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Stop al Ponte sullo Stretto, è scontro fra Lega e Pd: "Che fine fanno questi soldi"

La decisione della Corte dei Conti scuote e divide anche la politica siciliana. Schifani e Meloni parlano di "ingerenza". Per M5s è una "bocciatura sacrosanta"

Balarm
La redazione
  • 30 ottobre 2025

Il progetto del Ponte sullo Stretto

Lo stop della Corte dei Conti alla costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina scuote la politica nazionale e siciliana. La prima reazione ad arrivare, la più immediata, è quella del ministro delle Infrastrutture e vicepremier Matteo Salvini, convinto sostenitore dell'opera che parla di «una scelta politica più che un giudizio tecnico». E «In attesa delle motivazioni - aggiunge - chiarisco subito che non mi sono fermato quando dovevo difendere i confini e non mi fermerò ora, visto che parliamo di un progetto auspicato perfino dall’Europa che regalerà sviluppo e migliaia di posti di lavoro da Sud a Nord. Siamo determinati a percorrere tutte le strade possibili per far partire i lavori. Andiamo avanti».

Sulla stessa linea anche la premier Giorgia Meloni che attacca in modo ancora più forte la decisione dei giudici contabili, definendo «La mancata registrazione da parte della Corte dei conti della delibera Cipess riguardante il Ponte sullo Stretto è l’ennesimo atto di invasione della giurisdizione sulle scelte del Governo e del Parlamento. La riforma costituzionale della giustizia e la riforma della Corte dei Conti, entrambe in discussione al Senato, prossime all’approvazione, rappresentano la risposta più adeguata a una intollerabile invadenza, che non fermerà l’azione di Governo, sostenuta dal Parlamento».

Parla di «ingerenza» anche il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, una decisione che - secondo il governatore - «rischia di paralizzare l’azione di governo, ostacolando un’opera strategica per lo sviluppo dell’Italia e per il futuro della Sicilia. Un conflitto apparente tra poteri che abbiamo già vissuto e segnalato anche in Sicilia. Il Ponte sullo Stretto è un’infrastruttura attesa da decenni dai nostri cittadini e dal nostro sistema produttivo. Ribadisco - aggiunge Schifani - la mia piena sintonia con il Governo nazionale e con il ministro Matteo Salvini, che ringrazio per la determinazione dimostrata in questi anni. Continueremo a difendere con forza il diritto della Sicilia a colmare un divario infrastrutturale che dura da troppo tempo».

«Attendiamo le motivazioni di una sentenza sui cui è necessario far chiarezza. Siamo determinati ad assumere ogni iniziativa necessaria a confutare o superare il deliberato al fine di proseguire i lavori per un’opera da oltre 13 miliardi, che porterebbe lavoro e assicurerebbe lo sviluppo del Meridione e dell’intera nazione. Nostro obiettivo è fare il bene di milioni di cittadini», gli fa eco il senatore Nino Germanà, coordinatore della Lega in Sicilia.

Intanto è fuoco incrociato in Sicilia fra la varie parti politiche. Lega e Pd si scontrano a suon di dichiarazioni e attacchi. Michele Catanzaro, capogruppo del Partito Democratico all'Ars attacca Salvini: «La decisione della Corte dei Conti, al di là delle valutazioni sull’utilità dell’infrastruttura, mettono a nudo l’inadeguatezza di un ministro come Matteo Salvini che fino ad oggi ha saputo fare solo vuota propaganda».

E poi punto il dito verso la Regione e Schifani: «Adesso bisognerà valutare gli effetti di questa decisione sulle finanze regionali, dal momento che il presidente della Regione Siciliana Renato Schifani si era accodato, per mero opportunismo politico, al progetto-slogan del Ponte sullo Stretto destinando oltre un miliardo di euro dei siciliani al cofinanziamento dell’opera. Risorse che, come abbiamo sostenuto dal primo momento, si sarebbero potute utilizzare per ospedali, scuole e infrastrutture sul territorio. Schifani adesso spieghi che fine faranno quei soldi».

In difesa di Salvini interviene il capogruppo della Lega all'Ars, Salvo Geraci: «Le affermazioni di Michele Catanzaro, sono lo specchio della decadenza del Pd, un partito privo di idee per lo sviluppo del Paese e della Sicilia, capace unicamente di boicottare in nome del vecchio motto "tanto meglio tanto peggio". Il ponte andrà avanti perché tutto è stato fatto nel pieno rispetto delle norme e il giudizio della Corte è veramente sorprendente. I finanziamenti della Regione Siciliana rimangono confermati per il ponte, perché rappresentano un investimento importante per la crescita della nostra Sicilia”. Lo afferma Salvo Geraci, capogruppo della Lega all’Assemblea regionale siciliana.

Attacchi alla maggioranza anche dal M5s siciliano, col capogruppo all'Ars Antonio De Luca, che definisce il progetto del Ponte «l'inutile giocattolo di Salvini». Per i Cinquestelle la decisione della Corte dei Conti «è la sacrosanta bocciatura del disastroso governo Meloni che non riesce ad azzeccarne una manco per sbaglio. Dovrebbero prenderne atto, cospargersi il capo di cenere, chiedere scusa a tutti gli italiani e dimettersi. Lo stesso dovrebbe fare Schifani, invece di imbastire una ridicola difesa d'ufficio e parlare di ingerenza della magistratura contabile in perfetto stile berlusconiano. Renda conto, invece, ai siciliani del miliardo e 300 milioni destinati a questa folle sceneggiata, sottratti alle nostre infrastrutture fatiscenti anche per colpa del suo governo che sa solo parlare di poltrone e inchinarsi a tutti i diktat romani a dispetto degli interessi della Sicilia».

Riunione d'urgenza a Palazzo Chigi
"Una riunione d'urgenza" a Palazzo Chigi è stata convocata da Giorgia Meloni per questa mattina (giovedì 30 ottobre) "per affrontare la questione", ha spiegato Matteo Salvini in un'intervista al Corriere della sera.

L'obiettivo della riunione è trovare una soluzione per far partire i lavori. E una soluzione per andare avanti nonostante la decisione dei giudici contabili potrebbe esserci. Nelle prossime settimane l'esecutivo infatti potrebbe assumersi la responsabilità politica di superare i rilievi della Corte dei Conti.

Come spiegato da Matilde Siracusano, sottosegretario ai Rapporti con il Parlamento e deputata di Forza Italia: «Ci potrà infatti essere una deliberazione specifica del Consiglio dei ministri, che ha il compito di valutare se l'atto in questione risponda a interessi pubblici di rilevanza superiore e quindi debba essere eseguito comunque. Se il Consiglio dei ministri confermerà la necessità dell'atto, la Corte dei Conti dovrà comunque ordinare la registrazione dell'atto, apponendo un visto con riserva. Un atto registrato con riserva acquisisce piena efficacia legale, cioè può essere eseguito normalmente, ma rimane comunque una possibile responsabilità politica per il governo, cosa che francamente non ci spaventa. A causa di questa vicenda perderemo un po' di tempo, ma andando avanti con determinazione eviteremo che questo Paese venga screditato di fronte a chi è pronto ad investire».
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