tra il vecchio e il nuovo. Sì, appunto. Il nuovo porto che mette da parte il passato.

Un pezzo di quel che fu è circondato da un costone roccioso che assume forme geologiche. Gli strati dimostrano i passaggi avvenuti in milioni di anni (?) e definiscono lo studio dei fenomeni terrestri. L’area meriterebbe controlli e garanzie “turistiche”.

La vecchia spiaggia dei pescatori - l’unico angolo rimasto in vita (del passato) - meriterebbe la messa in sicurezza. La costruzione del nuovo porto ha inglobato buona parte del “vissuto” dei marinai, distruggendo quello che per secoli ha rappresentato il “pane quotidiano” per tante famiglie.

Seppur viga il divieto di balneazione, rocce e mare si incontrano e danno vita a un’immagine tipica siciliana. Il ritorno alla borgata prende corpo, accompagnati dai murales colorati e festosi. Racchiudono scene di vita quotidiana, di un passato impegnativo. Sacrifici che vengono “parzialmente” alleviati con le splendide spiagge presenti.

Un lungo tratto di otto km tutti da vivere. L’unico modo per dimenticare le fatiche. Balestrate è un compromesso senza vie d’uscita. Odio e amore non possono coesistere, condizionano ripetutamente il visitatore.

E allora lasciamoci andare a un ultimo sguardo di ammirazione, ascoltando “lu scrusciu di lu mari e li piscatura di ritorno dalle nottate di lavoro".
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