Pennelli e colori: un docufilm per "ritrarre" O'Tama

Un lungo filo ha unito Tokyo e Palermo, in epoche lontane: è un filo fatto di arte, intessuto da O'Tama Koyohara, pittrice giapponese che visse 51 anni nel capoluogo siciliano durante la Belle Epoque. Sposa dello scultore siciliano Vincenzo Ragusa, prese il nome di Eleonora Ragusa, e iniziò a dipingere: quadri, eleganti, intensi e romantici. O'Tama, adesso, è diventata protagonista di un docufilm, realizzato dal musicista e compositore palermitano Gianni Gebbia: l'appuntamento con la prima è per martedì 7 maggio, alle ore 20, presso il Teatro delle Balate, al prezzo di 5 euro.

Divenuta di recente uno dei principali simboli dell’indipendenza femminile -per via della scelta di abbandonare il Giappone- e considerata ormai una delle più importanti pittrici giapponesi del suo tempo, O’Tama ha vissuto una storia romantica e delicata: artista attiva nella vita culturale e artistica della Palermo Felicissima durante la Bellle Epoque, ha crato una sintesi tra la delicata tradizione pittorica giapponese e le correnti di fine 800 in Italia.

Per questo "ritrarla" il regista Gianni Gebbia si è avvalso della sua lunga esperienza di soggiorno in Giappone e della sua conoscenza della pittura orientale ed occidentale. «Il film è stato filmato, diretto e montato interamente da me in totale autoproduzione tra Tokyo e Palermo - ha dichiarato Gebbia - La parte di O'Tama è interpretata da Ikumi Sonoda una giovane danzatrice butoh giapponese con la quale collaboro, la parte di Vincenzo Ragusa invece è affidata a Dario Lo Cicero noto compositore e ricercatore musicale palermitano. Inoltre, sono presenti nel cast molti giovani artisti visivi palermitani nella parte degli allievi di O'Tama, tra i quali Nike Pirrone, Claudia Di Gangi e Linda Randazzo».