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"Paziente dimessa prima del tempo": il Civico di Palermo sotto i riflettori alle Iene

Un altro presunto caso di malasanità nella nuova puntata dell'inchiesta giornalistica sul reparto di Chirurgia toracica dopo le denunce del medico

Balarm
La redazione
  • 14 maggio 2025

Un frame del servizio andato in onda a "Le Iene"

Riflettori ancora puntati sul reparto di Chirurgia toracica dell'ospedale Civico di Palermo, dopo i presunti casi di malasanità e cartelle falsificate denunciati da Francesco Caronia, dirigente medico e chirurgo dell'unità operativa.

Durante l'ultima puntata de "Le Iene", andata in onda ieri martedì 13 maggio, nell'inchiesta condotta da Gaetano Pecoraro, è emerso un altro presunto caso di malasanità, tra quelli segnalati da Caronia. (Guarda qui il servizio di martedì 13 maggio).

La storia è quella di Agata Paci, siciliana di 52 anni, alla quale sarebbe stato effettuato un intervento chirurgico non proprio adeguato e - sempre secondo l'accusa - la paziente sarebbe stata dimessa nonostante le sue condizioni fossero ancora precarie.

Ricordiamo che quello di questa donna è uno dei casi ancora al vaglio della Procura che dovrà decidere se procedere o meno. In attesa dell'esito processuale, raccontiamo quanto sarebbe accaduto e perché il caso è finito sotto riflettori di un'inchiesta giornalistica.

«Mi presento al pronto soccorso del Civico per una febbre molto alta che mi ha subito insospettito» spiega Paci ai microfoni delle Iene.

Il primo a farle la consulenza specialistica è proprio Caronia, il quale diagnostica sin da subito una fistola tra stomaco e polmone che avrebbe comportato la morte cellulare di una parte del polmone sinistro.

«All'inizio vengo deriso per la diagnosi fatta - racconta Caronia -. Propongo comunque un intervento chirurgico immediato per asportare la parte malata del polmone e ricostruire la parte dello stomaco in cui è presente la fistola».

Secondo quanto ricostruito dal medico, il caso sarebbe poi stato preso in carico dal primario del reparto che avrebbe annullato l'operazione programmata dal collega e deciso di intervenire in altro modo, «con una resezione parziale polmone - dice Caronia ai microfoni del programma tv -, ossia togliendo solo la parte malata dell'organo ma senza intervenire sullo stomaco». La fistola sarebbe quindi rimasta lì.

Durante l'operazione sarebbero stati utilizzati anche dei patch (ossia dei pezzi di tessuto) per chiudere la ferita, che si sarebbero a loro volta infettati.

«Una settimana dopo l'operazione - racconta Agata Paci - è iniziato a uscire pus dalla ferita. Torno in ospedale e di turno c'è ancora una volta il dottore Caronia, il quale mi dice che stavo rischiando di andare in setticemia».

L'altra accusa, in questo presunto caso, è che la donna sarebbe stata dimessa dal reparto nonostante avesse del versamento pleurico nei polmoni.

«Una mattina mi sveglio e vomito sangue». A quel punto Caronia le consiglia di fare una consulenza esterna in un'altra struttura ospedaliera. "Mi sentivo impotente", spiega il medico. A quel punto la paziente si rivolge a un ospedale di Milano, dove sarebbe stata sottoposta a un intervento simile a quello proposto da Caronia subito dopo la prima diagnosi.

«Porto ancora oggi le conseguenze di quell'errore - dice la donna -. Ho sempre mal di pancia, difficoltà a digerire, nausea. Non riesco ancora a guidare».

Come detto, questo è uno dei presunti casi di malasanità emersi dalle denunce di Caronia, finite al centro dell'inchiesta giornalistica di Gaetano Pecoraro de "Le Iene"( andata in onda nella puntata di martedì 6 maggio).

Il medico per tre anni ha registrato tutto. Una scelta che sarebbe arrivata alla fine di un lungo percorso iniziato molto prima con ben otto querele presentate in Procura, attraverso le quali Caronia denuncia tutto e tutti, facendo nomi e cognomi.

Sebbene sia tutto da accertare e verificare in sede processuale, i dialoghi registrati e mandati in onda in tv hanno destato scalpore e indignazione.

Il medico segnala 277 casi di cartelle cliniche che sarebbero state falsificate per ottenere più rimborsi ma soprattutto casi di pazienti operati «a mio avviso in maniera non corretta - denuncia il medico -, pazienti non operati per i quali magari si è perso tempo e addirittura pazienti introdotti in sala operatoria solo per colmare le sedute operatorie (ossia per non lasciare la sala vuota e inattiva, ndr).

Tra i casi più eclatanti, quella di una giovane donna di 37 anni, Nadia Costanzo, morta dopo un'operazione per eseguire una biopsia al collo su cui Caronia esprime dubbi sin dall'inizio. In un audio che riporta un dialogo tra il chirurgo e il primario Damiano Librizzi, Caronia dice: «Te l'avevo detto: "Tu non la devi addormentare. Lo facciamo in locale perchè la paziente muore". M... e muriu. A 37 anni. E siamo fortunati che la famiglia non ci ha denunciati».

Secondo quanto raccontato dal medico, la donna doveva essere sottoposta a una biopsia al collo da fare sotto anestesia locale, «per evitare complicazioni». La paziente invece viene trasferita in sala operatoria e operata in anestesia totale. Le sue condizioni si aggravano e la donna viene trasferita in Rianimazione. «Purtroppo non si risveglierà più».

Dopo quanto emerso nell'inchiesta giornalistica, l'assessorato regionale della Salute, su disposizione del governo Schifani, istituisce una Commissione straordinaria per verificare l’attività clinica dell’unità operativa di Chirurgia toracica del Civico, a seguito delle denunce presentate.

Al vaglio della commissione straordinaria della Regione ci sono tutte le cartelle cliniche degli ultimi 5 anni, dal 2020 al 2025, con particolare attenzione alla correttezza dei percorsi terapeutici, alla coerenza delle scelte cliniche e agli eventuali esiti successivi, anche in altre strutture sanitarie, regionali o extraregionali.

La Commissione, composta da esperti provenienti da diverse Aziende sanitarie siciliane, è chiamata a fornire aggiornamenti settimanali all’assessorato. Prevista anche la possibilità di ascoltare direttamente i pazienti coinvolti.

Sul caso del Civico, inoltre, il ministero della Salute ha attivato i carabinieri del Nas, che hanno ascoltato nei giorni scorsi il deputato regionale Ismaele La Vardera, che ha seguito la vicenda chiedendo, a supporto di Francesco Caronia, l'intervento della Regione e del ministro per fare luce sui casi denunciati dal medico.

«Lasciatemi raccontare cosa sta accadendo perché è importante voi sappiate - scrive La Vardera sui social -; in questi giorni qualche medico ha espresso disappunto davanti a quella che hanno definito una delegittimazione della categoria. Bene, nessuno ha mai detto che sulla vicenda la categoria dei medici ha colpe, anzi, si è ribadito che grazie al coraggio di un medico che oggi viene quasi trattato come un pentito di sanità, si sta provando a fare luce su di una vicenda che merita di essere approfondita a tutela dell’intera categoria medica - ha scritto La Vardera dopo essere stato ascoltato dal Nas -.

Nessuno avrebbe voluto interpellare i media, il medico dopo due anni non ha avuto alternative, tutti i passaggi formali erano stati abbondantemente consumati. Anche io avevo scritto a tutti prima di parlarvi del caso, ma silenzio. Adesso è come se qualcuno, fortunatamente non la gente comune che ci sta dicendo andate avanti, voglia delegittimare il dottore Caronia, che ha la colpa di alimentare odio verso la categoria.

Signori qui non stiamo alimentando nessun odio, i medici quelli bravi che a pancia a terra lavorano senza mezzi sono vittime di un sistema politico sanitario malato. Ai medici quelli bravi che restano in Sicilia nonostante un sistema che li invita a scappare dico semplicemente grazie».

Sulla vicenda è intervenuto l'Ordine dei Medici di Palermo, il quale «segue con estrema attenzione le recenti notizie sulle presunte irregolarità segnalate da un medico dell’ospedale Civico di Palermo. Al momento, non risultano pervenute comunicazioni ufficiali da parte dell’autorità giudiziaria né atti formali da cui derivi l’apertura di un procedimento penale a carico di alcun iscritto».

Pertanto, l'Omceo informa che «l’eventuale convocazione dei medici coinvolti e relativa attivazione degli organi disciplinari competenti avverrà esclusivamente dopo la trasmissione di elementi oggettivi da parte degli inquirenti, nel pieno rispetto delle garanzie procedurali previste dalla legge.

Nel frattempo, si precisa che ogni intervento o valutazione dell'Ordine sarà effettuata nel rispetto del codice deontologico e delle norme che regolano l’esercizio della professione medica».

Il Codacons da parte sua annuncia, infine, la nascita del “Comitato Verità e Giustizia per i Pazienti del Civico”, con l’obiettivo di garantire tutela legale e rappresentanza alle vittime di uno scandalo che scuote profondamente il sistema sanitario siciliano. Il comitato è rivolto a tutti i cittadini che ritengono di aver subito interventi chirurgici non necessari, diagnosi errate o ritardate, oppure manomissioni della propria documentazione sanitaria, e vogliono far valere i propri diritti.
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