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Venerdì 17, è solo superstizione: perché in Italia è il giorno "più sfortunato" dell'anno

Dai Greci ai giorni nostri, venerdì 17 non è un giorno come gli altri ma un vero incubo per molti: scopriamo insieme le origini di quest'antica superstizione tutta italiana

  • 17 aprile 2020

Brutta settimana per i superstiziosi: dopo quello di gennaio, anche il mese di aprile ci regala un venerdì 17, a detta di molti italiani il giorno più sfortunato dell'anno. Ma perché è così?

La cultura italica è piena zeppa di antiche credenze popolari talvolta assurde a cui si affidano ciecamente i più "sensibili" e suggestionabili: mai passare sotto una scala, rompere uno specchio porta sette anni di sfiga e mai attraversare la strada se ci è appena passato un gatto nero, per citare solo le più popolari.

Per i superstiziosi venerdì 17 è un giorno doppiamente carico di sfortuna perché riunisce in un colpo solo ben due elementi estremamente negativi: prima di tutto il numero 17, che è considerato in Italia e nei Paesi di origine greco-latina il giorno sfortunato per antonomasia; poi il venerdì, giorno della settimana legato alla morte di Gesù (avvenuta, appunto, nel giorno del Venerdì Santo).
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In alcune persone il numero 17 scatena una paura talmente potente e irrazionale che è stato perfino coniato un termine apposito per indicarla e distinguerla dalle altre fobie: ogni volta che qualcuno si chiude in casa, si barda di cornetti e amuleti scaramantici e rimanda qualsiasi azione o programma al giorno dopo, possiamo affermare che sia affetto da eptacaidecafobia, che in greco significa proprio "paura del 17".

Sul perché il venerdì sia considerato in generale un giorno sfortunato (tanto che fino a non molto tempo fa non vi si celebravano neanche i matrimoni) è chiaro che la spiegazione è da ricercare nella cultura e nelle credenze cristiane. Per i motivi che spingono molti a odiare il numero 17, invece, dobbiamo fare un ulteriore passo indietro.

Nell'antica Grecia, ad esempio, il numero 17 era considerato "imperfetto" ed evitato come la peste dai seguaci di Pitagora per il semplice fatto che si trovasse tra il numero 16 e il numero 18, perfetta rappresentazione dei quadrilateri 4x4 e 3x6. Un motivo puramente matematico.

Successivamente anche nell’antica Roma si aggiunse un'ulteriore aura di negatività al numero 17, abbastanza macabra in effetti. Tra i romani era usanza incidere sulle tombe dei defunti la parola VIXI, che letteralmente significa "vissi", termine che se anagrammato si trasforma in XVII, ovvero la trascrizione in numeri romani del 17. Questa volta, quindi, un motivo un po' letterario e un po' funereo.

Inoltre il 17 dicembre e il 17 febbraio nell'antica Roma si celebravano i Saturnalia e i Quirinalia, in onore rispettivamente degli dei Saturno e Quirino, due popolarissime feste pagane che con l'avvento del Cristianesimo furono non solo cancellate dal calendario ma culturalmente eliminate e demonizzate perché considerate contrarie alla nuova fede.

A queste due superstizioni, che perdurarono e furono tramandate di generazione in generazione come poche cose al mondo, dobbiamo aggiungere poi ulteriori carichi di negatività, delle coincidenze che hanno accresciuto la fama terribile del numero 17.

Ci riferiamo, ad esempio, a una battaglia storica come quella di Teutoburgo che nel 9 d.C. vide scontrarsi romani e germani e in cui le legioni 17, 18 e 19 non caddero semplicemente, ma furono distrutte in modo talmente violento da far sì che da quel momento in poi quei numeri non fossero mai più attribuiti a nessuna legione.

Storie, credenze e leggende che si fondono e si confondono e che nel corso dei secoli hanno avuto tutto il tempo di ingigantirsi fino ad arrivare ai limiti dell'assurdo: di venerdì non solo Adamo ed Eva sarebbero stati cacciati dall'Eden, ma Caino avrebbe ucciso Abele, San Giovanni Battista sarebbe stato decapitato ed Erode avrebbe ordinato la strage degli innocenti. Morte su morte, perfino nel mondo anglosassone (dove per tradizione è il 13 il numero che porta sfortuna) sarebbe giunta la terribile fama del venerdì, proclamato a pieno titolo "il dì delle impiccagioni".

E mentre c'è chi ancora urla "a disgrazzia!", come insegna la Smorfia Napoletana, quando viene estratto il numero 17 durante la Tombola, la scaramanzia è arrivata perfino sui voli di Alitalia dove non esiste la fila 17, posti che restavano quasi sempre vuoti e che nessuno voleva prenotare.
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