Se gli incendi in Sicilia non sono solo un problema estivo: cos'è il "fuoco prescritto"
Alcuni progetti pilota, come quelli in Sardegna o in Piemonte, mostrano risultati promettenti, ad indicare che la tecnica può contribuire a salvaguardare alcune zone

Con l’inizio dell’autunno e la fine dell’estate si potrebbe pensare che il problema degli incendi per quest’anno sia definitivamente superato e che vigili del fuoco ed esperti possano tirare un sospiro di sollievo, con l’arrivo delle piogge e del maltempo. In verità, però, nelle score ore alcuni roghi sono divampati in alcuni territori della nostra isola e il tema degli incendi non si può considerare solo un argomento estivo, da trattare annualmente a partire dalla primavera. Per far fronte a questi pericolosi fenomeni bisogna stare allerta tutto l’anno e lavorare giornalmente con la prevenzione.
Lo sanno molto bene gli organizzatori di un evento che si svolgerà tra il 3 e il 9 novembre prossimo ad Altofonte, nei pressi della Valle Fico, e che avrò come argomento il "Fuoco Prescritto", una tecnica utilizzata per prevenire gli incendi boschivi. Tra gli organizzatori di questo evento ci saranno alcuni soci di D.R.E.Am.
Italia, alcuni membri del Corpo Forestale della Regione Siciliana e alcuni docenti del Dipartimento SAAF dell’Università degli studi di Palermo, oltre che alcuni soci del Collettivo Rewild Sicily che da anni si impegna nel contrastare gli incendi. La tecnica del fuoco prescritto prevede di appiccare deliberatamente un rogo di piccole dimensioni, in condizioni meteorologiche e ambientali attentamente selezionate.
Il suo scopo è quello di bruciare in modo controllato la vegetazione secca, il sottobosco e altri materiali infiammabili che, se lasciati accumulare, possono alimentare incendi incontrollati e distruttivi. Questi roghi vengono appiccati in genere da personale esperto, impegnati nel rigenerare tramite tale tecnica gli ecosistemi boschivi.
Alcuni studi svolti per esempio in Spagna e negli USA hanno dimostrato che il fuoco prescritto aiuta a ridurre il numero degli incendi di grandi dimensioni e a mantenere la biodiversità, oltre a favorire la crescita di nuove piante e a controllare le specie invasive. Da tempo presente in varie regioni del mondo, il fuoco prescritto è una tecnica riconosciuta dalla normativa nazionale, in particolare dalla Legge 155/2021.
Essa non è però esente da polemiche. Sono infatti diversi gli ambientalisti che criticano i sostenitori di questa tecnica, visto che bruciare le sterpaglie comporta sempre la liberazione di gas serra e non è considerato un metodo al 100% sicuro.
Alcuni incendi possono infatti trarre origine proprio da delle fiamme prescritte sfuggite di mano ed è per questa ragione se il personale chiamato a svolgere questo lavoro deve essere attentamente selezionato e costantemente seguito, tramite corsi di formazione specifica. La Sicilia non sarebbe inoltre la prima regione italiana in cui viene praticata questa tecnica.
Alcuni progetti pilota, come quelli in Sardegna o in Piemonte, hanno già mostrato risultati promettenti, ad indicare che la formazione funziona e che la tecnica può contribuire a salvaguardare alcuni tratti importanti del nostro paese. I fuochi prescritti d’altronde avverrebbero soprattutto all’esterno dalle aree più significative delle varie riserve o dai parchi naturali, in modo così da proteggerle.
L’iniziativa di inizio novembre rientra anche nell’ambito del progetto «Custodi e territorio: pianificazione territoriale con e per la comunità per la prevenzione degli incendi», promosso e sostenuto da Sicily Environment Fund e Patagonia, e reso possibile grazie al supporto operativo del Comune di Altofonte, della Pro Loco Altofonte e della Protezione Civile.
Lo sanno molto bene gli organizzatori di un evento che si svolgerà tra il 3 e il 9 novembre prossimo ad Altofonte, nei pressi della Valle Fico, e che avrò come argomento il "Fuoco Prescritto", una tecnica utilizzata per prevenire gli incendi boschivi. Tra gli organizzatori di questo evento ci saranno alcuni soci di D.R.E.Am.
Italia, alcuni membri del Corpo Forestale della Regione Siciliana e alcuni docenti del Dipartimento SAAF dell’Università degli studi di Palermo, oltre che alcuni soci del Collettivo Rewild Sicily che da anni si impegna nel contrastare gli incendi. La tecnica del fuoco prescritto prevede di appiccare deliberatamente un rogo di piccole dimensioni, in condizioni meteorologiche e ambientali attentamente selezionate.
Il suo scopo è quello di bruciare in modo controllato la vegetazione secca, il sottobosco e altri materiali infiammabili che, se lasciati accumulare, possono alimentare incendi incontrollati e distruttivi. Questi roghi vengono appiccati in genere da personale esperto, impegnati nel rigenerare tramite tale tecnica gli ecosistemi boschivi.
Alcuni studi svolti per esempio in Spagna e negli USA hanno dimostrato che il fuoco prescritto aiuta a ridurre il numero degli incendi di grandi dimensioni e a mantenere la biodiversità, oltre a favorire la crescita di nuove piante e a controllare le specie invasive. Da tempo presente in varie regioni del mondo, il fuoco prescritto è una tecnica riconosciuta dalla normativa nazionale, in particolare dalla Legge 155/2021.
Essa non è però esente da polemiche. Sono infatti diversi gli ambientalisti che criticano i sostenitori di questa tecnica, visto che bruciare le sterpaglie comporta sempre la liberazione di gas serra e non è considerato un metodo al 100% sicuro.
Alcuni incendi possono infatti trarre origine proprio da delle fiamme prescritte sfuggite di mano ed è per questa ragione se il personale chiamato a svolgere questo lavoro deve essere attentamente selezionato e costantemente seguito, tramite corsi di formazione specifica. La Sicilia non sarebbe inoltre la prima regione italiana in cui viene praticata questa tecnica.
Alcuni progetti pilota, come quelli in Sardegna o in Piemonte, hanno già mostrato risultati promettenti, ad indicare che la formazione funziona e che la tecnica può contribuire a salvaguardare alcuni tratti importanti del nostro paese. I fuochi prescritti d’altronde avverrebbero soprattutto all’esterno dalle aree più significative delle varie riserve o dai parchi naturali, in modo così da proteggerle.
L’iniziativa di inizio novembre rientra anche nell’ambito del progetto «Custodi e territorio: pianificazione territoriale con e per la comunità per la prevenzione degli incendi», promosso e sostenuto da Sicily Environment Fund e Patagonia, e reso possibile grazie al supporto operativo del Comune di Altofonte, della Pro Loco Altofonte e della Protezione Civile.
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