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Vincenzo Pomar ora "naviga in altri mari": addio al cantautore che amava le barche

Un ricordo, senza dubbio, carico di nostalgia e con il piglio narrativo di Daniele Billitteri che racconta così il suo amico recentemente scomparso a Palermo

Valentina Frinchi
Freelance in comunicazione e spettacolo
  • 12 aprile 2024

Vincenzo Pomar

«Vicè ora navighi in altri mari» inizia così il pensiero toccante che il giornalista Daniele Billitteri dedica a Vincenzo Pomar, il cantautore che amava le barche che è scomparso il 10 aprile 2024 all'età di 69 anni, e fondatore di "Officinapalermo", l'associazione che si occupa di creare spazi culturali per valorizzare gli artisti locali.

Billitteri continua così: «Te lo ricordi a Parigi quando tu, io e tuo fratello Roberto ci spacciavamo per musicisti latino americani a "La Candelaria" nel quartiere latino sfidando il repertorio degli Inti Illimani in cambio di una paella? Eravamo i Pomàr Hermanos": ci vuole coraggio.

E le "varchiate" sulla Loranna di Marcello? E le schitarrate a casa di Silvia Carbone a Canneto di Lipari con Ruccio, Maria Paola, e tutti gli altri? Ce n'erano di figuranti di un mito leggendario fatto di eruzioni e immersioni, di boccaceschi corteggiamenti guidati da "Benny Pira di Ferro" e di pantagrueliche mangiate».
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Un ricordo, senza dubbio, carico di nostalgia e con il piglio narrativo di Billitteri che continua a raccontare Vincenzo Pomar.

«Eri il fratello grande, figlio di Gianni Pomar, l'avvocato dal volto umano e di Anna, la giornalista che era cucchiaia di tutte le pentole e che non c'era alito di vento che passasse dalla Palermo bene che lei non sapesse cogliere», così Billtteri racconta la famiglia Pomar.

Si sofferma sul punto di partenza della musica di Vincenzo Pomar: «Con la chitarra avevi questo tocco da narratore latino col ritmo sincopato e il palmo che zittiva le corde e anche quello diventava un suono. Cantavi, suonavi, componevi. Arrivasti perfino a fare la musica ad un testo che avevo scritto e lo mettesti nel tuo repertorio».

Billitteri continua ricordando attimi di gioventù come quando scrive: «Eri un uomo da comitiva. Imbattibile nell'alimentare falò reali e umorali.

Dicevamo di te che eri "la reclame del Plasmon" per quel tuo corpo muscoloso cui gli invidiosi rimproveravamo solo il culo basso. Ti muovevi con la camminata "alla Tex Willer" come se dovessi sfoderare all'improvviso infallibili Colt 45. Si potrebbe parlare ore del tuo sorriso, di quella zazzera da ragazzaccio simpaticone, del tuo naso a punta».

Billitteri ancora sfodera la sua malinconia per l'amico perduto: «Te ne sei andato troppo presto e in un modo che non ti meritavi. Non ti sarebbe spettato neanche un giorno di sofferenza.

Per l'idea che ho sempre avuto di te, dovevi andartene dalla sera alla mattina. E tra molti anni. Pensavo che sarei stato io ad aspettarti dall'altra parte. Arrivederci Vicè che adesso navighi in altri mari. Spero che lassù tu trovi qualche beato che saprai convincere a cambiare un noioso sorriso in una splendida risata».

Una profonda dedica di Daniele Billitteri in nome dell'Amicizia a Vincenzo Pomar.

Il fratello Marco Pomar, autore, scrive un pensiero molto singolare quanto pieno di "appartenenza": «Mio fratello era diverso da me. Da molti punti di vista. Noi non siamo mai stati molto espansivi nell'affettività in famiglia. Che lui mi stimasse me lo dicevano i suoi amici. Pochi abbracci, niente baci.

Eppure l'un per l'altro c'era sempre, specialmente da quando eravamo rimasti noi soli, della famiglia d'origine. Ma anche prima, occupandosi della malattia di mia mamma e della vecchiaia di mio padre, lui c'era sempre, premuroso e apprensivo».

Marco Pomar continua con un bel carico di nostalgia, con la consapevolezza di essere stati "figli": «Abbiamo passato anni a pranzare insieme ogni giorno, con i miei genitori, per non lasciarli soli».

Marco continua da persona realista ma anche con un pò di rammarico: «Vincenzo ha vissuto appieno, una e più vite. E questa è più di una consolazione. Avremmo potuto fare altri Natali, altri burrachi, altre risate. Purtoppo non è stato possibile, la vita non sempre attende. Ti porterò sempre con me. Ciao fratello».

"Se non scambi con amore non ti resta proprio niente" è una frase molto significativa del testo "Il segreto della vita" di Vincenzo Pomar e Maurizio Curcio.
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