ARTE E ARCHITETTURA
Un fiore che sboccia nonostante tutto: impressioni di Palermo, tra luci e ombre
Sette opere in mostra in occasione di "Non preoccuparti, sono un fiore" di Amara Toledo. Un titolo particolare che nasce da un errore linguistico. Vi ci portiamo
 
									Un dettaglio dell'opera di Amara Toledo "Non preoccuparti, sono un fiore"
Un luogo autogestito da cinque artisti e una curatrice - Francesca Baglieri, Rossella Poidomani, Antonio La Ferlita, Alberto Orilia, Roberto Orlando e Ilaria Cascino - che promuove la sperimentazione visiva come terreno di scambio tra pratiche contemporanee. La mostra segna un momento cruciale nella ricerca dell’artista e nella sua collaborazione con il curatore Andrés Aparicio, con cui ha condiviso uno studio di lavoro e un dialogo progettuale quotidiano.
Il loro incontro professionale e umano ha dato forma a un percorso condiviso che si concretizza ora in questa personale costruita in stretta relazione con lo spazio che la ospita. Amara Toledo (Siviglia, 1997), laureata in Belle Arti presso l’Università di Siviglia e successivamente specializzatasi in pittura nei Paesi Baschi, ha alle spalle un percorso di formazione che include anche corsi di figurazione e realismo con maestri come Andrés García Ibáñez e Antonio López.
Vincitrice nel 2024 del Premio Crea Sevilla Joven, il suo lavoro si muove tra immagine e pittura, tra visibile e invisibile, interrogando la semantica dell’immagine e il suo potenziale evocativo. Le opere presentate in mostra sono sette, tutte inedite e realizzate specificamente per lo spazio di )(, in dialogo con le suggestioni e le tensioni che l’artista ha raccolto durante la sua permanenza a Palermo.
Toledo parte da un archivio fotografico personale, raccolto negli anni tra le sue esperienze in Spagna e in Italia, per poi allontanarsi dalla fonte visiva e compiere un atto pittorico che è risignificazione del reale: un processo fragile ma ostinato, che continua a fiorire anche nel rischio della distruzione. Il titolo stesso, "Non preoccuparti, sono un fiore" nasce durante una visita in città: è il frutto di un lapsus linguae commesso dall’artista in un negozio di Palermo, una frase detta per errore in italiano, che non ha un significato preciso, ma proprio per questo capace di generare un’immagine poetica e potente, che ha guidato l’intero progetto.
Come il nascere inatteso di un fiore, anche le opere della Toledo si offrono allo sguardo come visioni improvvise, evocative, cariche di ambiguità. Il fiore è il filo conduttore dell’intera esposizione: simbolo di bellezza e promessa, ma anche di fragilità, precarietà e trasformazione. In mostra non lo si vede mai chiaramente: sfocato, frammentato o evocato attraverso altri oggetti. Il fiore è un’assenza presente, un'ombra costante che interroga lo spettatore sul significato di sostenere la vita.
I tre elementi necessari alla nascita del fiore — terra, luce e acqua — sono raccontati attraverso una pittura che non è mai descrittiva o realista, ma piuttosto metaforica, traslata, sempre in bilico tra ciò che è mostrato e ciò che è celato. La pittura, in questo ciclo, si fa terreno vivo, attraversato da forze in contrasto: cura e minaccia, resistenza e abbandono, crescita e perdita. L’artista non cerca di rappresentare la realtà, ma piuttosto di abitarla con lo sguardo, offrendo una riflessione su ciò che permane e ciò che sfiorisce.
Il tono complessivo della mostra abbraccia un tema umile, lontano dalla spettacolarizzazione o dal virtuosismo fine a se stesso: ogni lavoro si impone con delicatezza, suggerendo una resistenza silenziosa e quotidiana. L’ambiente della mostra invita a una contemplazione lenta, quasi meditativa. Nulla è spettacolare, nulla è gridato.
Le opere creano un ritmo sospeso che riflette il desiderio di )( di essere non solo uno spazio espositivo, ma una monoroom in cui tempo e spazio si diluiscono, permettendo nuove possibilità di lettura. Tra le opere esposte, una scultura in ceramica chiude simbolicamente il percorso: rappresenta la morte del fiore, il momento in cui la promessa si spezza, e la bellezza cede alla decomposizione. Un finale che non è solo conclusione, ma parte integrante della narrazione: anche ciò che può distruggere la vita ne fa parte, e spesso la rende più vera, più incalzante.
Palermo, con i suoi contrasti e la sua vitalità, ha avuto un ruolo importante nella genesi della mostra. I suoi mercati, in particolare quello delle pulci e Piazza Marina, hanno stimolato l’immaginario dell’artista, che ha saputo cogliere nei frammenti della città una materia viva, sedimentata nel tempo, da cui attingere per generare nuove visioni.
In "Non preoccuparti, sono un fiore", Toledo ci consegna un’indagine poetica sul rapporto tra vita e pittura, usando la natura come metafora di un processo artistico che è al tempo stesso delicato e caparbio, fragile e persistente. Una mostra che non dà risposte ma apre domande, che non definisce ma lascia intravedere. Come un fiore che nasce all’improvviso, senza un perché, ma che ci costringe a fermarci, a guardare. E, forse, a ricordare cosa significa davvero essere vivi.
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