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Palermo, la "città fantasma" del Rap: per strada tra artisti emergenti e (nuove) crew

Vi portiamo dentro una realtà ancora poco conosciuta. Abbiamo scoperto, con questo viaggio, tante giovani promesse che fanno parte di questo ambiente

  • 22 ottobre 2022

Il Rap a Palermo c’è, è presente e sta cominciando a farsi notare seriamente. Questo articolo tenta di essere come un breve viaggio verso la scoperta della scena Hip Hop palermitana attiva adesso sul territorio. Non resta altro che salire a bordo e godersi il viaggio.

Una realtà tutta da scoprire e che rappresenta una grandissima ricchezza culturale e anche sociale per certi aspetti. La grande sorpresa, soprattutto, è stato il numero di giovanissimi molto promettenti all’interno di questo ambiente.

Innanzitutto, però, bisogna spiegare che i rapper fondamentalmente possono operare artisticamente da soli, ma sempre con una squadra di producer, grafici, videomaker, quindi che curano l’aspetto tecnico; oppure possono far parte di un collettivo, anche chiamato crew, cioè un gruppo che si avvale delle stesse figure tecniche, il quale cura anche l’aspetto dell’uscita dei brani o di album o, ancora, di Ep, nonché tutti gli aspetti legati alla promozione degli artisti. All’interno di un collettivo, dunque, ci sono più artisti, oltre che le figure tecniche e manageriali necessarie.
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Negli ultimi tre anni a Palermo vi è stato un forte incremento nel panorama Rap che ha visto la nascita delle crew: Southside Records, Villa Muerte, Lo Stato dell’Arte e Gorilla Sauce, tra le più rilevanti. Due rapper invece non fanno parte di alcun collettivo, ma sono dei tasselli importanti di questa realtà: Haxem e Mated.

VILLA MUERTE
Iniziando da Villa Muerte, i fondatori sono Dante LSD e Y.Zeezy, il primo è un rapper palermitano attivo da circa dieci anni ormai, un artista capace di mischiare più generi denunciando la realtà in modo rude, diretto e con grande abilità artistica. Influenzato molto dal contesto nel quale è cresciuto, cioè in un quartiere un po’ complicato di Palermo, ossia lo Zen – il nome ufficiale è San Filippo Neri, non sarebbe male iniziare a chiamarlo con la vera denominazione e finirla con questo termine che ha assunto negli anni un'accezione dispregiativa.

Realtà che in parte è stata quasi dimenticata dalle istituzioni, come altre poche zone periferiche del palermitano, ma che riserva un fenomeno artistico e culturale di tutto rispetto come spiega lo stesso Dante LSD: «Villa Muerte nasce circa tre anni fa, inizialmente come duo, adesso siamo dieci persone. Abbiamo diversi rapper e producer, chi sta fuori Palermo, ovvero in Belgio, a Canicattì e a Roma, mentre gli altri vivono nello stesso quartiere».

Il nome del collettivo non è casuale, continua il rapper: «Villa Muerte è una locuzione che in Sud America è intesa come città fantasma, questo mi fece pensare alla mia zona, che è una realtà come se per alcune occasioni esiste e in altre si dimentica. A tal proposito, Palermo, inevitabilmente, ci rispecchia e non a caso noi usiamo spesso il dialetto all’interno dei nostri brani, perché questo non solo rappresenta una ricchezza – si pensi al dialetto napoletano che grazie al teatro, alla letteratura, al cinema, alla musica e quindi anche al Rap al giorno d’oggi è conosciuto moltissimo e valorizzato – ed è molto apprezzato anche fuori dalla Sicilia. Basta pensare che con il primo pezzo che ho pubblicato, “E tu ri unni si”, il videoclip ha collezionato più di 400.000 visualizzazioni su YouTube».

Una peculiarità che è forte nelle canzoni prodotte dal collettivo Villa Muerte è il riferimento alla piccola criminalità e a difficoltà un po' più complesse, questo non deve essere visto in modo negativo perché non si tratta di un elogio alla criminalità, tutt’altro: «La nostra è una narrazione, raccontiamo la realtà che ci circonda. Un po' come la letteratura, per esempio uno che ammiro molto è Pier Paolo Pasolini», conclude Dante LSD.

I componenti di Villa Muerte sono: Dante LSD, Fabrizio, Totò FR, Y.Zeezy, Danie7e, Akhard, Andree FR, TyrioN, THE DUDE e FLAC; gli ultimi sei sono producer, cioè coloro che producono tutto ciò che riguarda la parte strumentale di un pezzo Rap, quindi la melodia. La fascia d’età va dai 19 ai 30 anni.

SOUTHSIDE RECORDS
Un collettivo che nasce nel luglio del 2021, composto da giovanissimi, anche qui tutti Under 30. Nato grazie all’intuizione di tre amici: Mauro Padovano, Sebastiano Purpura e Ferdinando Rizzuto.

A spiegare le origini, ancora recenti chiaramente, della crew è Purpura, il quale cura l’aspetto organizzativo e manageriale assieme agli altri due ragazzi: «Il nostro collettivo nasce in quanto già alcuni di noi conoscevano e seguivano alcuni rapper e producer tra Palermo e Bagheria e abbiamo avuto l’idea di riunire tutti in un unico collettivo per lanciare in modo serio il Rap in questa città. Palermo è la nostra realtà, la nostra casa e non vogliamo dimenticarlo. Però c’è molto da lavorare, l’Hip Hop fatica ancora ma stiamo notando che qualcosa si sta muovendo. Bisogna lavorare su questo, spingendo e creando una rete più coesa, abbandonando una mentalità che non fa altro che creare ostacoli».

Gli artisti di Southside Records provengono da Bagheria, dal quartiere Sperone, dal centro città e da Mondello. Ragazzi che hanno iniziato da giovanissimi, chi anche tra gli 11 e i 12 anni ha iniziato a scrivere le sue prime rime, raccontano la loro generazione, le percezioni di questo tempo e la realtà che li circonda, che li penetra del tutto, non dimenticando mai la loro appartenenza culturale e territoriale.

I giovani rapper hanno anche una buona abilità nel mischiare sonorità che non hanno nulla da invidiare alla principale scena Rap e Trap italiana. Il collettivo è composto da: Kilo Kg, Don Pietro, Ohdio, La Flèche, 3tr3, Bruk, Dableh e Kimba; questi sono tutti rapper, invece i producer sono Achille G e wherestheplug.

LO STATO DELL'ARTE
È il collettivo più "giovane" tra i quattro trattati all’interno di questo articolo, in quanto nasce il 25 gennaio del 2022, guidato da un altro veterano della scena Rap palermitana, ossia Picciotto, che racconta come è nata l’idea e dice: «Nel 2022 nasce la nostra crew che fa anche da etichetta discografica.

Venivamo tutti da una brutta esperienza discografica e quindi si aveva voglia di riscatto e di continuare i nostri percorsi, soprattutto alcuni ragazzi, che inizialmente avevo notato positivamente durante alcuni contest che ho organizzato durante la pandemia, eventi online ovviamente, mi hanno chiesto anche di seguirli artisticamente.

Al che, un giorno, quindi di recente, incontrando Ghemon a Milano, lui mi ha detto perché non cominciavo un’attività da editore, cioè colui che cura l’etichetta discografica. Così, unendo i due punti, siamo partiti con Lo Stato dell’Arte. Già abbiamo registrato numeri discreti, alcuni pezzi prodotti da noi sono stati mandati in onda da emittenti radiofoniche di portata nazionale, ma c’è molto da fare e la voglia è sempre tanta.

Anche in questa città vi è molto da lavorare per portare il Rap ad un livello alto, all’interno della scena mainstream. Occorrono più investitori, la qualità artistica non manca, il fuoco che brucia dentro neanche, mancano semmai le strutture e il budget.

È arrivato il momento di vedere il rapper, o il musicista che sia, in modo che venga visto e trattato come un professionista. Concludo che il Rap va valorizzato di più, poiché rappresenta un ottimo strumento da poter utilizzare anche in ambito educativo, lo dico da padre e da operatore sociale, cioè la mia professione». All’interno de Lo Stato dell’Arte fanno parte: KGR, De Almeida, Marsilio, Vivi, Zen Kush e Picciotto. Qui l’età varia molto si va dai 20 anni fino a più di 30.

GORILLA SAUCE
Altro collettivo, che nasce prima rispetto a quelli finora visti, è Gorilla Sauce. Fondato da Turi Moncada nel 2017 con un progetto ancora più ambizioso, ovverosia creare non solo una crew dove si faceva esclusivamente musica, ma fare qualcosa per valorizzare appieno la cultura del Rap.

Infatti, Gorilla Sauce si distingue dagli altri collettivi del capoluogo siciliano perché artisticamente osano, e sanno come fare. Si pensi che per un album di uno dei componenti della crew che è anche uno dei due fondatori, Nevra, è stato utilizzato un dipinto del collaboratore di giustizia Gaspare Mutolo, che oggi vive di pittura.

A spiegare questa scelta è Turi Moncada: «La scelta di Nevra è un po’ provocatoria, anzitutto per il dipinto in sé, in quanto rappresenta una piovra che posa su delle abitazioni. Questo particolare ci ha ricordato immediatamente la nostra città, la quale non è mai del tutto libera dalle magagne e dalle ingiustizie che vi sono, un esempio lampante è la mafia, che condanniamo assolutamente.

Quindi abbiamo scelto proprio l’opera d’arte di un collaboratore di giustizia, perché dopo che quest’uomo ha sbagliato chiaramente, ha collaborato con la giustizia – godendo, ovviamente, dei vantaggi previsti dalla legge, ricordando che se anche uno è un cosiddetto “pentito” ai fini della giustizia non conta nulla – e da un po’ di anni ha trovato la sua espressione nell’arte vivendo di questa ormai. Per noi ciò significa che l’arte prescinde da tutto in casi come questi e riempie di speranza perché significa che anche le realtà più difficili possono essere recuperate.

Il nostro Rap è molto legato alle identità culturali, usiamo spesso il dialetto, perché non vogliamo che si perda una ricchezza simile e stiamo notando che piace. Qui a Palermo però affinché la scena Hip Hop cresca veramente e diventi come a Milano un vero business bisogna abbattere alcune idee e concezioni che non fanno crescere. Serve più sostegno da parte del Comune che deve costruire una movida notturna di qualità, questo può realizzarsi solamente con la messa a disposizione di strutture adeguate.

Inoltre, abbiamo bisogno di più varietà per quanto riguarda le serate nei locali e il Rap rappresenta una valida alternativa, dato che è il genere più ascoltato negli ultimi anni. Basta con i soliti eventi notturni che spesso regalano episodi spiacevoli e riprovevoli, non sempre, ma capita».

I componenti del collettivo Gorilla Sauce sono: Turi Moncada, Nevra, Issel, Frank Popa; per quanto riguarda i producer vi sono Alex 305 e Valentino. Anche da questa crew vi è una buona rappresentanza del territorio palermitano, rapper che provengono da quartieri di periferia e non, infatti nei loro pezzi raccontano diverse realtà.

HAXEM E MATED
Dopo questa rassegna sui collettivi Rap attivi a Palermo, vi è anche chi decide di lavorare quasi da solo, ma che comunque si avvale di collaborazioni frequenti o sporadiche. Tra gli artisti più rilevanti e promettenti del capoluogo siciliano risultano esservi Haxem e il giovanissimo Mated.

I due sono molto differenti, iniziando da Haxem, classe 2001, il Rap lo accompagna fin da quando era molto piccolo, circa 11 anni: «Alle scuole medie, grazie alla professoressa di musica, che ci faceva studiare i vari generi musicali, mi sono imbattuto durante una lezione proprio sull’Hip Hop. A 13 anni ho scritto le mie prime rime per una prima cotta verso una ragazza, cose normalissime che capitano a quell’età, da qui ho capito che mi piaceva scrivere pezzi Rap.

Quindi, dopo un po’ di tempo, nel 2017, ho pubblicato il primo brano – afferma Haxem -. Posso dire che io ho incontrato il Rap e il Rap ha incontrato me. Uno dei miei punti di riferimento per quanto riguarda l’Hip Hop a Palermo è sempre stato Dante LSD, con cui ho avuto l’onore di collaborare in veste di producer, l’ho conosciuto con il suo primo pezzo, che oggi è molto conosciuto, perché fin da piccolo sono stato sempre molto curioso e quindi mi mettevo alla ricerca di brani Rap e quant’altro».

Artisticamente il rapper ventunenne ha una peculiarità che lo differenzia da tutti gli altri, ossia che è riuscito a costruire un’ulteriore anima all’interno della sua identità artistica e lo spiega lui stesso: «Si, nei miei pezzi capita di menzionare sempre un nome, ovvero James Costa. Lui non è altro che l’alter ego di Haxem. Costa è la parte di tutti noi che vorrebbe dire le cose senza peli sulla lingua, figurativamente può essere inteso come la belva che risiede in noi, per questo fa parte del mio stile, mi appartiene». Nel 2023 uscirà il primo album del rapper nostrano.

Ora si passa a Mated, lui è la sorpresa del Rap palermitano, basti pensare che il rapper ha ancora 17 anni e ha già pubblicato il suo primo Ep “Veleno”. Mated è nato nel 2005 per l’appunto, già è capace di ispezionarsi interiormente e di comunicare il tutto con la sua musica come si percepisce dai suoi ultimi lavori.

«Il Rap è il mio tutto. Un paio di anni fa ho capito pienamente che è quello che voglio fare nella vita, ho iniziato a rappare nel 2018, quando partecipavo anche ai contest che si organizzano qui a Palermo. In quel periodo ho iniziato a caricare video in cui rappavo su Instagram e ottenevano una buona attenzione anche dagli addetti ai lavori, oltre che dalle persone in generale.

Dopo aver conosciuto molte persone del settore e aver maturato la giusta esperienza, eccoci qui anche con l’uscita del mio primo Ep. Qui racconto i miei sentimenti, le mie emozioni e varie esperienze. Tengo a ringraziare la mia squadra, perché grazie a loro tutto questo è possibile, insieme abbiamo iniziato in un garage per avere uno spazio nel quale registrare e produrre, il nostro percorso continua» ha detto Mated. Assieme al giovanissimo artista siciliano lavorano: Ceejay, anche lui rapper, Capu e Vic, due producer.

Il Rap a Palermo sta cominciando a farsi notare non solo a livello locale ma anche artisti di spessore iniziano ad apprezzarlo. Un vero e proprio fenomeno culturale, come si evince già dalla scena nazionale, ma che a Palermo è rimasto per molto tempo ignorato o soffocato da tendenze del momento e non solo.

Il racconto delle realtà trattate in questo articolo, dimostra il grande potenziale artistico di questi giovani rapper, producer e tutte le figure che vi stanno dietro. L’Hip Hop è per gran parte degli artisti una scelta di vita, non un semplice genere musicale.

Sta di fatto che Palermo sembra essere sempre un passo indietro a tutti ma è una città che non ha nulla da invidiare al resto della scena nazionale, bisogna semplicemente aprirsi a nuovi fenomeni culturali del genere, che rappresentano anche una grande opportunità per valorizzare il territorio e che portano alla ribalta le capacità dei giovani palermitani non solo a livello artistico, musicale in questo caso, ma anche a livello tecnico e manageriale. Artisti capaci di raccontare, denunciare e emozionare per mezzo della loro musica. Meritano più fiducia.

Si spera che questo viaggio alla scoperta del Rap palermitano abbia suscitato la curiosità del lettore giunto tra queste ultime righe e che il medesimo viaggio, dunque, possa continuare facendosi condurre direttamente dalla musica di questi promettenti rapper.
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