AMBIENTE
Tra i più estesi d'Europa e in dormiveglia davanti alla Sicilia: il Marsili, il vulcano sommerso
Si trova posizionato nel Tirreno meridionale, appartenente all'arco insulare Eoliano, a circa 140 km a nord della Sicilia e a circa 150 km a ovest della Calabria ed è il più esteso vulcano d’Europa
Il vulcano Marsili in un'immagine radar (da Napoli Today)
Si trova posizionato nel Tirreno meridionale, appartenente all'arco insulare Eoliano, a circa 140 km a nord della Sicilia e a circa 150 km a ovest della Calabria ed è, come dicevamo, il più esteso vulcano d’Europa. È stato indicato come potenzialmente pericoloso, perché se si svegliasse, potrebbe innescare un maremoto che interesserebbe le coste tirreniche meridionali.
Il suo nome deriva dallo scienziato che lo individuò, Luigi Ferdinando Marsili, che lo scoprì negli anni venti del XX secolo; studiato poi a partire dal 2005 nell'ambito di progetti strategici del CNR, per mezzo di un sistema sonar multifascio e di reti integrate di monitoraggio per osservazioni oceaniche.
Come riportato nell'articolo di Stefano Randelli, secondo l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia se il Marsili eruttasse l’unico segno in superficie sarebbe "l’acqua che bolle" legata al degassamento e galleggiamento di materiale vulcanico (pomici) che rimarrebbe in sospensione per alcune settimane.
Quindi, interpretando queste informazioni scientifiche, molti degli scenari catastrofisti, messi in campo più da profani che da gente titolata, legati a esplosioni e conseguenti tsunami probabilmente sono più suggestioni che realtà.
L’unico contrattempo potrebbe essere legato ad una deviazione delle rotte navali per semplice precauzione.
Ma queste sono solamente ipotesi che non trovano riscontro scientifico al momento, se non nei cosiddetti "seafloor sliding" superficiali (cioè franamento del fondo marino), solo nel settore centrale del vulcano.
Nel febbraio 2010 la nave oceanografica Urania, del CNR, ha iniziato una campagna di studi sul vulcano sommerso e sono stati rilevati rischi di crolli potenzialmente pericolosi che testimoniano una notevole instabilità. Una regione significativamente grande della sommità del Marsili risulta inoltre costituita da rocce di bassa densità, fortemente indebolite da fenomeni di alterazione idrotermale; cosa che farebbe prevedere un evento di collasso di grandi dimensioni.
Secondo quanto riportato sempre da Randelli nei report storici e geologici degli tsunami che hanno interessato le coste tirreniche non ci sono evidenze di onde anomale ricollegabili a collassi laterali del Marsili; allo stesso tempo, però, non è detto che nel futuro questi non si possano verificare.
La realtà, però, secondo gli scienziati, suggerirebbe la necessità di stanziamento di fondi proprio per studiare meglio, e prevenire eventualmente, la natura dei fenomeni che potrebbero manifestarsi.
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