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Risate (agrodolci) nel primo film dei Sansoni: le sventure degli over 30 in "E poi si vede"

Una commedia dolce e amara che fotografa con una grande ironia la precarietà dei millennial. E ci sono verità scomode in cui è impossibile non riconoscersi

Silvia De Luca
Giornalista
  • 1 agosto 2025

I Sansoni

Un vecchio detto dice che "la lingua batte dove il dente duole" e con E poi si vede I Sansoni ci fanno proprio dolere. Con il loro film d'esordio, disponibile su Netflix e su altre piattaforme online, il duo comico formato dai fratelli palermitani Fabrizio e Federico Sansone, raccontano l'amara realtà dei tanti giovani italiani che si ritrovano a sopravvivere tra sogni incompiuti, lavori precari e sottopagati e un futuro sempre più incerto.

Diretto da Giovanni Calvaruso e scritto proprio dai fratelli Sansone, la trama del film ruota attorno a Fabrizio, Federico e Luca, tre ragazzi siciliani molto diversi fra loro ma accomunati dallo stesso obiettivo: vincere il concorso per un posto da impiegato nell'ufficio legale del Comune di Malvasia.

Fabrizio, figlio di un umile operaio, dopo la laurea in giurisprudenza si è guadagnato il titolo di avvocato, quantomeno sulla carta, visto che non esercita la professione.

Ostinato, crede che i suoi anni di studio lo aiuteranno a superare l'ennesimo concorso pubblico, al quale si presenta carico di speranze, a differenza del padre, che subito lo riporta con i piedi per terra.

A concorrere per lo stesso posto, infatti, ci sono anche Federico e Luca. Il primo, figlio di un consigliere comunale, si è laureato in giurisprudenza solo per compiacere il padre ed è in attesa di una sua raccomandazione che, però, non sembra arrivare. Il secondo, invece, è figlio di una senatrice arrivista pronta a tutto pur di far vincere il concorso al figlio.

Con Trapani a fare da sfondo, "E poi si vede" racconta le disavventure di una generazione intera, quella dei millennial, nel disperato tentativo di chiedere aiuto, persi come sono in una società che sembra non volerli e che contemporanemante li accusa di non fare abbastanza.

Tante le aspettative, un po' meno quelle che sono state rispettate, come racconta bene il povero Fabrizio che, costretto ad accantonare laurea e toga, si ritrova a fare il rider ed esorta il suo professore di italiano del liceo, destinatario di una consegna, a non illudere troppo gli studenti particolarmente dotati perché poi c'è il rischio che porti male.

Tra i soliti "Io alla tua età già lavoravo e avevo un figlio", "I giovani di oggi non voglio fare nulla" e i genitori assillanti che vedono i concorsi pubblici come unico futuro a cui ambire, sono tanti gli stereotipi (veri) ai quali si appoggia l'umorismo di "E poi si vede", riuscendo sempre a strappare almeno una risata allo spettatore che non può fare a meno di rivedersi in Fabrizio e Federico.

Impossibile resistere alla comicità dei fratelli Sansone, a cui Aldo Baglio, Salvo Ficarra e Valetino Picone hanno inevitabilmente fatto scuola.

I Sansoni ci regalano anche un cameo tanto inaspettato quanto esilaratne: quello di Alessio Rubino. Il content creator palermitano, infatti, veste i panni di Paolo, laureato in psicologia e barista suo malgrado.

Con poche ed efficaci battute riesce a farci ridere della frustrazione di non poter esercitare la professione per la quale si è studiato tanto, per amore di portare il proverbiale "pane a casa" la sera.

"E poi si vede" è il racconto di una generazione in attesa di risposte, che nell'attesa ride per non piangere.

I Sansoni ci dimostrano che forse non basta studiare, impegnarsi o sognare, ma intanto, almeno, possiamo riderci su.

Non importa se tutto va a rotoli… poi si vede.
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