ITINERARI E LUOGHI

HomeNewsCulturaItinerari e luoghi

Nei suoi cunicoli si perse una scolaresca: a Siracusa una catacomba cela arte e misteri

È legata al culto di Santa Lucia e custodì anche il più importante affresco bizantino della Sicilia: un viaggio in uno dei luoghi più affascinanti della Siracusa sotterranea

  • 24 giugno 2020

"La Catacomba di Santa Lucia e l’Oratorio dei Quaranta Martiri" (foto Giuseppe Mineo tratta dal libro di M. Sgarlata e G. Salvo)

Nel sottosuolo della città di Siracusa si custodiscono le memorie dei primi Cristiani della Sicilia sud-orientale, celate fra gli intricati reticoli delle sue catacombe, le più estese e imponenti del Mediterraneo subito dopo quelle della città di Roma. Si tratta di tre grandi cimiteri comunitari sotterranei, interamente scavati nei banchi di roccia calcarea, che nascono e si sviluppano fra il III secolo (Santa Lucia e Vigna Cassia) e il IV secolo d.C. (San Giovanni), nei quali vengono deposti migliaia di defunti fino alla prima metà del VI secolo d.C. circa.

Una di esse, la Catacomba di Santa Lucia, al di sotto dell’omonima piazza e delle due chiese dedicate alla Patrona principale della città, è oggi parzialmente fruibile da parte del pubblico a causa delle precarie condizioni statiche, dovute sia alla fragile natura geologica (infatti, all’interno del complesso, alcune aree sono interrotte da smottamenti e frane, forse dovute ad antichi terremoti) sia al fatto che durante il secondo conflitto mondiale è stata adattata a rifugio antiaereo subendo, altresí, profonde modifiche strutturali per la creazione di gallerie di smistamento della popolazione bombardata.
Adv
Ancora oggi alcune leggende che circolano in città parlano di una scolaresca che vi si è perduta all’interno, facendo mai più ritorno alla luce, oppure di incredibili dimensioni del sito, con aree sconosciute o ancora da esplorare… in realtà si tratta di pura fantasia: la Catacomba è conosciuta sin dai primi del ‘600 e, prima le campagne di scavi del grande archeologo Paolo Orsi con le sue pionieristiche pubblicazioni degli anni Venti del ‘900, poi gli studi di Giuseppe Agnello e del figlio Santi Luigi Agnello, nella seconda metà del ‘900, ci hanno fatto conoscere per intero il complesso archeologico nei suoi sviluppi architettonici, planimetrici e monumentali.

Inoltre, dal 2011 al 2015, nuove indagini archeologiche condotte da Mariarita Sgarlata con un team di archeologi dell’Università di Catania ha ulteriormente approfondito, dopo quasi un cinquantennio, le ricerche nell’area centrale della Catacomba, la Regione C, scavando delle sepolture di IV-V secolo d.C. ricavate entro vasche per la decantazione e la lavorazione di argille, poiché proprio nel sopraterra, prima della nascita del cimitero, sorgevano botteghe di vasai del quartiere ceramico della Siracusa ellenistica e romana.

Le Regioni aperte al pubblico, la A e la B, le più antiche del sito e databili al III secolo d.C., sono caratterizzare da ambulacri con numerosi loculi impilati alle pareti l’uno sull’altro, ormai vuoti perché depredati nel corso dei secoli dopo l’abbandono del cimitero, e proprio in una tomba fra queste due regioni era stato deposto il corpo della Martire siracusana Lucia.

La sepoltura venerata venne isolata e, quindi, monumentalizzata dietro l’altare principale della Chiesa del Sepolcro, realizzata dall’architetto di origine spagnola Giovanni Vermexio intorno al 1629, edificio a pianta ottagonale inserito entro una grande trincea, volta a intercettare in profondità l’importante memoria funeraria della Santa.

Lucia, fanciulla martirizzata nell’ultima grande persecuzione, quella di Diocleziano del 303-304 d.C., riposò nella sua tomba fino al 1039, quando il bizantino Giorgio Maniace trasportò le spoglie a Costantinopoli (oggi, invece, sono a Venezia), e ciò alimentò per tutta l’età bizantina e medievale un flusso ininterrotto di pellegrini, che ne visitarono il sepolcro.

Infatti, proprio nella Regione A della Catacomba, sotto l’intonaco idraulico di una grande cisterna, Paolo Orsi fra il 1916 e il 1919 rinvenne il più importante affresco bizantino della Sicilia – pertinente a un oratorio sotterraneo, nato dalla trasformazione di un settore cimiteriale in disuso vicinissimo alla tomba di Lucia, datato alla seconda metà dell’VIII secolo d.C. e che accoglieva proprio questi pellegrini in sosta e in preghiera – illustrante il martirio, per immersione in un lago d’acqua ghiacciata, dei Quaranta soldati di Sebaste in Armenia.

La scena si dispiega nella volta, nei quattro scomparti attorno a una grande croce gemmata con clipei raffiguranti il Cristo, la Vergine orante e due angeli. Più in basso, nella parete verticale del piccolo oratorio rupestre, vengono rappresentati i busti di sei Santi: due vescovi, forse Zosimo e Teodosio (vissuti nel VII secolo); i medici e anargiri Damiano e Cosma; Elena, la madre di Costantino; infine Marciano, primo vescovo di Siracusa.

Negli ultimi anni è stata messa in discussione l’attribuzione a Sant’Elena, proposta dallo stesso Orsi, e gli studi più recenti vogliono sia, invece, Santa Lucia. La santa donna tiene in mano una croce (per questo si è pensato a Elena, in quanto scoprì le reliquie della Vera Croce di Cristo a Gerusalemme) e una corona: due attributi iconografici indissolubilmente legati al martirio. Elena, che non morì martire e il cui culto è più tardo rispetto a quello di Lucia, è, all’interno dello stesso ciclo iconografico, “incoerente” rispetto alla presenza della Patrona siracusana, genius loci di tutto il sito, collocata proprio alla sinistra di Marciano che è, oltretutto, il co-patrono della città.

Dando questa lettura ci troveremmo di fronte, come dice la studiosa Marina Falla Castelfranchi, alla più antica immagine di Lucia a Siracusa e in Sicilia: una rappresentazione assai simile a quella di Ravenna in S. Apollinare Nuovo, autenticamente bizantina, che rivela perfettamente l’antica iconografia delle sante martiri.

E se, ancora, volessimo vedere la Patrona siracusana con la celebre iconografia di età moderna, ovvero con la palma e il piattino coi suoi occhi estirpati nelle mani, basta risalire dalla Catacomba ed entrare nella soprastante grande Basilica extra moenia: la statua di Lucia è collocata nel presbiterio della chiesa, proprio al di sopra della colonna in granito nei pressi della quale subì il martirio per decapitazione, oggi inglobata nell’abside maggiore e accarezzata ancora, dopo più di diciassette secoli, da migliaia di pellegrini in visita ai luoghi sacri del Santuario luciano.

Per visitare la Catacomba chiamare il numero 0931 64694 (solo su prenotazione).
Se ti è piaciuto questo articolo, continua a seguirci...
Iscriviti alla newsletter
Cliccando su "Iscriviti" confermo di aver preso visione dell'informativa sul trattamento dei dati.
...e condividi questo articolo sui tuoi social:

GLI ARTICOLI PIÙ LETTI