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Qui stacchi la spina (anche) in autunno: un'oasi paradisiaca a pochi passi da Palermo

È il luogo ideale per mettere tutto (e tutti) a tacere: passato e presente legano dietro a un filo conduttore di rara bellezza: vi portiamo in un luogo rigenerante da scoprire

Salvatore Di Chiara
Ragioniere e appassionato di storia
  • 17 ottobre 2025

Porticciolo di Aspra

L’estate è finita. Il caldo torrido lascia spazio all’autunno. I colori vivaci sbiadiscono di fronte al cambiamento. Ricordi e spensieratezza fanno parte del passato. Il mar Tirreno è burrascoso, coglie i curiosi impreparati. Cambia aspetto, tuona selvaggiamente. La passeggiata al porticciolo di Aspra è più intensa che mai. Viva, rigenerante.

A pochi chilometri dal centro di Bagheria, la frazione marinara è il luogo ideale per mettere tutto (e tutti) a tacere. Passato e presente - in simbiosi - legano dietro a un filo conduttore di rara bellezza. Aspra è raggiungibile dalla via pedonale. Una lunga “passeggiata alberata”. Il cuore pulsante è a uno schiocco di dita, andiamo con calma.

Sì, apparente, senza frenesia alcuna. La stagione autunnale riappacifica mente e corpo dalle sfuriate estive. I passi cadenzati portano gli intrepidi osservatori a vivere lentamente ogni “pezzetto” del piccolo borgo. L’interesse cade su una “fetta sabbiosa”. Non è lontana, anzi, ogni secondo viene speso per ammirare un qualcosa che a breve sarà di nostro interesse.

Agitazione e speranza fremono gelosamente. “Li varchi parunu all’abbanduno”. No, giacciono in ordine. Seguono una collocazione ben precisa. L’ammirazione è l’unico strumento di appartenenza, non possiamo farne a meno. In quel lembo di terra s’è fatta la storia. Di secoli e dolori.

Di storia e società civile. Di pescatori esamini, stanchi e poco valorizzati. Le barche dipingono un quadro personale, ognuna racconta una storia, un vissuto che andrebbe letto, studiato e valorizzato. Dietro alla vita marinara, c’è un mondo fatto di “cosi beddi e tinti”. Un uomo è intento a preparare “l’armatura”.

È un impegno duro, dove sacrifici e costanza fanno la loro parte. A turno preparano gli attrezzi: la posta, il palangaro, la lenza, la circuizione e lo strascico. Sono fondamentali per la piccola pesca artigianale. Imperversa il vento, sarà una nottata difficile. Le acque gelide mostrano segni prepotenti. Uno “scontro titanico” da cui usciranno vincitori e vinti. E c’era un tempo assai lontano, di un tesoro chiamato “Aspara”.

Era una pietra gialla usata per la costruzione delle ville bagheresi e alcuni palazzi di Palermo. Dalle pietre si passa alla pesca. L’industria ittica trova terreno fertile. Il museo dell’Acciuga è il vero “Registro Identitario” di una comunità - quella dei pescatori - che ha modificato forme e stili nel territorio siciliano. Rimescoliamo le carte, tra scatti e posizioni deformi.

Alla ricerca della migliore posizione. Un richiamo alla melodia “Pi la Madunnuzza”. Correvano periodi complicati, di partenze e attese. D’un ritorno delle imbarcazioni. Una preghiera volta agli orizzonti, lontani dalla terraferma. Alla “carruzzata” non ci si fermava mai.

Aveva altre funzioni, come colonia di accoglienza per orfanelli e militari feriti. Proviamo a riflettere. “Il porticciolo è il simbolo pacifico di un qualcosa di grande chiamato mare”. Una questione ancora aperta. Fotografiamo da diverse angolature, gli scatti vanno immortalati in ogni senso e latitudine.

Non mancano gli errori eppure, in senso lato, le barche in legno mostrano la perfezione. Hanno “dato” (in gergo siciliano). Ci affacciamo, scrutiamo. Dietro a noi, la gente del borgo non smette mai di sognare. La linea “immaginaria” di confine è tracciata. Un legame che non cessa di esistere. È pura follia? No, un mondo parallelo tra arte antica e moderna.

Solo “li piscaturi” sanno il vero significato. I minuti scorrono inesorabili. Il ritorno è una formalità silenziosa. L’obiettivo è stato raggiunto, basta così. Il porticciolo di Aspra continua la sua vita, pronto a scrivere nuove pagine di storia sociale.
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