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Storia di un "cornuto e contento": un piccolo borgo siciliano e il famoso scrittore David Lawrance

La prima fujtina anglotedesca della storia di consumo in Sicilia e a raccontarla, corna annesse, fu lo scrittore inglese David Herbert Lawrence che ambientò il suo romanzo a Castelmola

Gianluca Tantillo
Appassionato di etnografia e storia
  • 26 agosto 2021

David Herbert Lawrance e Frieda von Richthofen

Una ricca nobildonna, stanca di un matrimonio che ha la stessa vitalità di Dawnson Leery e Joy Potter in Dawson’s Creek, conosce per caso un uomo tutto peli e setole e nientepopodimeno guardiacaccia della tenuta di suo marito (infortunato di guerra) che, poveretto, comprenderà a suo danno che quel prurito alla testa non era un'intensa attività cerebrale ma 'e ccorne messe dalla moglie.

Tra il virile guardacaccia e la signora Ferrero Rocher scoppierà una passione che Tinto Brass può accompagnare solo. Ci sono! La indovino a prima botta: è “Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto” di Lina Wertmüller. Ecco, nonostante la mia dichiarata passione per Giancarlo Giannini nel ruolo di Gennarino Carunchio che si esibisce a colpi “bottana industriale!” ai danni della compianta Mariangela Melato, la risposta è sbagliata.

La nostra storia, o meglio la nostra indagine, inizia da uno dei più grandi classici della letteratura mondiale per approdare a Castelmola, un piccolo borgo nei pressi di Taormina che non è la Montelusa di Montalbano ma ci siamo quasi. Il romanzo in questione è L’amante di Lady Chatterley e il suo autore David Herbert Lawrence. Secondo voci di popolo (e non solo), che sono sempre mezze verità, la trama del capolavoro che abbiamo molto sinteticamente riportato a inizio articolo in realtà è ispirata proprio ai tradimenti subiti dallo scrittore e perpetrati dalla moglie che non doveva essere proprio una santuzza (in pratica la testa che prudeva, non trattandosi intensa attività celebrale ma di corna, non era quella del personaggio di fantasia Sir Clifford ma di David Herbert Lawrance).
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Tutto comincia il marzo del 1912 quando David incontra la bella Frieda von Richthofen, figlia di un ricchissimo barone tedesco e sposata con il filologo inglese Ernest Weekley. Ora, fra David che ha già le verve e il fascino dello scrittore ed Ernest che scrive dizionari etimologici voi chi avreste scelto? Frieda non ci pensa due volte e a maggio dello stesso anno sulle note di “chi avuto, avuto, avuto… chi ha dato, ha dato, dato, scurdàmmoce o passato…” dice ad Ernest che va comprare le sigarette e non ritorna più.

In realtà i due scappano insieme a Metz, in Francia, dai parenti di lei e pochi mesi dopo David pubblica il suo secondo romanzo che con moltissima fantasia intitola “Il Trasgressore” (niente paura perché il terzo lo intitola “Figli e Amanti”). Signori miei, e dove mai avrebbe potuto continuare la storia di un inglese che si innamora di una tedesca e compie la prima fujtina anglotedesca della storia? Ovviamente in Sicilia.

Prima di arrivarci anche noi, in Sicilia, per dovere di cronaca è giusto riportare che la pubblicazione di “L’amante di Lady Chattrley” scatenò un vero e proprio terremoto nel buoncostume al punto tale che venne bandito da tutta e Europa: i riferimenti e le allusioni sessuali vengono considerati scabrosi al punto tale che nel Regno Unito verrà pubblicato solo nel 1960.

Dove eravamo rimasti? Ah, sì! Tra il 1920 e il 1922 si fanno un bel soggiorno a Taormina e abitano precisamente in via Fontana Vecchia: David è sempre un po' provato anche perché ha la tubercolosi e spera che l'aria di mare gli faccia bene, Frida invece è sempre un poco annoiata perché, non fosse per la cataprasima che si porta appresso, spaccherebbe il mondo e non solo.

Destino vuole che non distante da Taormina, precisamente a Castelmola, abiti un'amica inglese di Frieda, di nome Betty, dove la donna andrà un giorno si e l'altro pure a prendere il tè in sua compagnia. Voi provate a pensare il caldo, la strada sterrata e Castelmola che si trova sul pizzo di una montagna ad 800mt di altezza sul livello del mare: poteva mai farsela a piedi la povera crista? No, anche perché ancora manco le scarpe da trekking avevano inventato.

Per questo motivo la gentilissima Betty, per facilitarle il viaggio, le mette a disposizione il suo mulo. Il problema il mulo è? No, il problema è il mulattiere (quello tutto peli e setole di cui parlavamo prima) che risponde al nome di Peppino D'Allura: i due partono assieme la mattina e, per la felicità del prurito di David che intanto è diventato vero e proprio manciaciume, tornano alla calata del sole. Però pure tu, Daviduzzo, buono si, cretino picchì!?

A quanto si dice Peppino era un bello figghio e non passò inosservato Frieda che, ogni tanto, forse, per tastargli il polso faceva qualche battuta maliziosa tipo: “a me piace lo maschio ataliano perché fare bene l’amore”. Battuta o non battuta, sempre voce di popolo, si racconta che in uno di quei viaggi afosi per Castelmola, dopo i famosi tre giorni di scirocco, la gentilissima Betty non vide arrivare né Frieda, né il mulo, né Peppino: un temporale estivo li aveva bloccati dentro un casolare diroccato in aperta campagna.

Forse ci colpò l’atmosfera, forse Frieda aspettava solo l’occasione propizia, fatto sta che si spogliò ignuda ed uscì dal casolare comportandosi uguale ugale ad Anita Ekberg in “La dolce vita” quando dentro la Fontana di Trevi si mette a fare «Marcello, come here!». E siccome Peppino più di che Mastroianni teneva la grazia di Gennarino Carunchio sopraccitato, è più probabile che invece di dire “ma sì, vengo anch’io” l’abbia afferrata con forza ed abbia risposto “Lezione nummaro uno: danaro p’accattare chisto pisci non ce n’è!”.

Il resto rimane nelle intimità di Peppino e Frieda, perché non mi pare delicato, e sul peso portato da David (quello delle corna) che, per la serie mettiamoci una pietra sopra e non ci pensiamo più, pare s’ispirerà proprio a questo tradimento per scrivere il suo capolavoro rendendo la cosa eterna invece di metterla da parte (ci vuole fegato!).

La storia di passione tra nobildonna e il mulattiere durerà circa un anno e mezzo: i suoi segreti se li porterà appresso Peppino quando nel 1990 morirà nella sua Castelmola nel 1990. Che la terra sia lieve, masculazzo!
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