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Vive dentro al vulcano più grande d'Europa: qual è la specie resiliente scoperta in Sicilia

Scoperto all’interno di una grotta, si troverebbe in entrambi i versanti del vulcano e riuscirebbe a vivere solo nei luoghi più profondi e umidi delle grotte

Aurelio Sanguinetti
Esperto di scienze naturali
  • 31 ottobre 2023

Il nuovo coleottero dell'Etna

L’Etna non è soltanto il vulcano più grande d’Europa o una delle aree naturali più importanti della Sicilia. È anche uno scrigno di biodiversità, che più volte ha dimostrato di poter continuare ad offrire delle sorprese.

Dopo infatti diversi anni di ricerche e centinaia di studi, l’ecosistema del vulcano recentemente ha continuato a stupire, presentando nuove specie non ancora conosciute alla scienza, che hanno provocato l’interessamento dei biologi siciliani e non solo.

Proprio a confermare questo concetto, proprio la settimana scorsa un nuovo studio, pubblicato sulla rivista scientifica internazionale Animals – dal titolo “New Species of Bryaxis (Coleoptera: Staphylinidae: Pselaphinae) from Mount Etna (Sicily, Italy) and Notes on Its Ecology and Distribution” - ha presentato una nuova specie di coleottero, denominato agli scienziati Bryaxis aetnensis.

Scoperto all’interno di una grotta, questo piccolo insetto è stato trovato da Giuseppe Nicolosi, speleologo dell’Università di Torino che insieme al professore Giorgio Sabella dell’Università di Catania ne ha descritto anche le caratteristiche principali.
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Secondo Nicolosi e Sabella, B. aetnensis si troverebbe in entrambi i versanti del vulcano e riuscirebbe a vivere solo nei luoghi più profondi e umidi delle grotte etnee, spesso costituite da vecchi tunnel createsi con le passate eruzioni.

È possibile trovare la sua popolazione ad una quota media di 600 metri, seppur alcune popolazioni sono state trovate all’altezza di 1400 metri, in grotte molto profonde e capaci di mantenere una temperatura costante anche con l’arrivo delle nevi e dell’inverno.

Proprio la sua capacità di resistere a quote differenti, ha permesso alla specie di disporre una variabilità morfologica notevole fra i sessi e fra gli stessi individui provenienti dalle diverse grotte utilizzate per il campionamento. Questa specie non è però l’unico animale che è stato trovato durante le spedizioni di Nicolosi.

All’interno delle stesse grotte, mentre lo speleologo raccoglieva i primi campioni noti di B. aetnensis, che ne costituiranno l’olotipo, altri invertebrati infatti infestavano le profondità nascoste del vulcano. Nicolosi ha infatti trovato diverse nuove popolazioni di altre due specie, due ragni già noti agli scienziati ma poco studiati.

Essi hanno il nome di Meta bourneti e Meta menardi e secondo le conoscenze rese disponibili all’interno dello stesso studio sarebbero a rischio di estinzione per colpa degli incendi e del surriscaldamento globale.

Proprio per sfuggire alla calura estiva e ai roghi diffusisi in diverse occasioni sui versanti del vulcano, questi due ragni hanno infatti cominciato ad abitare le grotte e le altitudini più elevate in quanto zone più fresche e meno soggetto alle bolle di calore.

La pubblicazione appena uscita è il frutto di un lungo lavoro, che ha tenuto Nicolosi e Sabella impegnati per diversi anni, in particolare dal 2020 al 2022.

Per catturare i coleotteri e i ragni senza danneggiarli, insieme hanno dovuto anche inventare delle trappole a caduta, che hanno posto in circa 25 grotte, dove hanno raccolto durante il periodo di rilevazione una ventina di esemplari.

Gli scienziati ovviamente hanno sottolineato come le popolazioni di questi invertebrati sono particolarmente ridotte, poiché non hanno un grande spazio dove espandersi.

Il prossimo passo della ricerca ovviamente sarà quello di determinare il codice genetico di queste specie e definire le loro differenze filogenetiche, così da integrarli all’interno dei corrispettivi rami evolutivi dell’albero della vita.
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