CINEMA E TV
Una regista palermitana corre per gli Oscar: nel suo film l'atroce "Storia di Sergio"
Il lavoro cinematografico racconta una delle pagine di storia più crude e disumane dell’esistenza umana ossia quello che accadde al piccolo Sergio De Simone
Un'immagine de "La storia di Sergio"
C’è una regista palermitana che corre per gli Oscar. E che lo fa con un cortometraggio d’animazione intitolato “Storia di Sergio”, che racconta una delle pagine di storia più crude e disumane dell’esistenza umana, ossia quello che accadde al piccolo Sergio De Simone, deportato ad Auschwitz ad appena otto anni e usato come cavia umana dal dottor Kurt Heissmeyer, nel campo di concentramento di Neuengamme, ad Amburgo.
Giusto qualche giorno fa, la regista Rosalba Vitellaro ha ricevuto un’e-mail all’indirizzo di posta elettronica del centro di produzione che dirige, Larcadarte Cartoons. Il mittente era l’Academy of Motion Picture Arts and Sciences – in buona sostanza, gli Oscar – e le annunciava che il film da lei diretto, scritto con Alessandra Viola e illustrato da Annalisa Corsi, con le musiche di Davide Caprelli, è da adesso in visione nella «streaming room» dell’Academy, la “stanza” dentro cui vengono visionati i film che poi finiscono alle nomination per gli Oscar.
Passerà ora sotto gli occhi di una giuria di esperti, che a dicembre comunicherà se "Storia di Sergio" è nella lista ufficiale dei candidati all’Oscar per l’animazione 2026 o meno. «Non credo che ci entreremo mai, nelle nomination per gli Oscar – racconta la regista – anche perché non abbiamo né una piattaforma su cui uscirà il cortometraggio, né un distributore. Per me, in ogni caso, questo è già un premio e un altro Oscar sarà portare in giro “Storia di Sergio” nelle scuole.
Sino ad oggi, quando veniva proiettato “La stella di Andra e Tati” (il cortometraggio del 2018 basato sulla vita di Andra e Tatiana Bucci, due donne superstiti della Shoah, ndr.), i bambini a fine visione chiedevano “Ma Sergio (che in “La stella di Andra e Tati”, come del resto nella realtà, era il cugino di Andra e Tatiana Bucci, ndr.) che fine ha fatto?”.
Ecco, questo film è la risposta a quella domanda. “Storia di Sergio” non mostra gli orrori a cui Sergio De Simone è stato sottoposto, ma racconta la storia di un inganno, quello di un bambino deportato a soli sei anni e convinto dai nazisti che sarebbe andato a incontrare la sua mamma». Rosalba Vitellaro, classe ’62, nata a Palermo e trasferitasi a Roma per lavoro, è «abbastanza presa dalla botta, non ce l’aspettavamo». Sì, d’accordo, cerca di relativizzare, «è una semplice candidatura, non siamo nella shortlist né siamo tra le nomination finali, ma siamo felici di quello che sta succedendo».
E quando parla al plurale si riferisce a lei e ad Alessandra Viola, sua storica coautrice, oltre che autrice del libro da cui “Storia di Sergio” è tratto, l’omonimo romanzo edito da Rizzoli, scritto a sei mani da lei, Andra Bucci e Tatiana Bucci, due sorelle d’origine ebraica, che non hanno mai smesso di raccontare la storia della loro vita.
Rosalba Vitellaro e Alessandra Viola, così come la storica collaboratrice Tiziana Ferrante, l’illustratrice Annalisa Corsi e la produttrice della Linx Multimedia, Sabrina Callipari, sono collegate tra loro come gli apparati radicali delle piante, se un gambo d’un geranio riceve l’acqua si sente annaffiato anche il petalo di un ciclamino piantato nello stesso vaso, ma un po’ più distante dal rivolo d’acqua appena sgorgato. Tutte e cinque formano una squadra rodata, che riesce a raccontare storie da diciotto anni, da “Giovanni e Paolo e il mistero dei pupi”, il mediometraggio diretto da Rosalba Vitellaro che racconta la storia di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino in una chiave legata alla tradizione dei pupari siciliani.
«“Storia di Sergio” – racconta la regista – è una mia lettura del romanzo scritto da Alessandra Viola con le sorelle Bucci, scritto nel periodo della pandemia, sulla scia del successo che ebbe “La stella di Andra e Tati”, cioè oltre un milione di visualizzazioni su Rai Play, in giro per le scuole da quando l’abbiamo prodotto, nel 2018, e da allora usato dagli insegnanti come strumento didattico, e poi premi in tutto il mondo: Canada, Giappone, Cina, Polonia, Italia, e in finale all’Annecy International Animation Film Festival and Market, uno dei mercati dell’animazione più grandi a livello globale. Rizzoli, all’indomani del successo della "Stella", ha deciso di raccontare la storia del cuginetto di Andra e Tati, Sergio: ne è nato uno splendido romanzo, che ha avuto una grande fortuna.È stato dopo averlo letto che ho deciso di proporre ad Alessandra di scrivere insieme una sceneggiatura per trarne un film».
Mancavano i produttori, ma nel 2023, l’ambasciata tedesca in Italia propose di iniziare a lavorare sull’idea e concesse il primo finanziamento. «Era solo il primo passo, poi abbiamo partecipato a un bando con una rete di scuole siciliane capeggiate dal liceo Galileo Galilei di Palermo, abbiamo avviato un crowdfunding, ricevuto prima il patrocinio e poi il sostegno dell’Unar (l’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali della Presidenza del Consiglio) e poi quello dell’Assessorato dell’istruzione e della formazione professionale della Regione Siciliana. Così siamo riuscite a partire. La mia terra, sotto questo aspetto, non mi delude mai. Ha capito che la proposta era di valore e ha scelto di sostenerla».
Un aiuto importante è arrivato anche dal centro di accoglienza Padre Nostro, che poi ha anche aiutato la regista e la sua squadra a mettere a dimora esattamente venti ulivi, ognuno dei quali oggi porta il nome di una delle vittime della strage di Neuengamme, aprile 1945, venti bambini (tra cui il Sergio De Simone al centro della storia raccontata da Rosalba Vitellaro, Alessandra Viola e Annalisa Corsi) che vennero attratti con l’inganno nello scantinato di una scuola, spogliati e uccisi: «È un cortometraggio animato che dedichiamo a tutti i bambini vittime delle guerre – racconta la regista – , perché noi ci sentiamo in prima linea, abbiamo raccontato l’orrore di una società che va sempre verso il declino, e l’avere piantato gli ulivi è una cosa a cui teniamo molto. Stiamo combattendo una guerra contro la nostra madre terra, una guerra che perderemo sicuramente. Trattiamo la natura come se fosse un oggetto, e allo stesso modo “Storia di Sergio” racconta di bambini che vennero trattati come oggetti. Il fatto che invece gli ulivi piantati possano dare dei frutti mi fa sperare che anche quei venti bambini, come tantissimi altri, possano dare i loro frutti.
In questo passaggio, nella creazione di uno spazio vivo e fruibile per tutti, abbiamo cercato di comunicare la nostra visione». Secondo la regista, era «necessario dare segnali chiari, perché c’è un recrudescente e strisciante antisemitismo, dovuto ai noti fatti di cronaca tra Israele e Palestina, ma non bisogna fare confusione. L’attualità e la storia sono due cose diverse, e raccontare quello che è successo a questi venti bambini morti ottant’anni fa, e al giornalista che indagò su quella storia, aiuta a fare chiarezza, a distinguere fra tedeschi e nazisti, fra ebrei e israeliani. Sergio oggi avrebbe 87 anni, l’età che hanno Tatiana e Andra Bucci, e la loro storia ci dice che ci sono stati, e ci sono, governi che perseguitano popoli, e popoli che vengono perseguitati. C’è chi ha addirittura insinuato che noi abbiamo voluto fare “un cortometraggio facile”, che è scontato ricevere attenzioni quando si raccontano questi episodi, ma sono tutte esternazioni che io sinceramente trovo fuori luogo».
A rendere reale, tangibile, immaginabile, ma anche temibile, il mondo raccontato da Rosalba Vitellaro è la sua «alter ego disegnatrice, Annalisa Corsi, la migliore direttrice artistica – racconta la regista – che abbiamo in Italia. Io non so tenere una matita in mano, ma il lavoro con lei è qualcosa di sinergico, che solo le piante creano tra loro». Ancora una volta, le piante. «Sì, perché – aggiunge la regista – le piante sono intelligenti. Dobbiamo dare parola e diritti tutti gli esseri viventi».
In effetti, vuoi per una questione lessicale (“un vegetale” è definita una persona le cui funzioni cognitive sono ridotte al minimo essenziale, che è in grado quasi esclusivamente di nutrirsi), vuoi per un disinteresse del mondo scientifico e accademico verso il reame vegetale, ci sono persone, bambini nel caso di Sergio De Simone, che è come se fossero «declassati» al livello che le piante hanno avuto sino ad oggi nel sentire comune, e che quindi possono essere calpestate, sradicate, tagliate o bruciate senza che questo faccia sentire in colpa i carnefici. Cosa che cambierebbe, secondo la regista, se i diritti fossero ritenuti uguali per ogni creatura vivente, piante, fiori, alberi inclusi. «Quando ho parlato con Annalisa, dopo aver discusso l’idea di “Storia di Sergio” già con Alessandra (Viola, ndr.) e Mario De Simone (il fratello di Sergio De Simone, che purtroppo non ha mai conosciuto, ndr.), lei ha fatto una prima ricerca grafica trovando subito l’atmosfera che avevo immaginato. Ha disegnato il treno che porta i deportati ad Auschwitz, gli effetti, la neve… quando ho visto quei disegni ho provato delle emozioni fortissime, cose che al cinema puoi soltanto fotografare con la macchina da presa, con scenografie enormi, che con l’animazione assumono un’altra vita, entrano nell’immaginario in maniera straordinaria.
L’animazione è un’arte meravigliosa, e permette di creare tra l’altro dei film che avvicinano i bambini alla storia in modo avvincente». Anche se in Italia, esattamente come le piante vengono comunemente «declassate» a viventi di serie B, o forse C, l’animazione viene «catalogata», secondo la regista, come un genere “unicamente per bambini”.
«Quando in Italia arriva un film come “Il ragazzo e l’airone”, di Miyazaki, o altri, viste le nomination agli Oscar, o i premi ricevuti, forse un adulto entra in sala e va a vedere, a curiosare. In genere però, purtroppo, nonostante il nostro sia uno dei paesi più belli al mondo e, culturalmente più ricchi, siamo provinciali, non c’è una vera apertura mentale verso altre forme d’arte che non siano quelle canoniche. E pensare che il cinema italiano ha fatto storia. L’animazione comunque, sebbene sia ancora considerata una sorella minore del cinema girato con attori in carne e ossa, è un mezzo potente con cui raccontare una storia. Per fortuna poi capitano cose belle, come la direttrice di Rai Play che ci rivelò che “La stella di Andra e Tati” era stato il cartone animato più visto su Rai Play. È un cortometraggio animato posizionato in fascia Rai Kids, ma piace tanto anche agli adulti. Me ne accorgo quando a vederlo sono gli insegnanti nelle scuole, i sindaci nei paesi. È una storia che funziona su più livelli, colpisce a diverse sensibilità».
In “Storia di Sergio”, gli ingredienti perché l’opera interessi un pubblico adulto al pari dei bambini ci sono tutti, forse anche più che in passato: «Io, Alessandra e Annalisa abbiamo voluto raccontare anche un riscatto del popolo tedesco. Se oggi conosciamo la storia di Sergio De Simone è stato grazie al giornalista Günther Schwarberg, che insieme alla moglie, Barbara Hüsing, portò alla riapertura del processo contro il medico e criminale di guerra Kurt Heissmeyer, e al rintracciamento delle venti vittime dell’eccidio, di cui le famiglie non avevano saputo più nulla. Attraverso “Storia di Sergio” abbiamo cercato di mostrare che non tutti i tedeschi supportavano i nazisti, è una storia che penso possa restituire un altissimo valore morale e civile».
Giusto qualche giorno fa, la regista Rosalba Vitellaro ha ricevuto un’e-mail all’indirizzo di posta elettronica del centro di produzione che dirige, Larcadarte Cartoons. Il mittente era l’Academy of Motion Picture Arts and Sciences – in buona sostanza, gli Oscar – e le annunciava che il film da lei diretto, scritto con Alessandra Viola e illustrato da Annalisa Corsi, con le musiche di Davide Caprelli, è da adesso in visione nella «streaming room» dell’Academy, la “stanza” dentro cui vengono visionati i film che poi finiscono alle nomination per gli Oscar.
Passerà ora sotto gli occhi di una giuria di esperti, che a dicembre comunicherà se "Storia di Sergio" è nella lista ufficiale dei candidati all’Oscar per l’animazione 2026 o meno. «Non credo che ci entreremo mai, nelle nomination per gli Oscar – racconta la regista – anche perché non abbiamo né una piattaforma su cui uscirà il cortometraggio, né un distributore. Per me, in ogni caso, questo è già un premio e un altro Oscar sarà portare in giro “Storia di Sergio” nelle scuole.
Sino ad oggi, quando veniva proiettato “La stella di Andra e Tati” (il cortometraggio del 2018 basato sulla vita di Andra e Tatiana Bucci, due donne superstiti della Shoah, ndr.), i bambini a fine visione chiedevano “Ma Sergio (che in “La stella di Andra e Tati”, come del resto nella realtà, era il cugino di Andra e Tatiana Bucci, ndr.) che fine ha fatto?”.
Ecco, questo film è la risposta a quella domanda. “Storia di Sergio” non mostra gli orrori a cui Sergio De Simone è stato sottoposto, ma racconta la storia di un inganno, quello di un bambino deportato a soli sei anni e convinto dai nazisti che sarebbe andato a incontrare la sua mamma». Rosalba Vitellaro, classe ’62, nata a Palermo e trasferitasi a Roma per lavoro, è «abbastanza presa dalla botta, non ce l’aspettavamo». Sì, d’accordo, cerca di relativizzare, «è una semplice candidatura, non siamo nella shortlist né siamo tra le nomination finali, ma siamo felici di quello che sta succedendo».
E quando parla al plurale si riferisce a lei e ad Alessandra Viola, sua storica coautrice, oltre che autrice del libro da cui “Storia di Sergio” è tratto, l’omonimo romanzo edito da Rizzoli, scritto a sei mani da lei, Andra Bucci e Tatiana Bucci, due sorelle d’origine ebraica, che non hanno mai smesso di raccontare la storia della loro vita.
Rosalba Vitellaro e Alessandra Viola, così come la storica collaboratrice Tiziana Ferrante, l’illustratrice Annalisa Corsi e la produttrice della Linx Multimedia, Sabrina Callipari, sono collegate tra loro come gli apparati radicali delle piante, se un gambo d’un geranio riceve l’acqua si sente annaffiato anche il petalo di un ciclamino piantato nello stesso vaso, ma un po’ più distante dal rivolo d’acqua appena sgorgato. Tutte e cinque formano una squadra rodata, che riesce a raccontare storie da diciotto anni, da “Giovanni e Paolo e il mistero dei pupi”, il mediometraggio diretto da Rosalba Vitellaro che racconta la storia di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino in una chiave legata alla tradizione dei pupari siciliani.
«“Storia di Sergio” – racconta la regista – è una mia lettura del romanzo scritto da Alessandra Viola con le sorelle Bucci, scritto nel periodo della pandemia, sulla scia del successo che ebbe “La stella di Andra e Tati”, cioè oltre un milione di visualizzazioni su Rai Play, in giro per le scuole da quando l’abbiamo prodotto, nel 2018, e da allora usato dagli insegnanti come strumento didattico, e poi premi in tutto il mondo: Canada, Giappone, Cina, Polonia, Italia, e in finale all’Annecy International Animation Film Festival and Market, uno dei mercati dell’animazione più grandi a livello globale. Rizzoli, all’indomani del successo della "Stella", ha deciso di raccontare la storia del cuginetto di Andra e Tati, Sergio: ne è nato uno splendido romanzo, che ha avuto una grande fortuna.È stato dopo averlo letto che ho deciso di proporre ad Alessandra di scrivere insieme una sceneggiatura per trarne un film».
Mancavano i produttori, ma nel 2023, l’ambasciata tedesca in Italia propose di iniziare a lavorare sull’idea e concesse il primo finanziamento. «Era solo il primo passo, poi abbiamo partecipato a un bando con una rete di scuole siciliane capeggiate dal liceo Galileo Galilei di Palermo, abbiamo avviato un crowdfunding, ricevuto prima il patrocinio e poi il sostegno dell’Unar (l’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali della Presidenza del Consiglio) e poi quello dell’Assessorato dell’istruzione e della formazione professionale della Regione Siciliana. Così siamo riuscite a partire. La mia terra, sotto questo aspetto, non mi delude mai. Ha capito che la proposta era di valore e ha scelto di sostenerla».
Un aiuto importante è arrivato anche dal centro di accoglienza Padre Nostro, che poi ha anche aiutato la regista e la sua squadra a mettere a dimora esattamente venti ulivi, ognuno dei quali oggi porta il nome di una delle vittime della strage di Neuengamme, aprile 1945, venti bambini (tra cui il Sergio De Simone al centro della storia raccontata da Rosalba Vitellaro, Alessandra Viola e Annalisa Corsi) che vennero attratti con l’inganno nello scantinato di una scuola, spogliati e uccisi: «È un cortometraggio animato che dedichiamo a tutti i bambini vittime delle guerre – racconta la regista – , perché noi ci sentiamo in prima linea, abbiamo raccontato l’orrore di una società che va sempre verso il declino, e l’avere piantato gli ulivi è una cosa a cui teniamo molto. Stiamo combattendo una guerra contro la nostra madre terra, una guerra che perderemo sicuramente. Trattiamo la natura come se fosse un oggetto, e allo stesso modo “Storia di Sergio” racconta di bambini che vennero trattati come oggetti. Il fatto che invece gli ulivi piantati possano dare dei frutti mi fa sperare che anche quei venti bambini, come tantissimi altri, possano dare i loro frutti.
In questo passaggio, nella creazione di uno spazio vivo e fruibile per tutti, abbiamo cercato di comunicare la nostra visione». Secondo la regista, era «necessario dare segnali chiari, perché c’è un recrudescente e strisciante antisemitismo, dovuto ai noti fatti di cronaca tra Israele e Palestina, ma non bisogna fare confusione. L’attualità e la storia sono due cose diverse, e raccontare quello che è successo a questi venti bambini morti ottant’anni fa, e al giornalista che indagò su quella storia, aiuta a fare chiarezza, a distinguere fra tedeschi e nazisti, fra ebrei e israeliani. Sergio oggi avrebbe 87 anni, l’età che hanno Tatiana e Andra Bucci, e la loro storia ci dice che ci sono stati, e ci sono, governi che perseguitano popoli, e popoli che vengono perseguitati. C’è chi ha addirittura insinuato che noi abbiamo voluto fare “un cortometraggio facile”, che è scontato ricevere attenzioni quando si raccontano questi episodi, ma sono tutte esternazioni che io sinceramente trovo fuori luogo».
A rendere reale, tangibile, immaginabile, ma anche temibile, il mondo raccontato da Rosalba Vitellaro è la sua «alter ego disegnatrice, Annalisa Corsi, la migliore direttrice artistica – racconta la regista – che abbiamo in Italia. Io non so tenere una matita in mano, ma il lavoro con lei è qualcosa di sinergico, che solo le piante creano tra loro». Ancora una volta, le piante. «Sì, perché – aggiunge la regista – le piante sono intelligenti. Dobbiamo dare parola e diritti tutti gli esseri viventi».
In effetti, vuoi per una questione lessicale (“un vegetale” è definita una persona le cui funzioni cognitive sono ridotte al minimo essenziale, che è in grado quasi esclusivamente di nutrirsi), vuoi per un disinteresse del mondo scientifico e accademico verso il reame vegetale, ci sono persone, bambini nel caso di Sergio De Simone, che è come se fossero «declassati» al livello che le piante hanno avuto sino ad oggi nel sentire comune, e che quindi possono essere calpestate, sradicate, tagliate o bruciate senza che questo faccia sentire in colpa i carnefici. Cosa che cambierebbe, secondo la regista, se i diritti fossero ritenuti uguali per ogni creatura vivente, piante, fiori, alberi inclusi. «Quando ho parlato con Annalisa, dopo aver discusso l’idea di “Storia di Sergio” già con Alessandra (Viola, ndr.) e Mario De Simone (il fratello di Sergio De Simone, che purtroppo non ha mai conosciuto, ndr.), lei ha fatto una prima ricerca grafica trovando subito l’atmosfera che avevo immaginato. Ha disegnato il treno che porta i deportati ad Auschwitz, gli effetti, la neve… quando ho visto quei disegni ho provato delle emozioni fortissime, cose che al cinema puoi soltanto fotografare con la macchina da presa, con scenografie enormi, che con l’animazione assumono un’altra vita, entrano nell’immaginario in maniera straordinaria.
L’animazione è un’arte meravigliosa, e permette di creare tra l’altro dei film che avvicinano i bambini alla storia in modo avvincente». Anche se in Italia, esattamente come le piante vengono comunemente «declassate» a viventi di serie B, o forse C, l’animazione viene «catalogata», secondo la regista, come un genere “unicamente per bambini”.
«Quando in Italia arriva un film come “Il ragazzo e l’airone”, di Miyazaki, o altri, viste le nomination agli Oscar, o i premi ricevuti, forse un adulto entra in sala e va a vedere, a curiosare. In genere però, purtroppo, nonostante il nostro sia uno dei paesi più belli al mondo e, culturalmente più ricchi, siamo provinciali, non c’è una vera apertura mentale verso altre forme d’arte che non siano quelle canoniche. E pensare che il cinema italiano ha fatto storia. L’animazione comunque, sebbene sia ancora considerata una sorella minore del cinema girato con attori in carne e ossa, è un mezzo potente con cui raccontare una storia. Per fortuna poi capitano cose belle, come la direttrice di Rai Play che ci rivelò che “La stella di Andra e Tati” era stato il cartone animato più visto su Rai Play. È un cortometraggio animato posizionato in fascia Rai Kids, ma piace tanto anche agli adulti. Me ne accorgo quando a vederlo sono gli insegnanti nelle scuole, i sindaci nei paesi. È una storia che funziona su più livelli, colpisce a diverse sensibilità».
In “Storia di Sergio”, gli ingredienti perché l’opera interessi un pubblico adulto al pari dei bambini ci sono tutti, forse anche più che in passato: «Io, Alessandra e Annalisa abbiamo voluto raccontare anche un riscatto del popolo tedesco. Se oggi conosciamo la storia di Sergio De Simone è stato grazie al giornalista Günther Schwarberg, che insieme alla moglie, Barbara Hüsing, portò alla riapertura del processo contro il medico e criminale di guerra Kurt Heissmeyer, e al rintracciamento delle venti vittime dell’eccidio, di cui le famiglie non avevano saputo più nulla. Attraverso “Storia di Sergio” abbiamo cercato di mostrare che non tutti i tedeschi supportavano i nazisti, è una storia che penso possa restituire un altissimo valore morale e civile».
|
Ti è piaciuto questo articolo?
Seguici anche sui social
Iscriviti alla newsletter
|
GLI ARTICOLI PIÚ LETTI
-
ITINERARI E LUOGHI
Era il luogo sacro più grande di Sicilia e (ora) è in rovina: cosa resta del Tempio di Zeus
46.244 di Aurelio Sanguinetti










Seguici su Facebook
Seguici su Instagram
Iscriviti al canale TikTok
Iscriviti al canale Whatsapp
Iscriviti al canale Telegram




