STORIE
Ogni anno torna in Sicilia in memoria del padre: Scott, l'americano di Termini Imerese
Nasce a Chicago ma le sue origini siciliane diventano la sua passione e una vera esperienza di vita. L'incredibile legame di un americano e la "sua" Termini Imerese
Scott Mascari
L’esperienza di Scott Mascari, come quella di tanti italoamericani di seconda o terza generazione, ne è un esempio lampante... ricordate Melanie Frazza (ne abbiamo parlato qui)?
Vi parlai di lei qualche tempo fa e come Scott, pur avendo solo origini siciliane, è in stretta connessione con la nostra isola molto più di tanti che qui sono nati, vivono e non hanno mai messo il naso fuori dal suo perimetro.
Torniamo a Scott. Lui è nato 51 anni fa a Chicago, nell’Illinois, padre di quattro figlie e nonno di quattro nipoti e una nipote. Sua madre è irlandese, mentre il padre era 100% siciliano, come ama definirlo, ma nato anche lui a Chicago da genitori di Termini Imerese.
È proprio con questa famiglia “termitano-americana” che è cresciuto Scott. Il nonno Charles era figlio di due termitani, mentre la nonna Vincenza era figlia di una termitana e di un caterinese, originario quindi di Santa Caterina Villarmosa.
Scott invece da oltre trent’anni lavora nell’industria automobilistica, che in fondo anche questo ricorda Termini Imerese e gli anni che furono, dopo gli inizi come tecnico riparatore di auto ora è direttore generale di un’officina meccanica.
Un elemento che ha unito Scott al padre, scomparso per un cancro nel 2012, era il desiderio di visitare la citta dina siciliana dalla quale erano partiti i primi Mascari, così da andare in cerca delle loro origini. Ray purtroppo non aveva mai imparato l’italiano perché, come per tanti figli di immigrati, la paura delle discriminazioni e il bisogno di integrarsi, induceva a mettere da parte le proprie radici, almeno in apparenza.
Tutta una questione di facciata, sia chiaro, perché la loro sicilianità è sempre stata ben presente nelle vite dei Mascari.
Innumerevoli ore trascorse a ricercare le proprie origini e la ragione per cui il nonno, giunto negli Stati Uniti, avesse modificato il cognome, anche se forse come per tanti potrebbe essersi trattato di un mero errore di trascrizione, hanno tenuto occupato Scott proprio mentre il padre combatteva la sua battaglia contro il cancro.
In questo modo la curiosità di padre e figlio è solo cresciuta e, quando Ray è venuto a mancare dodici anni fa, appena due mesi dopo il figlio è volato in Sicilia. La prima visita di Scott a Termini Imerese è stata con la figlia Heather, all’epoca diciassettenne.
Attraverso questo viaggio si è impegnato per realizzare il desiderio del padre che pian piano, nel tempo, è divenuto anche suo.
Ben più di una vacanza per lui, una vera e propria esperienza profondamente personale, da una parte per onorare la memoria del padre, e dall’altra la promessa fatta a Heather di visitare la Sicilia prima che compisse diciotto anni.
Proprio quel desiderio di Ray ha acceso in Scott la passione per la genealogia, portandolo ad esplorare la loro storia familiare e ad immergersi nella cultura siciliana.
Insieme ad Heather sono rimasti a Termini Imerese per dieci giorni, armati di una ricca storia familiare e della stampa del loro albero genealogico con cui girovagavano speranzosi di trovare parenti ancora in vita, e determinati a saperne di più sui loro antenati.
Come personaggi di un film si sono lasciati avvolgere da tutti gli scenari, i suoni e gli odori che per le strade li avvolgevano e che per noi, che li viviamo quotidianamente, invece spesso sono invisibili.
Nel loro viaggio sono stati accompagnati da Marika, una guida turistica che non solo li ha aiutati a conoscere la città, ma anche a condurre ricerche presso gli uffici comunali dove, grazie al supporto di coloro che lavoravano lì, sono riusciti ad aver un contributo prezioso per risalire ad alcuni parenti e ad arricchire il loro albero genealogico.
Sono risaliti ad una via che porta il loro cognome, ad alcuni cugini e, cosa ancora più bella, in questo percorso hanno ricevuto il contributo anche di tanti cittadini incuriositi e vogliosi di offrire il proprio aiuto.
Il calore e l’ospitalità degli abitanti della città li hanno stupiti mentre si univano con entusiasmo alla loro ricerca dei parenti e, nonostante la barriera linguistica colmata fortunatamente da Marika, sono riusciti a scambiarsi storie e informazioni.
«Anche se mio padre non era fisicamente presente, il suo spirito ci ha guidato durante tutto il nostro viaggio - così Scott descrive quella prima esperienza siciliana -- Da quel momento in poi le mie visite a Termini Imerese sono diventate un pellegrinaggio annuale. Nonostante le sfide poste dalla pandemia di Covid-19 sono tornato più volte ogni anno, coltivando legami con parenti ritrovati e approfondendo la mia comprensione delle nostre radici siciliane».
Quando all’inizio vi parlavo di un legame sconfinato tra Scott e la Sicilia, insieme alla sua passione per la genealogia, dicevo sul serio.
E proprio questa stretta connessione si è manifestata nella creazione di un gruppo Facebook, che oggi conta quasi tremila membri in tutto il mondo, attraverso il quale ha dato vita ad uno strumento che non solo ha fatto conoscere Termini Imerese in lungo e in largo, ma è soprattutto una vera e propria rete che unisce.
A dirla tutta è proprio a questo del resto che dovrebbero servire i social network, a ricongiungersi con persone e luoghi anche a distanza di migliaia e migliaia di chilometri. Scott ha così messo la sua esperienza di vita in qualche modo al servizio degli altri, offrendo un aiuto concreto a chi è nella sua stessa situazione.
Proprio a Termini Imerese ha lasciato un pezzo del suo cuore Scott, infatti non solo torna ogni anno, ma sta anche accarezzando l’idea di acquistare una casa lì, così da aver una sua piccola base siciliana anche per gli anni a venire.
Il suo è stato un percorso personale alla riscoperta delle radici che non conosceva ma sentiva. Come molti altri, i suoi nonni lasciarono la loro terra in cerca di una nuova vita, ma poi il cerchio si è inaspettatamen- te chiuso riportando Scott in quelle vie che un tempo i suoi antenati hanno percorso e che, sfortunatamente, il padre non ha avuto modo di vedere.
È bello pensare però che forse, proprio attraverso il figlio, che in memoria di Ray ha compiuto quel primissimo viaggio nel 2012, in qualche modo anche lui abbia fatto ritorno a casa per una vera chiusura di questo cerchio di vita familiare.
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