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Un angolo di "perfetta bellezza" a Brancaccio (pure di notte): rinasce il parco di Maredolce

Un vero paradiso, residenza estiva di Ruggero II, circondato da un fiabesco parco che si estendeva ai piedi del Monte Grifone. Una novità riguarda le aperture serali

  • 21 giugno 2023

Il giardino di Maredolce

Un luogo che “fu preziosa dimora cui Dio elargì perfetta bellezza”. Viene così definito dai poeti arabi il castello di Maredolce, a Palermo, o (meglio, per gli esperti) il Palazzo Maredolce o della Favara.

Un angolo di paradiso proprio nel quartiere di Brancaccio che, dopo anni di richieste di interventi, vedrà il suo parco restituito alla comunità. Un giardino fiabesco che si prepara a tornare in tutto il suo splendore anche…di notte. Con i lavori, da poco annunciati, si prevede di aprire, anche la sera, il parco ai cittadini, dal momento che sarà installata una parte fotovoltaica che lo renderà fruibile.

Questo il vasto progetto per la sua riqualificazione e per la (rinnovata) fruizione al pubblico. In cantiere c’è la manutenzione dell'agrumeto, vocato alla produzione del mandarino "Tardivo di Ciaculli", ma anche il rifacimento dei servizi igienici, il magazzino dell’isola, che emergeva al centro del lago, la camera dello scirocco e la vasca d'irrigazione.
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Il progetto include anche il restauro e il consolidamento della muratura perimetrale dell'isola.

«Nel corso del tempo, le amministrazioni si sono interessate al complesso, ma con tempi biblici – spiega Domenico Ortolano, presidente dell'associazione Castello e Parco di Maredolce -. Noi, però, non ci siamo mai arresi e abbiamo dato una bella spinta.

Così, tra la fine degli anni ’90 e gli inizi del 2000, c’è stato un primo grosso intervento di restauro e quasi metà palazzo venne espropriato. Nel 2009, è stata la volta dei lavori diretti da Matteo Scognamiglio, grazie ai quali, a poco a poco, veniva alla luce la bellezza del monumento».

Un vero e proprio paradiso sulla terra, che risale al XII secolo, ed era la residenza estiva di Ruggero II, circondato da un fiabesco parco che si estendeva alle pendici del Monte Grifone e si caratterizzava per la presenza di un grande bacino artificiale alimentato dalla sorgente della Favara.

Uno dei momenti di massimo splendore, che visse il Parco, fu sotto la guida di re Guglielmo II: erano gli anni in cui l’area faceva parte dei cosiddetti Sollazzi Regi, un sistema di residenze reali. C’erano la Cuba Sottana, conosciuta, oggi, come il Castello della Cuba.

E, ancora, la Cuba Soprana, che, ai giorni d’oggi, altri non è che Villa Di Napoli. Poi, c’era il Castello della Zisa e, infine, il Castello dell'Uscibene.

«Con l’avvento degli angioini, però, comincia la decadenza – prosegue Ortolano -. Prima di andarsene, distrussero l’enorme distesa di datteri, che era la bellezza di Maredolce. Poi, dopo l’arrivo di Federico III d’Aragona, per più di 100 anni, divenne la sede dei cavalieri normanni di passaggio, che si recavano in Terrasanta.

Ma non solo questo: venne anche utilizzato come ospedale. Un’altra svolta, si ebbe nel 1460, quando venne concesso alla famiglia di Bologni, che fece del parco una grande produzione di canna da zucchero».

«Di conseguenza – conclude il presidente dell'associazione Castello e Parco di Maredolce – sarà, ancora di più, una grande attrazione turistica. Ne siamo fieri.

Negli anni, infatti, il compito della nostra associazione non è stato soltanto il recupero della struttura, ma operare per la crescita educativa del territorio, coinvolgendo scuole e cittadini.

Ringraziamo, per l'interesse, la sovrintendente, Selima Giorgia Giuliano, che, da subito, si è interessata nel portare avanti, con l’impegno che la distingue, il recupero totale del palazzo e parco di Maredolce e, quanto prima, di sistemare la piazza davanti al palazzo.

Infine, vedo impegnato, in prima persona, l'assessore regionale ai Beni culturali, Francesco Scarpinato, che venne a consegnare l'appalto del parco all'impresa che deve eseguire i lavori.

Ho notato il suo entusiasmo, che già intravede la fruizione serale del parco e palazzo, tanto da farlo un'attrazione nazionale».

L'intervento, su progetto della Soprintendenza dei Beni culturali e paesaggistici del capoluogo, si aggiunge a quelli realizzati negli anni per il restauro dell'edificio, ed è finanziato con risorse del Fondo Sviluppo e Coesione 2014-2020.
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