ITINERARI E LUOGHI
Un paradiso in Sicilia nel borgo tra due rupi: sentieri ardui fino alla (incantevole) cascata
Si arriva attraversando vari paesi dell’interno inseriti nel parco fluviale dell’Alcantara, gli ultimi prima di giungere alla meta: Francavilla e Moio Alcantara
La cascata Palazzolo Angara sui Peloritani
Dopo aver percorso l’autostrada e poi attraversato vari paesi dell’interno tutti inseriti nel parco fluviale dell’Alcantara, gli ultimi prima di giungere alla meta: Francavilla e Moio Alcantara.
Proprio la parte finale del viaggio ci ha regalato la vista di un paesaggio straordinariamente ridente per le tante ginestre assiepate ai bordi della strada che sfavillavano di un giallo dorato.
Avvicinandoci al luogo fissato per inizio escursione, abbiamo incominciato a scorgere guardando verso l’alto il paesino di Roccella Valdemone, davvero pittoresco, disteso in piano fra due rupi: una sulla sinistra non particolarmente alta, l’altra sulla destra smisurata come un grandioso baluardo di pietra a marcare il confine.
Abbiamo proseguito per una strada che scendeva rispetto al centro abitato (810 m,s,l,m.) e siamo arrivati alla quota di 657, da qui ha avuto inizio la camminata con un percorso quasi in piano o in falsopiano in mezzo ad una vegetazione straordinariamente rigogliosa specialmente sulla nostra destra occupata da un fitto bosco di faggi, olmi , pioppi e altri alberi dalle chiare chiome.
Camminavamo attraversando un paesaggio straordinariamente ridente per il delicato fogliame verde chiaro delle fronde arboree e soprattutto per il giallo sfavillante delle tante ginestre. A volte esso si specchiava nelle acque determinando dei riflessi e dei giochi di luce perché c’erano interi campi allagati per le recenti ed abbondanti piogge.
Per proseguire il nostro cammino abbiamo dovuto superare degli acquitrini, alcuni ci sono riusciti tenendosi in arduo equilibrio su dei massi, altri più saggiamente si sono tolti le scarpe ed hanno attraversato a piedi nudi.
Proseguendo potevamo scorgere sulla nostra sinistra l’imponente sagoma dell’Etna ancora parzialmente innevata, invece sulla destra eravamo sempre accompagnati dall’armonica sinfonia determinata dallo scosciare del fiume.
In alcuni scorci la vegetazione lasciava qualche spiraglio così abbiamo visto riversare le sue acque per ampio fronte attraverso delle candide spumeggianti cascate, oppure scorrere rapido ed uniforme increspandosi su alcuni massi.
Trascorsa qualche ora abbiamo camminato su un tratto pietroso per il recente straripamento di un impetuoso torrente che ha avuto una forza tale da riuscire a portare con sé dei pesanti massi.
Dopo questo disagevole percorso ne abbiamo intrapreso un altro su un ampio sterrato in terra battuta, ma ahinoi, tutto in salita.
Procedevamo attraversando dei campi verdeggianti di vegetazione spontanea, ma anche ben coltivati con oliveti e noccioleti e pure tante erbe alimurgiche, commestibili: finocchietto selvatico a volontà, ma pure asparagi, vitalba clematis, aspraggini e tante altre specie eduli.
Avendo del tempo a disposizione ne avremmo potuto fare incetta. Finalmente finita l’ascesa 1075 m. di quota è incominciata la discesa su comodo ed ampio sterrato per lungo tratto a volte ravvivato dalla vista di splendide orchidee, di anemoni e di margheritine bianche e gialle.
Dopo invece ci è toccato inoltrarci per un incertissimo sentiero in mezzo ad un fitto arbusteto, non prima di esserci fermati per incominciare ad ammirare uno strapiombo incombente sul solco fluviale, la superba bastionata Palazzolo di chiara roccia perfettamente in verticale con varie striature color viola.
Inoltrataci per lo stretto sentiero non abbiamo più guardato all’insù, ma piuttosto abbiamo indirizzato lo sguardo dove appoggiavamo le nostre piante dei piedi poiché il fondo era sdrucciolevole e si poteva repentinamente e rovinosamente scivolare in basso loco, c’erano anche delle fenditure adiacenti il sentiero che a finirci con le caviglie sarebbero stati dolori.
Per non scivolare ci siamo aiutati anche tenendoci con le felci e le ferule, ma in certi luoghi gli arbusti e gli alberelli avevano determinato come delle gallerie e se si voleva proseguire e non sbatterci il capo occorreva o flettere la schiena incurvandosi come dei giunchi oppure più consigliabile avendo la necessaria agilità abbassarsi sulle ginocchia e procedere camminando seduti.
Un divertimento insomma. Dopo questo arduo percorso finalmente siamo giunti in vista della meravigliosa, spumeggiante, ad abbondanti fiotti a riversarsi su un ampio fronte per le recenti piogge, cascata Palazzolo Angara fra le più alte dei peloritani venti metri di dislivello.
Così abbiamo incominciato a bearci la vista e ce lo siamo meritati. Ma Pasquale la nostra guida e grande esploratore di luoghi ci ha detto di passare dall’altro lato che la visuale era migliore.
Così poiché la cascata aveva formato laghetto non molto profondo, alcuni di noi per non bagnarci i piedi dapprima ci siamo messi a cavalcioni su un tronco d’albero caduto che lo delimitava, dopo abbiamo camminato in equilibrio sullo stesso e dopo non abbiamo potuto fare a meno di fare un salto e bagnarci ugualmente i piedi e le caviglie.
Altro divertimento fanciullesco alla fine. Tutto l’insieme era meraviglioso, andando a comprendere il diafano laghetto con la tenera vegetazione palustre e gli altri consimili che a più ripiani stavano più in basso.
Veramente estasiati ed entusiasti abbiamo fatto a ritroso il precedente tragitto che a farlo per la seconda volta ci è sembrato assai meno arduo.
Dopo cinque ore di camminata e quattordici chilometri percorsi siamo ritornati alla base senz’altro soddisfatti e col proposito di ritornarci. Questo luogo e questo paesino sono un po’ fuori mano rispetto a Messina, ma si trovano pur sempre nel comprensorio di Taormina e Giardini Naxos.
Pertanto per le frotte di turisti che affollano queste località potrebbe essere un’idea spostarsi per qualche giorno e trascorrerlo in questo paradiso naturalistico andando ad alloggiare in qualcuna delle strutture agrituristiche presenti nella zona.
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