Rinunciò alla Serie C per lo studio e i suoi sogni: "Simona, sorella maggiore di tutte"
Marco Sabatino, allenatore della Kepha 2.0 di Cefalù dove militava la ventenne morta a Bagheria. "Era un esempio. Meritava il salto di categoria, preferì restare"

Simona Cinà, la ventenne morta a una festa di laurea a Bagheria
Una sorella maggiore è una guida. Prende per mano le piccole, le coccola, dispensa sapere ed esperienza, spiega cosa è opportuno fare, insegna i trucchi del mestiere. Simona Cinà era tutto questo, un riferimento per le compagne della Polisportiva Sporting Club Kepha 2.0, squadra di volley di serie D regionale.
La sua scomparsa è un trauma difficile da accettare. E non stupisce che le giovani atlete adesso si sentano smarrite, insicure, al punto da rivolgere ripetutamente al loro allenatore la domanda più graffiante e alla quale è impossibile rispondere: «Come faremo a giocare senza averla accanto?».
Mentre tutti si interrogano su come si possa morire a 20 anni a una festa di laurea come è successo a Simona nella notte tra venerdì 1 e sabato 2 agosto a Bagheria, c'è anche chi si chiede come potrà rinunciare a lei, come potrà convivere con questa mancanza.
Simona Cinà non è solo un volto che tutti hanno visto in questi giorni sul web o il nome di una storia dal finale terribile che tutti hanno letto. Era anche una figlia, una sorella, un'amica che ha lasciato un vuoto e alcuni interrogativi in attesa di risposta. Simona era anche una compagna di squadra, dal braccio potente ma dal cuore dolce.
«Era una ragazza splendida, seria. Oltre ad essere una atleta formidabile», commenta a Balarm Marco Sabatino che fino a pochi giorni fa era il suo allenatore. Che condivideva con lei gli allenamenti, ma anche i sorrisi. «Si era instaurato un rapporto di amicizia - racconta -, quando capita di incontrare persone splendide e perbene come lei non può che nascere un legame affettivo».
Marco Sabatino lo ripete più volte con la voce che trema: «Come faccio a parlare di lei al passato? Ma non posso non ricordarla per quello che era. Una ragazza splendida. Per le giocatrici della mia squadra era come una sorella maggiore. Le prendeva per mano, le guidava. Faceva la differenza».
Il 28 ottobre avrebbe compiuto 21 anni. L'anno scorso era arrivata a Cefalù in prestito dalla Capacense diventando subito un punto di riferimento. La Polisportiva Sporting Club Kepha 2.0, che ha una rosa con un'età media di 16 anni, cercava una giocatrice più esperta per affrontare al meglio il campionato di serie D. La scelta cadde su di lei.
«Era arrivata con l'idea di disputare solo 5 partite per poi dedicarsi all'Erasmus e al beach volley, con cui ha anche giocato un campionato europeo - spiega Sabatino -. Poi ha deciso di restare e ha fatto tutta la stagione con noi. E sarebbe rimasta ancora un altro anno, nonostante le proposte allettanti che aveva».
Giusto un paio di settimane fa era stata segnalata per il salto di categoria. «La professoressa Ina Baldi della Teams Volley Catania, squadra di serie C che punta alla promozione, era venuta a Cefalù a visionarla con l'intento di ingaggiarla. Se lo sarebbe meritato. Ma lei preferì rinunciare per amore di quello che faceva qui, per inseguire il sogno del beach volley e per continuare gli studi senza dove cambiare università».
Tutta la squadra è ancora sotto choc. Anche Gabriella Torcivia, presidente della società, fatica a nascondere la commozione quando parla di Simona Cinà. «Siamo tutti scossi - commenta -. La ricorderò sempre come una ragazza per bene, molto appassionata. Molto seria».
Giovedì sarà il giorno dell'autopsia, che dovrà far luce sulle cause che l'hanno strappata all'affetto dei suoi cari. La Procura nel frattempo ha svolto le sue indagini e interrogato i presenti, come ha chiarito in una nota diffusa lunedì 4 agosto per smentire molte informazioni inesatte sulle sue ultime ore di vita.
Nel testo, firmato dalla procuratrice facente funzione Concetta Federico, vengono ricostruite, minuto per minuto, le fasi di quella terribile notte in una villa di Bagheria. Dal rinvenimento del corpo da parte degli ultimi partecipanti alla festa in un angolo poco illuminato della piscina intorno alle 4, al tentativo di rianimarla da parte di almeno 2 ragazzi in attessa dei soccorsi.
La Procura ha anche rivelato la presenza degli alcolici nei pressi della piscina, posti sotto sequestro, così come i vestiti della ragazza. Mettendo così a tacere i dubbi sollevati dagli avvocati della famiglia di Simona.
La sua scomparsa è un trauma difficile da accettare. E non stupisce che le giovani atlete adesso si sentano smarrite, insicure, al punto da rivolgere ripetutamente al loro allenatore la domanda più graffiante e alla quale è impossibile rispondere: «Come faremo a giocare senza averla accanto?».
Mentre tutti si interrogano su come si possa morire a 20 anni a una festa di laurea come è successo a Simona nella notte tra venerdì 1 e sabato 2 agosto a Bagheria, c'è anche chi si chiede come potrà rinunciare a lei, come potrà convivere con questa mancanza.
Simona Cinà non è solo un volto che tutti hanno visto in questi giorni sul web o il nome di una storia dal finale terribile che tutti hanno letto. Era anche una figlia, una sorella, un'amica che ha lasciato un vuoto e alcuni interrogativi in attesa di risposta. Simona era anche una compagna di squadra, dal braccio potente ma dal cuore dolce.
«Era una ragazza splendida, seria. Oltre ad essere una atleta formidabile», commenta a Balarm Marco Sabatino che fino a pochi giorni fa era il suo allenatore. Che condivideva con lei gli allenamenti, ma anche i sorrisi. «Si era instaurato un rapporto di amicizia - racconta -, quando capita di incontrare persone splendide e perbene come lei non può che nascere un legame affettivo».
Marco Sabatino lo ripete più volte con la voce che trema: «Come faccio a parlare di lei al passato? Ma non posso non ricordarla per quello che era. Una ragazza splendida. Per le giocatrici della mia squadra era come una sorella maggiore. Le prendeva per mano, le guidava. Faceva la differenza».
Il 28 ottobre avrebbe compiuto 21 anni. L'anno scorso era arrivata a Cefalù in prestito dalla Capacense diventando subito un punto di riferimento. La Polisportiva Sporting Club Kepha 2.0, che ha una rosa con un'età media di 16 anni, cercava una giocatrice più esperta per affrontare al meglio il campionato di serie D. La scelta cadde su di lei.
«Era arrivata con l'idea di disputare solo 5 partite per poi dedicarsi all'Erasmus e al beach volley, con cui ha anche giocato un campionato europeo - spiega Sabatino -. Poi ha deciso di restare e ha fatto tutta la stagione con noi. E sarebbe rimasta ancora un altro anno, nonostante le proposte allettanti che aveva».
Giusto un paio di settimane fa era stata segnalata per il salto di categoria. «La professoressa Ina Baldi della Teams Volley Catania, squadra di serie C che punta alla promozione, era venuta a Cefalù a visionarla con l'intento di ingaggiarla. Se lo sarebbe meritato. Ma lei preferì rinunciare per amore di quello che faceva qui, per inseguire il sogno del beach volley e per continuare gli studi senza dove cambiare università».
Tutta la squadra è ancora sotto choc. Anche Gabriella Torcivia, presidente della società, fatica a nascondere la commozione quando parla di Simona Cinà. «Siamo tutti scossi - commenta -. La ricorderò sempre come una ragazza per bene, molto appassionata. Molto seria».
Giovedì sarà il giorno dell'autopsia, che dovrà far luce sulle cause che l'hanno strappata all'affetto dei suoi cari. La Procura nel frattempo ha svolto le sue indagini e interrogato i presenti, come ha chiarito in una nota diffusa lunedì 4 agosto per smentire molte informazioni inesatte sulle sue ultime ore di vita.
Nel testo, firmato dalla procuratrice facente funzione Concetta Federico, vengono ricostruite, minuto per minuto, le fasi di quella terribile notte in una villa di Bagheria. Dal rinvenimento del corpo da parte degli ultimi partecipanti alla festa in un angolo poco illuminato della piscina intorno alle 4, al tentativo di rianimarla da parte di almeno 2 ragazzi in attessa dei soccorsi.
La Procura ha anche rivelato la presenza degli alcolici nei pressi della piscina, posti sotto sequestro, così come i vestiti della ragazza. Mettendo così a tacere i dubbi sollevati dagli avvocati della famiglia di Simona.
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